L'addestramento

*Istruzione, equipaggio e armamento del corpo dal 23 aprile al 5 giugno* bq. Dopo le memorabili giornate del marzo rinchiuso il nemico nelle quattro fortezze [di] Mantova Peschiera, Verona e Legnago che disposte in quadrato guardano il confine della Lombardia con Venezia: esteso campo agli insorti e all’accorso Piemonte offriva a dar prove di loro valore: ne i fatti mancarono Santa Lucia, Curtatone, Goito, Governolo, Somma Campagna e molt’altri rimarranno eterne memorie dell’Italiano valore… *“L’implorato arruolamento”*
bq. Assai gioventù Lombarda si riuniva sotto il tricolore vessillo al comando dei sceltesi capi. Agli studenti nell’Università di Pavia forte svegliosi in petto desio di guerresche imprese. Dalle recenti gloriose gesta e dalla memoria delle antiche spronati, fermavasi sacro voto di prender parte attiva nella guerra d’indipendenza. Istituita a tal fine Commissione scelta fra gli studenti stessi, inoltrava questa a nome del corpo, analoga istanza al Governo, dal quale veniva accolta con scoraggiante freddezza apponendo ostacoli d’ogni sorta. Ma le nostre reiterate istanze e il buon volere l’ebbero vinta, superati gli elevatici ostacoli s’ottenne l’implorato arruolamento in corpo speciale. Al 23 aprile fu aperta la Matricola d’iscrizione. Al mezzo dì del 27 fui inscritto al n° 497 della stessa Matricola: ai primi del maggio la lista era completa; sommava a 1.500. *“La presenza al campo di un corpo pensante molti adombrava”* bq. A centro di riunione e per conferma ci venne assegnato il locale detto di Bernardino in Con.[trada] Torchio dell’Olio _[in Milano corrisponde al Carrobbio, Porta Ticinese, probabilmente San Bernardino alle Monache]_ caserma già occupata dai poliziotti austriaci … In meno d’un mese all’esercizio delle armi ci addestrammo; di evoluzioni poco o nulla ci appresero. Equipaggiati meschinamente attendevamo la partenza… La nostra impazienza era giunta al sommo grado. Tratto tratto con voci e promesse di prossima partenza cercavano di aquetarci. Il Governo esitando indugiava. La presenza al campo di un corpo pensante molti adombrava. Le promesse però a lungo non ci tennero all’innazione. In quel finire del maggio, in pubblica dimostrazione una sera avanti la loggia del Palazzo di residenza del Governo altamente dichiarammo, che ove il governo non credesse ordinare la n.[ost]ra partenza, prese armi e baggaglio saremmo partiti egualmente per conto nostro. … E al dimane ricevemmo Decreto che fissava la marcia pel giorno 5 giugno. Ad impedire forse scandaloso disordine il Governo aderiva alle nostre brame, ma con freddezza e forzato. L’ardore nostro e delle truppe che ci precedettero era indicibile … e se la Santa impresa ebbe tristo il fine, certo non delle truppe ne è la colpa. Opportunissimi furono i mezzi ma assai male [in]dirizzati. Fosse imperizia o arte, gli è mistero.