Affreschi di palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno
h3. Introduzione
p. Esito mirabile di una committenza che vede protagonista Bartolomeo III Arese (1610-1674), ovvero il maggior referente milanese degli Asburgo, l' "edificio di Cesano Maderno":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-02219/ rappresenta una delle dimore più significative del barocco, soprattutto alla luce della ricca e complessa decorazione ad affresco realizzata dagli artisti più noti del Seicento lombardo, tra cui i fratelli Doneda, (i Montalto), Giuseppe Nuvolone, Antonio Busca, Federico Bianchi e Giovanni Ghisolfi.
p. Gli spazi sono suddivisi in nuclei ben definiti: i locali adiacenti all'androne d'ingresso, il ninfeo, l'ala di rappresentanza che si sviluppa verso Est, lo scalone degli stemmi a Sud, e lo scalone monumentale a Nord.
Gli ambienti dipinti sono caratterizzati da due momenti decorativi distinti: mentre i medaglioni sui soffitti sono ascrivibili alla metà del Seicento, i fregi delle vele e delle lunette sono realizzati negli anni quaranta del secolo successivo.
h3. Il piano terreno
Dal vestibolo, la sala che consente di accedere sia alla cosiddetta zona del ninfeo, (uno dei luoghi più suggestivi, interamente decorato da mosaici in sassi bianchi e neri), sia a quella di rappresentanza, presenta sul soffitto la Morte di Semele attribuita a Giuseppe Nuvolone, ed una raffinata architettura dipinta nella volta sottostante, arricchita da cornucopie di fiori, (ridipinte), dagli emblemi Borromeo e dagli stemmi Arese, Omodei e Della Rovere.
Nel vano adiacente si trovano tre medaglioni affrescati con Il Saggio e la Solitudine, La Carità moderata dalla Temperanza, L'ingegno favorito dalla Quiete, realizzati dai fratelli Montalto e da Giuseppe Nuvolone (affresco centrale), mentre sulla volta della galleria altrettante scene, eseguite da Ercole Procaccini il Giovane, ritraggono rispettivamente Aurora e Titone; Issione violenta Nefele e la nascita dei centauri; e Venere genitrice.
Nella sala limitrofa è dipinta una Titanomachia dalla dubbia attribuzione a Giuseppe Nuvolone ed a Ercole Procacini, resa ancor più incerta dalle molte ridipinture subite. Procedendo, all'interno di una movimentata cornice emerge il Carro del Sole o Trionfo dell'Aurora attribuito a Giovanni Stefano Montalto, episodio attorniato da una fitta decorazione settecentesca che comprende una serie di vele e lunette con satiri, emblemi borromaici ed un ciclo dedicato agli Amori degli dei, presumibilmente realizzati nel 1743, anno del matrimonio tra Renato III Borromeo Arese e Marianna Odescalchi, ed attribuiti a Mattia Bortoloni.
Motivi geometrici intervallati da emblemi borromaici del tutto simili a quelli del vano precedente si ripetono nell'ambiente che segue, dove Federico Bianchi affresca la Caduta di Vulcano sul soffitto.
Tra queste stanze che prospettano sul giardino, all'interno di una ricca cornice in stucco riferita a Giovan Battista Barberini, è inserita una complessa allegoria della Salvezza della Monarchia iberica assegnata a Giuseppe Montalto.
Le composizioni del piano terra vedono un armonico alternarsi di tematiche cristiane e classiche, e ripropongono in modo puntuale e fedele l'Iconologia di Cesare Ripa, fonte e strumento incomparabile di lettura iconografica.
h3. Gli scaloni monumentali a Sud Ovest e il piano nobile
Dei due scaloni che mettono in comunicazione i piani dell'edificio, quello posto a Sud Ovest, che conduce sia alla galleria superiore, sia agli appartamenti privati di Bartolomeo III e del figlio Giulio II, ostenta una serie copiosa di stemmi dinastici, simboli inequivocabili di alleanze, a cui si aggiungono un monocromo dell'Astronomia ed altre figure allegoriche, oltre alle date dipinte 1659 e 1663.
Il registro delle decorazioni muta sensibilmente proprio da qui, e culmina al piano nobile, dove gli affreschi non occupano più solo le volte, ma interessano l'intera superficie disponibile, e dove anche i soffitti a passasotto sono dipinti.
Una sequenza di sale dedicate alla gloria del casato, alle rovine classiche, oppure colme di raffinatissime boscarecce come quella realizzata dal Ghisolfi nella stanza che si affaccia sulla piazza, conduce al salone d'onore, collocato in asse con l'accesso dell'edificio e la loggia, e magistralmente decorato da Giovanni Ghisolfi, dai Marliani, da Giovanni Stefano Montalto, e da Ercole Procaccini il Giovane.
Da una balconata in aggetto si affacciano dame e musicanti, mentre nella fascia sottostante un'ardita architettura dipinta contiene episodi di storia romana, complesse allegorie, stemmi dinastici. Da questo ambiente si passa ad un'altra serie di vani finemente affrescati soprattutto con quadrature architettoniche, fino a giungere alla cappella dei Santi Angeli Custodi e Antonio da Padova. Degna di menzione è inoltre la sala con le vedute del castello sforzesco sulla parete occidentale, del lago Maggiore su quella orientale, e dei prospetti di palazzo Arese Borromeo sui lati settentrionale e meridionale.
h3. L'ala Sud
Altro quartiere particolarmente interessante dal punto delle decorazioni ad affresco è situato nell'ala Sud, dove la 'galleria delle statue', a cui si accede dal nodale scalone di Sud- Ovest, costituisce un asse portante tra la corte d'onore e quella di servizio. Questo vasto ambiente ospita un altrettanto impegnativo ciclo dipinto che prevede la presenza di numerose statue monocrome, elevate su piedistalli, raffiguranti le Arti tradizionali fronteggiate specularmente da personaggi che si sono distinti in tali discipline, mentre nei riquadri del soffitto alcuni putti reggono gli emblemi delle Arti. Lungo la Galleria si apre una seconda Cappella privata dedicata a San Pietro Martire da Verona.
h3. Gli appartamenti alla "moderna" a Nord-Est e a Sud-Est
Negli angoli Nord-Est e Sud-Est trova infine spazio un tipo di decorazione che differisce completamente dagli altri quartieri: si tratta infatti dei cosiddetti appartamenti "alla moderna", denotati da un linguaggio rococò che si estende anche ai soffitti, ai fregi ed alle porte, mostrando sintomi eloquenti di uno stile nuovo, che si discosta in modo netto dai fasti barocchi che serpeggiano in un palazzo che può essere definito una delle pagine più belle del barocco lombardo.