Cimasa
Petengi, Domenico; Belli, Giovanni; Bussolo, Pietro; Maffeis, Pietro
Descrizione
Identificazione: Animali fantastici e motivi decorativi fitomorfi
Autore: Petengi, Domenico (notizie sec. XVI prima metà), disegnatore; Belli, Giovanni (1482 ca.-1530), maestro d'intaglio; Bussolo, Pietro (notizie 1479-1526), maestro d'intaglio; Maffeis, Pietro (notizie sec. XVI prima metà), maestro d'intaglio
Cronologia: post 1525 - ante 1532
Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica
Materia e tecnica: legno / tornitura, scultura, intaglio
Misure: 280 cm x 15 cm x 60 cm
Descrizione: Cimasa del segmento di iconostasi posto di fronte alla navata centrale, a sinistra rispetto alla porta di ingresso al presbiterio: si compone di quattro candelabri lignei costituiti da volute e fogliami (il primo e il terzo da sinistra) o da figure a tutto tondo di animali fantastici poste frontalmente e sorreggenti sul capo o sul collo il piattello raccoglicera; i candelabri sono raccordati tra loro da figure a tutto tondo di animali fantastici aventi il corpo di serpente e testa di leone (primo da sinistra), corpo di cane e testa di soldato con elmo (secondo da sinistra), corpo di cane e testa d'uomo con cesto di frutta sul capo (terzo da sinistra), corpo di drago e testa di cane (quarto da sinistra).
Notizie storico-critiche: La cimasa fa parte dell'iconostasi del coro commissionato nel 1522 dal Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo al legnaiolo e intarsiatore loverese Giovanni Francesco Capoferri, al quale, alla fine di ottobre, fu affiancato il marangone Giovanni Belli di Ponteranica per i lavori di intaglio. Il progetto della struttura del coro fu messo a punto dallo stesso Capoferri che visitò varie città del Nord-Italia per vedere altri cori intarsiati e che nel luglio-agosto 1523 si recò più volte a Milano dal pittore e architetto trevigliese Bernardo Zenale per sottoporgli il modello del coro. I cartoni delle tarsie figurative che ornano il coro furono affidate in un primo momento (29 ottobre 1523) al poco noto pittore bergamasco Nicolino Cabrini che morì poco dopo: il 12 marzo 1524 fu incaricato al suo posto Lotto, a cui il 2 giugno 1524 il Consorzio richiese anche i pannelli intarsiati ("coperti") che dovevano proteggere le preziose tavolette, i cui soggetti dovevano essere indicati dal principale teologo della città, fra Girolamo Terzi.
La struttura del coro è in legno di noce, salvo l'ossatura in legno di conifera. I primi acquisti di legname risalgono al 1523 (cfr. il "Liber fabrice Chori"): insieme al giovanissimo figlio Alessandro, l'intagliatore Giovanni Belli realizzò gran parte della struttura e molte delle decorazioni intagliate. I Belli furono coadiuvati da altri intagliatori, tra cui si annovera per l'esecuzione degli animali fantastici della cimasa negli anni 1525-1526 l'intagliatore Pietro Maffeis da Stabello, di cui si ha notizia di una sola altra opera, un'ancona per la chiesa di Sant'Antonio a Sedrina, andata perduta (1510). Anche il ben più noto scultore e intagliatore milanese Pietro Bussolo è documentato aver realizzato nel 1525-1526 "unum canem ligneum nucis" e "unum monstrum marinum ligneum cum facie leonis", nonché "aliud simile monstrum", che potrebbero essere riconosciuti nelle sculture della cimasa in oggetto: più difficilmente questi pagamenti potrebbero essere ricondotti agli animali scolpiti nel braccioli degli stalli perché, come ha notato Cortesi Bosco (p. 24), il prezzo pattuito per i braccioli era più basso. I candelieri furono torniti da Alvise da Prezate nel 1531. I disegni per le sculture della cimasa e dei braccioli, così come quelli per i fregi, per i rilievi intagliati e per le tarsie minori presenti nelle varie parti del coro furono allogati nel dicembre 1524 al pittore Domenico Petengi d'Albano. Alla morte di Giovanni Belli nel 1530 i lavori strutturali e di intaglio erano sostanzialmente finiti, salvo alcuni ulteriori interventi di completamento che sarebbero stati ultimati nel gennaio 1532.
Nel 1531 fu deciso di ampliare la struttura del coro, trasferendo le tarsie istoriate del coro degli ecclesiastici ai due bancali dei celebranti e dei Rettori e al coro dei laici nell'abside: nel coro degli ecclesiastici rimasero i soli 'coperti' di soggetto simbolico. Nell'ottobre del 1533, consegnati dal Capoferri gli ultimi pannelli intarsiati, risultano già collocate negli stalli del coro dei religiosi le tarsie 'simboliche' degli ex-coperti, mentre le altre tarsie istoriate sarebbero rimaste per vent'anni nei depositi della Misericordia Maggiore.
Collocazione
Bergamo (BG), Basilica di S. Maria Maggiore
Credits
Compilazione: Civai, Alessandra (2011)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/w6030-00025/
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