Introduzione
La singolarità del Rinascimento lombardo, tardivo rispetto ad esempi più illustri, sta nel fatto di affacciarsi in principio, con fenomeni isolati, solo dalla metà del XV secolo
L'incubazione culmina con la decorazione del Foppa nella "Cappella Portinari":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00054/ nel 1468. È in questo panorama ricco di influenze, naturalmente toscane, ma anche fiamminghe e con un occhio alla stagione della tradizione gotica, appena passata, che nascono i capolavori del Rinascimento lombardo.
In un primo tempo si tratta, quindi, solo di anteprime, come il "borgo di Castiglione Olona":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00051/ del secondo quarto del secolo XV, che non si sviluppano da una temperie comune ma da infiltrazioni isolate di un nuovo linguaggio che si afferma solo nel 1451, agevolato dal nuovo corso di Francesco Sforza e soprattutto con l'arrivo del Filarete a Milano. Egli ancor prima delle novità porta la cultura antiquaria e classicheggiante, innanzitutto di Vitruvio ma anche di nuove tipologie architettoniche come l'ospedale e le "crociere" della "Ca' Granda":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00009/; urbanistiche come la città ideale di Sforzinda, o decorative come le teste "all'antica" applicate sulle facciate, reinterpretate alla lombarda attraverso l'uso del cotto come nella stessa Ca' Granda o nel Palazzo Mediceo (scomparso).
Contemporaneamente nelle decorazioni pittoriche interne ai palazzi cominciano a comparire cicli mitologici, storie di virtù con filosofi o uomini d'arme, imperatori della romanità. E insieme nasce una poetica tutta lombarda, realistica, aderente all'ambiente e con una forte spinta allo spirito narrativo. Dal punto di vista architettonico, le novità verranno sintetizzate in chiave padana da un ambiente fertile e pronto al rinnovamento come la bottega dei Solari, una famiglia di architetti che, connoterà il carattere del Rinascimento lombardo. Se infatti da una parte rifiutano gli stilemi del portato tardogotico, sposano più pragmaticamente la tradizione materica romanica con i temi rinascimentali.
Tutto ciò non poteva rimanere estraneo alla più grande fabbrica sul territorio, religosa ma promossa dalla signoria e dal suo popolo, il "Duomo":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00004/. Nuove soluzioni e nuovi problemi si affacciano anche lì come nel tiburio, o nelle ambientazioni delle vetrate del De Mottis, ispirate alle architetture del Filarete o dell'Amadeo.
Certosa di Pavia
Cappella Colleoni, Bergamo
San Satiro, Milano
Palazzo Ducale, Mantova
Palazzo Marino, Milano
Palazzo dei Giureconsulti, Milano