Il vetro di tradizione ellenistica
Anche dopo l'avvento del vetro soffiato si continuò ad utilizzare nel corso del I secolo d.C. il vecchio metodo della colatura entro stampo e la modellazione su forma. Sulla scorta della tradizione ellenistica, nell'Italia centro-meridionale, che aveva recepito in tempi brevi e in forme autonome i nuovi stimoli provenienti dall'area orientale, si afferma la lavorazione del vetro monocromo e policromo a mosaico nei tipi a reticelli, a nastri, a millefiori, marmorizzato e la più raffinata produzione a nastri d'oro con esemplari di pissidi e balsamari di lusso [Frammenti di coppa o piatto, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagini 1-3].
Anche la coppa costolata di origine siro-palestinese, in vetro monocromo e a mosaico, viene prodotta a partire dalla prima metà del I secolo, nelle regioni occidentali dell'impero; la versione in vetro comune verdazzurro, opera di svariate officine dell'Italia settentrionale, perdura per buona parte del I e II secolo con importanti attestazioni in tutte le aree insediative. Queste produzioni di pregio interessano di frequente l'Italia cisalpina, da dove vengono esportate largamente verso le province transalpine (Locarno, Vindossina, Treviri) [Coppa costolata, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 4].
Anche in ambito orientale continua nella prima metà del I secolo d.C. la produzione di manufatti colati a stampo di raffinata fattura nel solco della tradizione, in particolare eleganti vasi potori monocromi, intagliati, rifiniti alla ruota, a imitazione dei modelli metallici [Skyphos, Musei Civici del Castello Visconteo Pavia: immagine 5].
Questa tecnica continua ad essere sfruttata per realizzare i medaglioni a rilievo di membri della famiglia imperiale, le gemme ornamentali in pasta di vetro e per molti altri oggetti di piccole dimensioni come perle.
Intorno alla metà del secolo si esaurisce quasi completamente la produzione romano-italica di vetro policromo e monocromo colato, di notevole impegno realizzativi.