Dall'area del Mediterraneo orientale e, in particolare dall'ambiente siro-palestinese, andava diffondendosi la nuova tecnica della soffiatura a stampo che facilitava l'esecuzione di forme complesse decorate a rilievo. Nella fase iniziale di applicazione della nuova tecnologia, nel secondo quarto del I secolo d.C., si colloca l'attività del sidonio Ennione, raro caso di vitrarius che firma i suoi prodotti, per lo più raffinate coppe biansate, brocche, pissidi in vetro monocromo trasparente, ornate da baccellature e motivi fitomorfi stilizzati a rilievo, attestate in Grecia, in Israele e prevalentemente in Occidente, in particolare nell'Italia settentrionale.
La coppa cilindrica carenata con marchi del vitrarius Ennion di Sidone, conservata a Pavia, si inserisce in una serie di esemplari soffiati a stampo rinvenuti, oltre che in vari centri della costa adriatica, in località della Lomellina e del Vercellese, distribuite lungo un percorso che dalla pianura padana conduceva ai valichi alpini occidentali
Questi prodotti attestano l'esistenza di scambi commerciali e di circolazione di artigiani tra l'area siro-palestinese e la regione adriatica.
Coppa di Ennione, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia
Kantharos, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia.
Il kantharos blu da Frascarolo, conservato nei Musei Civici pavesi, che non trova finora confronti del tutto puntuali, appartiene allo stesso orizzonte culturale delle coppe biansate con marchio Ennion, come indicano sia l'articolazione del profilo che la decorazione a rilievo. La doppia fascia orizzontale di baccellature, di evidente derivazione metallica, appartiene infatti al repertorio dei vitrarii di origine orientale. La semplificazione dell'apparato decorativo può essere indicativa di una produzione derivata, forse nell'ambito di una bottega localizzata in area adriatica.
Alla sua scuola sono da attribuire minuscoli recipienti, coppe, bottigliette e soprattutto balsamari buccellati con complessi motivi vegetali a rilievo che compaiono anche sulle cosiddette Sidonian flasks e su produzioni più tarde di tradizione, che raggiungono la pianura Padana e le province occidentali.
Balsamario, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia. A sezione esagonale, in vetro azzurro opaco, che rappresenta probabilmente un oggetto di importazione realizzato in area siro-palestinese e decorato da motivi apparentemente riconducibili a un rituale di culto.
Balsamario a forma di pigna, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia. Tipo presente nelle necropoli dell'area nord-italica centroccidentale e nel Ticino, può essere dubitativamente attribuito a centri di produzione locali.
Oltre alla figura del grande Ennione l'ambito medio-orientale è caratterizzato dalla presenza di molteplici scuole vetrarie di notevole livello tecnico (Aristeas, Artas, Jason) che hanno diffuso in occidente, ed in particolare nella penisola italica, non soltanto i caratteristici prodotti decorati a stampo ma anche i procedimenti tecnici e le maestranze specializzate.
Secondo un'ipotesi accreditata gli artigiani che firmano questa produzione, caratterizzata dalla diffusione prevalentemente occidentale (in Lomellina è attestato anche il marchio Aristeas in una coppa da Albanese), avrebbero trasferito le loro officine dalla costa fenicia a quella adriatica. Si tratti di oggetti di importazione o di imitazioni locali, questi prodotti attestano comunque l'esistenza di scambi commerciali e di circolazione di artigiani tra l'area siro-palestinese e la regione adriatica.
Con il consolidarsi dell'attività produttiva i modelli realizzati nel mediterraneo orientale furono riprodotti negli ateliers occidentali, con creative innovazioni formali e decorative: tra i vari tipi di recipienti vitrei soffiati a stampo nel corso del I secolo si distinguono bicchieri trasparenti con decorazione a boccioli di loto a nodi che richiamano il mito di Ercole o con motivi decorativi compositi come la rappresentazione di figure mitologiche entro strutture templari.
Bicchiere, Museo Civico Ala Ponzone Cremona. Presenta una decorazione a gocce disposte su file parallele il fondo con due cerchi concentrici in rilievo collegati con sei gocce, pure in rilievo. Questo tipo di bicchiere è stato rinvenuto, con diverse decorazioni, in tutte le zone romanizzate a partire dalla metà del I secolo d.C., con la massima diffusione fra il 70 e il 100, per poi sparire gradualmente durante la prima metà del II secolo d.C.
Con la stessa tecnica dell'impiego di matrici venivano prodotti recipienti a decorazione geometrica, particolari bottiglie a nervature elicoidali e semplici ed eleganti forme lisce.
A produzioni orientali, ma elegantemente diffuse in occidente nel corso dell'età imperiale, sembrano ricondurre le plastiche forme a tutto tondo di grappoli d'uva, datteri, pigne e di teste umane con funzione di balsamari.
La tecnica della soffiatura entro stampo inizialmente riservata a esemplari di pregio decorati a rilievo viene trasformata in produzione seriale per la realizzazione di bottiglie a corpo cubico, prismatico, cilindrico largamente presenti nelle varie province dell'impero, in particolare in Italia settentrionale, come attestano i fondi bollati e decorati da cerchi concentrici di Caius Salvus Gratus e di Caius Cesidius Cerdon.
Bottiglie, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia. Sono particolarmente significativi in quanto parti di bottiglie con marchio a rilievo sul fondo, che nella zona non sono molto frequenti. Le firme attestate da questo nucleo di rinvenimenti sono quelle di Caius Salvius Gratus e di Caius Cesidius Cerdon: mentre per il primo sono noti poco più di 30 esemplari con questa firma, di provenienza quasi esclusivamente nord-italica, le bottiglie di Cerdon sono assai meno diffuse: finora si conoscono 5 attestazioni. La problematica relativa al significato e al senso di tali bolli è da tempo oggetto ai analisi mentre pare assodato che i cerchi costituiscano motivi decorativi e funzionali ad un tempo, ad imitazione dei recipienti metallici che spesso presentano sul fondo, per motivi di stabilità, circonferenze in rilievo.