Il Parco di Monza durante la Restaurazione austriaca
Con la Restaurazione austriaca, avvenuta nel mese di maggio del 1814, la "Villa Reale":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI230-00109/ e lintero parco divennero sede del Vicerè Ranieri il quale, riprendendo quanto già in auge a Vienna, decise per lapertura pubblica del parco, limitandola, tuttavia, alle sole _domeniche dal mezzo tocco allAve Maria della sera_. Tale decisione fu promossa da intenti simbolici, poiché si voleva esprimere il carattere democratico del governo e la sua attenzione alle necessità fisiche e morali degli abitanti di Milano e di Monza. Erano raccomandazioni espresse anche nella manualistica specializzata, pubblicata in Italia allinizio dellOttocento. Luigi Mabil, ad esempio, nel suo _Teoria dellarte de Giardini_ affermava: _Oltre le piazze, che nelle maggiori città offrono al popolo un punto, un centro comodo ove riunirsi, possono anzi debbono destinarsi, o nel recinto stesso delle mura, o poco fuori delle porte, alcuni luoghi particolari al pubblico passeggio. Perciocché, indipendentemente dalloccasione che offrono al cittadino di muoversi, e di respirare unaria libera, di sollevarsi dagli affari, servono a presentare delle immagini rallegranti, a far nascere dei sentimenti piacevol, distornano dai divertimenti ignobili o dispendiosi, avvezzano al diletto di una gioviale sociabilità, e ravvicinando le diverse condizioni, richiamano gli uni a più facile, a più modesto contegno, e gli uni a più decente, a più modesto contegno, e gli altri a più facile, a più attraente affabilità_ (Luigi Mabil, _Teoria dellarte de Giardini_, Bassano, 1801). Perfettamente concorde con Mabil risultava Ercole Silva che, nel medesimo anno, pubblicò a Milano DellArte de Giardini Inglesi. Quasi riprendendone alcune espressioni egli afferma che i giardini _sono consacrati allesercizio, alla libera respirazione, al ristoro, e alla conversazione; quindi lordinanza, e la maniera, giusta la quale saranno ideati, risponderà alla loro destinazione. I giardini pubblici vengono riguardati oggigiorno come un bisogno importante per gli abitanti di una città, poiché non solamente temperan i travagli della giornata, risvegliando sentimenti aggradevoli, ma insensibilmente ancora rimuovono il cittadino dai divertimenti ignobili, e pericolosi, e lo avvezzano a trattenimenti migliori, alluso duna sociabilità più dolce_ (Ercole Silva, _DellArte de Giardini Inglesi_, Pietro e Giuseppe Vallardi, Milano, 1801).
*Il Parco di Monza modello di azienda agricola*
I lavori voluti dallimpero austriaco e il conseguente assetto asburgico del parco monzese perseguirono lautosufficienza delle produzioni verdi e lottimizzazione delle produzioni agricolo-vegetative. Allinterno dei giardini, quindi, furono realizzati i Regi Vivai, che provvedevano alle necessità arboree del vasto giardino annesso alla Villa Reale e che avevano unintensa attività economica-commerciale con giardini pubblici e privati ben oltre i confini della Brianza e della Lombardia.
Il vasto territorio del parco fu suddiviso in aree facilmente identificabili, molte delle quali cedute in affitto a nobili imprenditori assoggettati a particolari condizioni dutilizzo. Alcune di queste aree furono oggetto di sperimentazione e vennero destinate allintroduzione di nuove essenze arboree, come la coltivazione agricola di lupini o olivi per la produzione di olio, che poteva avvalersi di un apposito torchio realizzato nella parte rustica di "Villa Mirabello":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI230-00108/. Questi episodi non sfuggirono agli attenti cronisti dellepoca, che li descrissero in alcune guide turistiche del parco. Uno degli elementi maggiormente ripresi fu la varietà del paesaggio, giudicato raro e unico. Lo stesso Giovani Antonio Mezzotti, in merito al Bosco Bello interno al Parco, scrisse: _È duopo confessare che è difficile rinvenire un pezzo di consimile visuale, un sì sorprendente panorama, e tutto ciò in mezzo ad unannosa romantica selva, ove il pensiero duna quieta solitudine, lungi dai romori aulici, e quello duna vita pressocchè eremitica elevano la mente verso il cielo e ricordano i bei versi del Cantor di Laura: Qui non palazzi, non teatri o loggie, / ma in lor vece un abete, un faggio, un pino / Tra lerba verde el bel monte vicino / levan di terra al ciel nostro intelletto.
Tutti i nazionali e gli stranieri visitatori del Parco Monzese ammirano il Bosco Bello; ed in nessun altro Parco sì dItalia, che doltremonte asseriscono aver giammai incontrato una selva si maestosa con una serie di viste si sorprendenti_ (Giovanni Antonio Mezzotti, _Passeggiata nel Real Parco di Monza pei viaggiatori della strada ferrata da Milano a Monza_, Placido Maria Visaj, Milano, 1841).
*Chiusura del parco e acquisizione della Villa da parte della famiglia Savoia*
Nel 1858 il governo austriaco decretò la chiusura al pubblico del parco, in previsione di una radicale trasformazione. Ispirandosi alle scelte compiute dallimpero asburgico dellEuropa Centrale, si decise di perseguire una drastica riduzione della sua superficie, valorizzata tuttavia dalla presenza di vaste aree naturali con boschi e prati, in cui potevano vivere liberi numerose razze di animali. Accantonato questo progetto nel 1860, Parco e Villa, divennero di proprietà dei Savoia, che li destinarono nuovamente ad un utilizzo pubblico solamente quattro anni dopo.
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Sommario
- Cenni alla storia del parco
- Genesi dei Giardini reali
- La Villa e i Giardini reali durante la dominazione francese
- La costituzione del Parco di Monza
- Il Parco di Monza durante la Restaurazione austriaca
- Il Parco di Monza dall'Unità d'Italia alla Seconda Guerra Mondiale
- Il Parco di Monza nella seconda metà del XX secolo
- Il Parco di Monza nel XXI secolo
- Gli edifici storici presenti nel parco
- Le altre principali costruzioni presenti nel parco
- Altri edifici presenti nel parco
- Bibliografia essenziale
- Credits