Quadratura architettonica
Manfredini, Giuseppe
Descrizione
Autore: Manfredini, Giuseppe (1754 post -1815), pittore
Cronologia: post 1796
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Misure: 7.65 m x 11.25 m (volta)
Descrizione: La decorazione pittorica della volta si compone di una articolata quadratura architettonica che finge una spaziosa galleria limitata da una balaustra. Su di essa si impostano colonnne corinzie con fusto in marmo verde e capitello dorato che sostengono una volta a cassettoni. Il parato architettonico si apre al centro per lasciare spazio all'ampia scena narrativa dedicata alla rievocazione della battaglia di Szalanken.
Notizie storico-critiche: Nel 1782 muore Vincenzo Averoldi, ultimo erede in linea diretta maschile del casato Averoldi che aveva fondato e fatto costruire il palazzo di via Moretto e contrada Santa Croce a metà del XVI secolo. L'edificio e tutto il suo ricco contenuto passano per via ereditaria femminile (da Barbara Averoldi, sorella di Vincenzo sposata con Ferdinando Chizzola, del ramo di Erbusco) a Giuseppe e Faustino Chizzola. Assumendo anche il cognome Averoldi, i due fratelli si stabiliscono nel palazzo bresciano e avviano importanti lavori di ammodernamento e ristrutturazione del palazzo documentati dal 1787/88 fino alla fine degli anni Novanta del Settecento. I lavori modificano profondamente l'aspetto del palazzo. Le ali laterali vengono alzate di un piano per creare nell'ala est dell'edificio e nell'angolo nord-est due appartamenti privati e per fare spazio nel corpo di fabbrica occidentale ad un appartamento di società. Il piano nobile del corpo di fabbrica centrale viene completamente rivisto per dare vita al grande appartamento da parata tuttora esistente al quale si accede attraverso il monumentale scalone compiuto presumibilmente intorno al 1793.
Cuore dell'appartamento da parata è il grande salone che presenta una stupefacente decorazione a quadrature architettoniche che coinvolge, in un unico colpo d'occhio le pareti perimetrali e la volta. Sui lati finte colonne in marmo serpentino e capitelli corinzi, paraste, nicchie nelle quali sono inserite statue all'antica scandiscono lo spazio e lo dilatano con prospettive illusionistiche; sulla volta una portico colonnato si apre una ampia scena narrativa dedicata alla celebrazione della famiglia Chizzola che, in quegli anni, è divenuta proprietaria di palazzo Averoldi e ne finanzia l'ampliamento. Come se fosse dipinta su un arazzo teso fra le colonne e aperto verso il cielo, viene rappresentata l'impresa militare di Giovanni Battista Chizzola che, nella seconda metà del XVII secolo, vinse i turchi nella battaglia di Szalankemen guidando l'ottavo Reggimento di Fanteria dell'esercito dell'imperatore Leopoldo.
Non ci sono mai stati dubbi sull'autografia e sulla cronologia delle quadrature architettoniche delle pareti e delle volte che sono datate 1786 e firmate da Giuseppe Manfredini sullo scudo di una delle statue della parete nord. E', invece, più dibattuta la vicenda critica del grande affresco narrativo che si trova al centro della volta: pur con qualche dubbio viene attribuito a Manfredini anche se Marco Tanzi non è completamente convinto di questa attribuzione e rileva uno scarto stilistico e cronologico fra la decorazione delle pareti e della scena figurata dedicata alla battaglia. Questa incongruenza troverebbe conferma in alcune note contenuto in un libro cassa settecentesco che documenta le spese sostenute per la ristrutturazione del palazzo e che è stato fortunosamente recuperato e pubblicato da Giuseppe Merlo. Secondo queste note manoscritte il pittore Saverio Gandini riceve, nel 1789, un cospicuo pagamento per la realizzazione di un dipinto sul "volto della sala superiore" che Merlo identifica proprio con la rappresentazione dell'impresa militare dell'avo dei Chizzola, attribuendola appunto a Gandini.
Non è della stessa opinione Stefania Cretella che, invece, assegna la scena figurata della volta a Giuseppe Teosa collegandola al pagamento ricevuto dal pittore il 22 marzo 1796 "a saldo della medaglia fatta nella sala superiore". Secondo la studiosa, infatti, lo scarto cronologico fra l'intervento del Gandini e quello del Manfredini sarebbe troppo ampio così come è difficoltoso immaginare le modalità di armonizzazione della quadratura architettonica con la scena di battaglia.
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