Piedistallo
Capoferri, Giovan Francesco; Petengi, Domenico; Lucano Gaggio da Imola; Giacomo da Castione; Paolino da Treviglio; Ferri, Angelo; Marendis, Giovan Maria; Belli, Alessandro; Alberti, Giacomo
Descrizione
Identificazione: Motivi decorativi a candelabra
Autore: Capoferri, Giovan Francesco (1497 ca.-1534), ebanista; Petengi, Domenico (notizie sec. XVI prima metà), disegnatore; Lucano Gaggio da Imola (1490 ca.-1566), disegnatore; Giacomo da Castione (notizie sec. XVI prima metà), disegnatore; Paolino da Treviglio (notizie sec. XVI prima metà), ebanista; Ferri, Angelo (1505 ca.-1529), ebanista; Marendis, Giovan Maria (notizie sec. XVI prima metà), ebanista; Belli, Alessandro (1508 ca.-1582), ebanista; Alberti, Giacomo (notizie sec. XVI prima metà), ebanista
Cronologia: post 1524 - ante 1533
Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica
Materia e tecnica: legno di noce / modanatura, intarsio
Misure: 30 cm x 104 cm
Descrizione: Piedistallo posto sul lato esterno dell'iconostasi a delimitazione di due pannelli grandi. Decorazione a candelabra con grande candelabro che occupa tutta la faccia del piedistallo e che presenta lungo il fusto un mascherone, una coppia di brocche, uccelli, una coppia di putti reggicero e una figura fantastica con busto femminile e ali di foglie.
Notizie storico-critiche: Il piedistallo intarsiato fa parte del coro commissionato nel 1522 dal Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo al legnaiolo e intarsiatore loverese Giovanni Francesco Capoferri, al quale, alla fine di ottobre, fu affiancato il marangone Giovanni Belli di Ponteranica per i lavori di intaglio. Il progetto della struttura del coro fu messo a punto dallo stesso Capoferri che visitò varie città del Nord-Italia per vedere altri cori intarsiati e che nel luglio-agosto 1523 si recò più volte a Milano dal pittore e architetto trevigliese Bernardo Zenale per sottoporgli il modello del coro. I cartoni delle tarsie figurative che ornano il coro furono affidate in un primo momento (29 ottobre 1523) al poco noto pittore bergamasco Nicolino Cabrini che morì poco dopo: il 12 marzo 1524 fu incaricato al suo posto Lotto, a cui il 2 giugno 1524 il Consorzio richiese anche i pannelli intarsiati ("coperti") che dovevano proteggere le preziose tavolette, i cui soggetti dovevano essere indicati dal principale teologo della città, fra Girolamo Terzi.
La struttura del coro è in legno di noce, salvo l'ossatura in legno di conifera. I primi acquisti di legname risalgono al 1523 (cfr. il "Liber fabrice Chori"): insieme al giovanissimo figlio Alessandro, l'intagliatore Giovanni Belli realizzò gran parte della struttura e molte delle decorazioni intagliate. Nel dicembre 1524 il pittore Domenico Petengi d'Albano fu incaricato di realizzare molti dei disegni per gli intagli e le sculture presenti nel coro, ma anche per le tarsie ad arabeschi o a candelabra che andarono a ornare le parti minori del coro: in particolare preparò i cartoni per i pannelli medi e piccoli degli stalli e dell'iconostasi e per i pannelli grandi posti a decorazione del retro del recinto del coro. Nel 1530 anche i pittori Lucano da Imola e Giacomo da Castione fornirono disegni per altri arabeschi intarsiati e ne curarono la profilatura, cioè la rifinitura con tracce grafiche per il completamento del disegno. Anche il Petengi era intervenuto nella profilatura delle tarsie da lui disegnate ma "con grafia alquanto pesante, uniforme e talvolta approssimativa" (Cortesi Bosco, p. 24). La realizzazione di queste tarsie minori spettava al Capoferri, aiutato da altri intasiatori come Paolino da Treviglio che nel 1524 eseguì quattro mezze colonne intarsiate (forse quelle del fronte dell'iconostasi), probabilmente Angelo Ferri, giovane aiuto del Capoferri che morì precocemente durante la peste del 1529 e altri artefici come Alessandro Belli, Giacomo Alberti e Giovan Maria de Marendis, allievo dell'intarsiatore fra Damiano Zambelli. Difficile distinguere, tuttavia, le singole mani nelle varie tarsie decorative del coro. In una lettera del settembre 1527 Lotto diede il suo parere circa il tipo di decorazioni intarsiate da porre sulla parte retrostante del recinto del coro: tali decorazioni dovevano essere "a finto trasforato" con elegante effetto illusionistico, ma, forse perché l'esecuzione dei pannelli era già stata iniziata, il consiglio rimase inascoltato.
Nel 1531 fu deciso di ampliare la struttura del coro, trasferendo le tarsie istoriate del coro degli ecclesiastici ai due bancali dei celebranti e dei Rettori e al coro dei laici nell'abside: nel coro degli ecclesiastici rimasero i soli 'coperti' di soggetto simbolico. Nell'ottobre del 1533, consegnati dal Capoferri gli ultimi pannelli intarsiati, risultano già collocate negli stalli del coro dei religiosi le tarsie 'simboliche' degli ex-coperti, mentre le altre tarsie istoriate sarebbero rimaste per vent'anni nei depositi della Misericordia Maggiore.
Collocazione
Bergamo (BG), Basilica di S. Maria Maggiore
Credits
Compilazione: Civai, Alessandra (2011)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/w6030-00058/
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