I contenitori per unguenti e balsami
Un campo particolare di applicazione della nuova tecnica della soffiatura, è dato dalla classe dei contenitori per unguenti e balsami profumati, le _ampullae vitrae_, che ebbero grandissima diffusione sia nelle province orientali che occidentali dellimpero nel corso del I secolo d.C.
La fase iniziale dellattività produttiva interessa lambito siro-palestinese in un periodo compreso tra il 50 e il 25 a.C., diffondendosi a fine secolo anche nellItalia meridionale (litorale campano). In età augusteo-tiberiana balsamari di piccole dimensioni piriformi, globulari e discoidali, dai colori decisi blu, giallo, viola sono prodotti in Italia settentrionale dalle officine di Aquileia.
Nel Canton Ticino e nelle aree ad Occidente del Verbano si producevano contemporaneamente caratteristici contenitori per unguenti a forma di colomba e a corpo sferico in vetro multicolore [Balsamario a forma di colomba, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 1].
Successivamente, nel corso del I secolo, la produzione industrializzata di balsamari tubolari o a corpo tronco-conico e lungo collo per rallentare levaporazione del contenuto appare caratterizzata dalla ripetitività schematica delle forme e dalla uniformità cromatica del vetro azzurro.
Nel novero dei contenitori impiegati per la cosmesi femminile vanno inoltre collocati i balsamari olliformi e le coppe a sacco realizzate in vetro comune, associate a bacchette in vetro colorate utilizzate per mescolare gli unguenti e prodotti per il trucco [Bastoncino, Museo Civico Ala Ponzone Cremona: immagine 2].
Soprattutto nel corso del II secolo d.C. la produzione di unguentari comuni a corpo troncoconico assume nuove caratteristiche morfologiche. Il corpo si appiattisce a vantaggio del collo che si allunga, i balsamari a bottiglia conoscono una grande diffusione.
Oltre ai balsamari a corpo bulbiforme [Balsamario, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 3] e al tipo a candeliere coesistono modelli particolari caratterizzati dal corpo a depressioni o a forma lenticolare di produzione gallo-renana.
Tra II e III secolo d.C. vengono prodotti in Oriente balsamari cefaloformi a faccia singola o doppia con raffigurazione di Dioniso o di Medusa; ancora soffiati a stampo sono flaconi del III secolo con decorazioni geometriche schematiche.
Spesso gli unguentari contenevano preparati farmaceutici: di uso farmacologico specifico, le bottiglie cosiddette "mercuriali", fabbricate tra la fine del I e il III-IV secolo d.C., spesso contrassegnate da marchi, erano diffuse in ambito occidentale e in particolare in area gallo-renana.
L'esemplare conservato nei Musei Civici di Pavia, ad alto collo cilindrico e corpo a sezione quadrangolare, porta impresso sul fondo uno dei marchi più diffusi tra gli esemplari rinvenuti in area padana, con un motivo di ramo di palma, forse allusivo al contenuto [Bottiglia mercuriale, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 4].
Anche le bottiglie cubiche sono state utilizzate per contenere medicinali. La fantasia degli artigiani si manifesta anche nella tipologia dei contenitori di piccole dimensioni per cosmetici o per medicinali, come le bottigliette variamente decorate e le ollette ornate da filamenti di colore contrastante, applicati a zig-zag in rilievo.
La bottiglia conservata a Pavia rappresenta un documento di notevole interesse della produzione vetraria di epoca longobarda, particolarmente significativo nell'ipotesi di una provenienza da una necropoli della capitale del regno. Il tipo deriva dalle forme a imboccatura imbutiforme tipiche della tarda età imperiale, spesso a loro volta decorate da motivi filiformi a rilievo [Bottiglia, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 5].