Bellagio, Villa Melzi
p. Attraversando il lago, si giunge a Bellagio e alla celebre "villa Melzi":/architetture/schede/CO180-00312/, autentico capolavoro dell'architettura neoclassica e grandioso apparato scenico nell'omogeneità di edificio e giardino a lago, progettato e portato interamente a termine tra il 1808 e il 1815 sotto la direzione dell'architetto Giocondo Albertolli.
L'arredo scultoreo del giardino e della cappella di famiglia, sita nei pressi della villa, è per gran parte opera di Giovan Battista Comolli (1775-1830) e ha il pezzo di maggior pregio in _Beatrice consola Dante della profezia dell'esilio indicandogli una giustizia superiore_ del 1810, inizialmente commissionata da Francesco Melzi per il giardino del proprio palazzo a Milano, ma collocata poi nella villa di Bellagio su un piedistallo neogotico ideato dall'architetto Paolo Bargigli.
p. Quest'opera precorre il romanticismo per intonazione e suggestioni; le figure, ispirate ai versi del XVIII canto del Paradiso, sono a grandezza naturale, nitide ed estatiche ma già animate da un parziale realismo e da un'armonica morbidezza. Come già per il Palamede di villa Carlotta, anche in questa scultura traspare il significato simbolico del monumento che nel richiamo all'esilio e al superamento dell'ingiustizia terrena nell'affidamento alla giustizia divina, sembra alludere alle vicende politiche del Melzi.
Sempre Comolli è l'autore dei busti di Francesco Melzi, il committente, del nipote di questi, Gianfrancesco, di Giocondo Albertolli, il progettista della villa, e di Maria Durazzo Melzi; ancora a Comolli, devono essere riferiti il Redentore e il paliotto marmoreo con la Sacra famiglia e sant'Anna nella cappella, dove i quattro angeli in marmo sono opera di un giovane Pompeo Marchesi.