Cernobbio, Villa d'Este
Il parco di "villa d’Este":/architetture/schede/CO260-00239/ è un autentico compendio dell’arte e dell’architettura dei giardini; molti dei proprietari, infatti, vi esercitarono il proprio gusto e la propria influenza con interventi importanti che ancora oggi restano a testimonianza di una storia straordinaria e complessa.
Al momento dell’edificazione, nel XVI secolo, risale lo straordinario e scenografico viale prospettico, che conduce – affiancato da una catena d’acqua a cascatelle unica in Lombardia – al ninfeo, detto il Mosaico per le quinte coperte da ciottoli policromi.
All’altra estremità del viale, un successivo proprietario, il marchese Calderaia, fece edificare un tempietto neoclassico per ospitarvi il gruppo marmoreo di Ercole e Lica.
Vittoria Peluso, moglie del Calderara, sposò in seconde nozze il conte Domenico Pino, generale di Napoleone: per festeggiarne le imprese belliche in Spagna, nel 1808 Vittoria fece realizzare sulle pendici dello sperone roccioso che domina il parco una serie di torri e fortificazioni, raggiungibili attraverso piccoli passaggi e ponticelli e circondate da una vegetazione volutamente selvaggia. Questo luogo divenne teatro di giochi di guerra durante i fastosi ricevimenti che si tenevano in villa e, secondo alcune fonti, sede delle esercitazioni dei cadetti della Scuola militare di Milano.
A Carolina di Brunswick, celebre e discussa proprietaria della villa dal 1815, si deve il consolidamento della fama del luogo e l’ulteriore sviluppo del parco secondo la sensibilità romantica e pittoresca: alla simmetria del giardino cinquecentesco, il nuovo gusto accostò tratti di natura selvaggia; qua e là vennero collocate sculture, rovine e grottesche.
Altri abbellimenti apportati furono la misteriosa costruzione del Ceranico, di "Villa Malakoff":/architetture/schede/CO260-00242/, "Villa Cima":/architetture/schede/CO260-00243/, Villa dell’Ercole e dell’edificio "Regina d’Inghilterra":/architetture/schede/CO260-00241/. Un nuovo periodo di splendore della villa si deve, a partire dal 1868, a Maria Feodorowa, zarina di Russia, che per soli due anni risiedette nella villa, tenendovi spesso fastosi ricevimenti notturni con luminarie fiabesche e giochi pirotecnici.
Si succedettero diversi proprietari prima che nel 1890 la Società Grand Hotel Villa d’Este ponesse mano in modo decisivo al giardino, modificando l’ingresso della villa con lo sviluppo di un viale con ippocastani sulla riva del lago.
Gli ultimi interventi risalgono al 2004 quando fu inaugurato il “Giardino dello Chef”, sul tema dell’antico _Jardin Potager_, situato sulla salita panoramica tra il Viale dell’Ercole e il Tempietto di Telemaco, e progettato per coltivarvi ogni genere di erba botanica.
Su tutti questi mutamenti veglia da oltre 500 anni un grande platano che misura circa 8 metri di circonferenza e circa 35 di altezza: nei secoli, centinaia di visitatori tra cui regine, imperatrici, cardinali, aristocratici, capi di stato hanno sperimentato, come noi oggi, la sua ombra rinfrescante.
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