Il vasellame da mensa e da dispensa
Per le esigenze della mensa e della dispensa erano disponibili sul mercato contenitori di vetro di varia foggia e dimensione: bottiglie, coppe, e bicchieri accolti favorevolmente per la loro funzionalità e la loro impermeabilità [Bottiglia e coppa, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagini 1 e 2].
Vini pregiati potevano essere contenuti in anfore vitree di produzione campana o come il garum in un raro tipo di contenitore, un amphoriskos con beccuccio versatoio [Amphoriskos, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 3], ma i recipienti più frequentemente utilizzati tra mensa e dispensa erano le brocche e le bottiglie coniche, cilindriche e prismatiche [Brocca, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 4].
I contenitori monoansati a corpo cubico e parallelepipedo venivano preferiti nel trasporto per la loro facilità di stoccaggio: ricorrono nelle produzioni occidentali per lo più dell'Italia padana e nord orientale, ma sono frequenti anche in Oriente.
Il vasellame da mensa traeva ispirazione dai contemporanei servizi in ceramica: le forme apode di piatti, analoghe alle patere della sigillata, ricorrono frequentemente nel I secolo, realizzate in vetro comune azzurro e verde. Sono accompagnate da acetabula, piccoli contenitori di salse, di forma emisferica e di vari formati.
Il tipo di bicchiere più frequente nel corso del I secolo d.C. presenta corpo ovoide allungato, piede e disco e perdura a lungo con lievi variazioni.
Nel panorama uniforme del vasellame di uso quotidiano venivano prodotti anche servizi più raffinati per il tipo di vetro utilizzato, come il vetro colorato completamente opacizzato o il vetro obsianum imitante l'ossidiana di cui parla Plinio il Vecchio (_Naturalis Historia_ XXXVI, 196).
Le attività produttive sorte in ambiente provinciale nel corso del I secolo durante il II secolo avevano sviluppato caratteri autonomi di fantasia e abilità tecnica. L'estrosità di Colonia si era applicata a forme tradizionali, riplasmandone proporzioni e decorazioni. Si impone una produzione commerciale di uso corrente diversificata: bottiglie, piatti, bicchieri trasparenti e leggeri, perlopiù in vetro incolore con sfumature verdastre e azzurrognole, soffiati a stampo o modellati a mano libera.
Nel corso del III-IV secolo la diffusione dei prodotti vitrei diminuisce sensibilmente per mutate condizioni economiche e per cambiamento del gusto corrente. Si privilegia un ristretto numero di forme legate alle funzioni della mescita, soprattutto bottiglie, fiasche e bicchieri dalle linee essenziali. Si riversano sui mercati occidentali e padani i manufatti delle vetrerie renane di concezione più complessa, arricchiti da decori plastici e filamenti, oggetto di imitazione.
Brocca, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia. Rappresenta uno dei rari esemplari di epoca tardo-antica realizzati in vetro colorato, con decorazione a filamenti in vetro bianco opaco. Il tipo, di derivazione metallica, come indica la conformazione dellattacco superiore dell'ansa, appartiene al repertorio dei centri di produzione della valle del Reno.
Lo spostamento della capitale da Roma a Costantinopoli segna una linea di rottura nella omogeneità della produzione romana del vetro: emergono i caratteri regionali diversificati dal punto di vista tecnico e formale con una commercializzazione limitata a mercati più ristretti. Accanto a forme strettamente funzionali, come bicchieri, le lampade vitree triansate si diffondono esemplari di eccezionale raffinatezza destinati ad una ristretta élite. Significativa quella ritrovata durante gli scavi del Torrazzo a Cremona che appartiene ad un tipo attestato in tutta l'area mediterranea e centro europea dalla fine del IV fino almeno al VII secolo d.C. [Lucerna, Museo Civico Ala Ponzone Cremona: immagine 5] Continua inalterato anche l'uso di elementi di ornamento personale.