Schienale
Isabello, Marcantonio; Capoferri, Giovan Pietro; Capoferri, Zinino; Capoferri, Alfonso
Descrizione
Autore: Isabello, Marcantonio (notizie sec. XVI), progettista; Capoferri, Giovan Pietro (notizie 1530-1573), maestro d'intaglio / ebanista; Capoferri, Zinino (notizie 1541-1558), ebanista; Capoferri, Alfonso (notizie 1554-1568), disegnatore
Cronologia: post 1531 - ante 1555
Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica
Materia e tecnica: legno di noce / modanatura, intaglio, intarsio
Misure: 59 cm x 120 cm
Descrizione: Schienale composto da una cornice intarsiata a festoni e fregi con vari motivi decorativi (panoplie di strumenti musicali, putti alati, vasi, mascheroni) al centro della quale è inserita una tarsia istoriata con il Sacrificio di Melchisedec; superiormente un pannello intagliato con un cartiglio contenente il "titulum" della storia sottostante e inferiormente un pannello intagliato a motivi geometrici; ancora più sotto è inserito un altro pannello intarsiato con un cartiglio privo di iscrizione tenuto da due figure maschili alate; ogni schienale è separato dall'altro da una lesena intarsiata.
Notizie storico-critiche: Nel 1522 il Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo decise di dotare la basilica di Santa Maria di un nuovo coro e il 18 settembre di quell'anno deliberò di trattare con il legnaiolo e intarsiatore loverese Giovanni Francesco Capoferri per l'esecuzione dell'opera. L'artefice era noto a Bergamo fin dall'anno precedente per aver collaborato con fra' Damiano Zambelli all'esecuzione del coro intarsiato nella chiesa domenicana di Santo Stefano (ora in San Bartolomeo), inoltre nel 1522 il pittore Lorenzo Lotto gli aveva fatto tradurre in tarsia un suo disegno dell'Annunciazione (poi inserita nel bancale del celebrante, cfr. foto n. 904a) e questa dimostrazione aveva convinto il Consorzio ad affidare il lavoro al loverese. Al Capoferri, direttore dell'impresa del coro, fu affiancato il marangone Giovanni Belli di Ponteranica per i lavori di intaglio. Il principale teologo della città, fra Girolamo Terzi, fu incaricato di fornire le "inventiones" da dare ai pittori che avrebbero disegnato i cartoni da intarsiare.
Dopo aver acquisito alcuni cartoni forniti da pittori diversi, tra cui Lotto, Andrea Previtali, Francesco Rosso di Pavia, il 29 ottobre 1523 il Consorzio affidò i cartoni delle tarsie del coro al pressoché sconosciuto Nicolino Cabrini, che morì poco dopo. Il 12 marzo 1524 il Consorzio incaricò dunque Lorenzo Lotto di eseguire i disegni per le tarsie e dopo pochi mesi (2 giugno 1524) gli commissionò anche i pannelli intarsiati ("coperti") con imprese simboliche che dovevano proteggere le preziose tavolette. Lotto inizialmente effettuò anche la 'profilatura' delle tarsie, ovvero la loro rifinitura finale mediante stucco nero per i contorni delle figure e con ombreggiatura a fuoco per il chiaro-scuro, ma un contrasto di natura economica frenò la sua disponibilità. La profilatura fu allora effettuata dallo stesso Capoferri e dai pittori Andrea Previtali, Ludovico da Mantova e Lucano da Imola. Trasferitosi a Venezia nel dicembre del 1525, il pittore continuò a disegnare i cartoni delle tarsie e a inviarle a Bergamo fino al 1532, realizzando complessivamente 35 tarsie con storie bibliche di cui 4 grandi per l'iconostasi e 31 più piccole collocate oggi negli stalli del coro dei laici e nei due bancali del presbiterio; inoltre eseguì 32 tarsie a soggetto simbolico delle quali 28 costituivano i "coperti" delle tarsie istoriate e che oggi sono inserite negli schienali del coro degli ecclesiastici.
Nel 1531 si decise di ampliare la struttura del coro, trasferendo le tarsie istoriate del coro degli ecclesiastici al bancale del celebrante, a quello dei Rettori e al coro dei laici nell'abside, mentre nel coro dei religiosi rimasero i soli 'coperti' di soggetto simbolico: dei modelletti delle nuove strutture del presbiterio (bancali e coro dei laici) fu incaricato Marcantonio, figlio dell'architetto Pietro Isabello (1531-1532). Nell'ottobre del 1533, consegnati dal Capoferri gli ultimi pannelli intarsiati, risultano già collocate negli stalli del coro dei religiosi le tarsie 'simboliche' degli ex-coperti, mentre le altre tarsie istoriate rimasero per vent'anni nei depositi della Misericordia Maggiore. La fabbrica del coro fu ripresa nel 1547-1549 con l'incarico di alcuni disegni al pittore Filippo Zanchi e all'intervento dell'intarsiatore Paolo Sabatini da Pesaro e di Giovanni Donato Capoferri, detto Zinino, figlio di Giovan Francesco, che fu limitato però solo ad alcune cornici. Solo negli anni 1553-1555 i banchi della cappella maggiore furono portati a termine in base al modello elaborato dall'Isabello: nel 1553 fu chiamato a Bergamo Giovan Pietro Capoferri, fratellastro di Giovan Francesco, affermato intagliatore e intarsiatore, per la realizzazione del bancale del celebrante e della parte sinistra del coro dei laici, mentre ad Alessandro Belli, già attivo col padre nel coro degli ecclesiastici, furono assegnati il bancale dei Rettori e la parte destra del coro dei laici. Entrambi sono da considerare, oltre che artefici, anch
Collocazione
Bergamo (BG), Basilica di S. Maria Maggiore
Credits
Compilazione: Civai, Alessandra (2011)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/w6030-00139/
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