177. Bollettino della Società lombarda per la pesca e l'acquicoltura

Dal gennaio-febbraio 1922 (a. XV, n. 1-2) §L'avvenire della pesca§.

Sottotitolo Nessuno, poi Periodico mensile poi Bollettino della Società lombarda per la pesca e l'acquicoltura e della Federazione nazionale fra le società di pesca lacuale e fluviale poi Bollettino della Società lombarda per la pesca e l'acquicoltura.
Luogo Milano.
Durata 1° giugno 1908 (a. I, n. 1) - gennaio-febbraio 1928 (a. XXI, n. 1-2*). Nelle annate fra il 1917 e il 1922 si contano differenti numeri doppi; nel 1918 anche due numeri tripli e uno quadruplo.
Periodicità Mensile.
Direttore Ciro Barbieri poi Luigi Orsenigo poi Erminio Schieppati poi Luigi Venturini.
Gerente Enrico Mensi poi Etelredo Biassoni poi nessuno.
Editore Società lombarda per la pesca e l'acquicoltura.
Stampatore Milano, Tip. F.lli Marcolli e C. poi Tip. Nazionale di Mariani-Uggè poi Officine Grafiche Rodolfo Piccioni poi Lito-tipo G. Abbiati poi Tip. E. Gualdoni poi Stab. d'arte Grafica E. Gualdoni poi Officina Tipografia Crespi Cesare di Antonio Crespi poi Varese, Tip. Varesina poi Milano, Tip. Popolo d'Italia.
Pagine Da 8 a 20.
Formato Da 25x29 cm a 24x16 cm.

Con la pubblicazione di questo nuovo «Bollettino», la Società lombarda per la pesca e l’acquicoltura intende fornire ai soci un regolare notiziario sugli atti della direzione generale e su quelli delle sezioni lariana, verbana e ticinese-padana, sulle assemblee, il movimento dei soci, i prezzi correnti dei pesci sul mercato, le norme legislative per la protezione del capitale ittico nelle acque lombarde, oltre a nozioni tecniche utili alla pratica della pesca e dell’acquicoltura. Concepito come complementare alla «Rivista mensile di pesca e idrobiologia» diretta da Giuseppe Mazzarelli e destinata a coloro che vogliono “fondare la loro pratica personale della piscicoltura sopra solide basi scientifiche” (Egregi consoci, 1° giugno 1908), il «Bollettino», più modesto nel titolo e nella veste, dedica ampio spazio in particolare alla rubrica “Cronaca giudiziaria”, in cui vengono riportate le notizie che riguardano “la repressione degli abusi della pesca esercitata con i mezzi vietati dalla legge, in particolare la pesca alla macchia e di frodo esercitata col cloro e con altre sostanze nocive e coloranti le acque, e ancora di più seguiremo la repressione della pesca grossa, per solito esercitata da potenti mercatanti con sistemi di grandi reti e di sbarramenti delle acque” (Ibidem). Altre rubriche sono “Cronaca acquicola”, “Cronaca sportiva”, “Curiosità scientifiche”, “Interessi sociali” e “Notizie varie”.

Col 1909 la «Rivista mensile» diretta da Mazzarelli cessa di essere l’organo “scientifico” della Società e pertanto il «Bollettino» viene ad accogliere anche la trattazione di questioni di acquicoltura “più elevate”, sia con articoli originali, sia attraverso la traduzione di pubblicazioni estere (cfr. Ai lettori, 1° gennaio 1909).

Nomi dei principali collaboratori in questo primo periodo di vita della rivista sono: G. Besana, A. Vismara, R. Zamboni, D. Lamperti, F. Carcano.

Fra gli articoli a carattere economico pubblicati, si segnala quello di E. Schieppati, L’idea cooperativa, 1° agosto 1912, nel quale si auspica il sorgere, anche per l’industria della pesca, dell’idea cooperativa, la quale dovrebbe avere di mira “lo sfruttamento razionale delle acque sia pubbliche che private, in modo da assicurare un prodotto annuo che oscilli entro limiti molto ridotti sì da garantire la vita stessa della società; l’eliminazione della concorrenza fra pescatori per creare invece un coordinamento di interessi e di lavoro verso il comune interesse sociale; l’eliminazione degli incettatori, negoziatori ecc., per mettersi in diretto contatto coi consumatore là dove è possibile; infine deve assicurare ai pescatori l’avvenire, con fondi di previdenza per malattie, pensioni per la vecchiaia, per le vedove ecc. e disporre di fondi di anticipazione e di credito pei soci per venire loro in aiuto all’occorrenza e salvarli dallo strozzinaggio al quale spesso incoscientemente si danno in braccio”. Altre questioni dibattute dalla rivista riguardano l’inquinamento delle acque pescherecce (Aldo Rusconi, Lo scarico delle acque di rifiuto industriale nel fiume Olona, settembre 1920), la creazione di un mercato del pesce a Milano, il rafforzamento dell’opera parlamentare a favore degli interessi dell’industria della pesca (a questo riguardo si veda in particolare la serie di articoli pubblicati fra il 1920 e il 1921 a commento della legge 24 marzo 1921 n. 312 che reca provvedimenti in favore della pesca e dei pescatori, che “pur senza avere in sé la perfezione, ha molto di buono, soprattutto nel suo concetto informativo che è quello di considerare la pesca come un’industria e quindi di curarla come tale nel suo sviluppo graduale”, La nuova legge sulla pesca, marzo 1921; e ancora, Le linee fondamentali della nuova legge sulla pesca, giugno 1921).

Nel 1915, di fronte alla grave penuria di generi alimentari di prima necessità che aveva colpito il paese in conseguenza della guerra, pubblica una serie di articoli che individuano nel pesce di acqua dolce “una voce alimentare in grado di supplire alla scarsità delle altre, una voce a buon mercato che offrirebbe vantaggi igienici e abbondanza superiori ad altri generi alimentari, e che verrebbe direttamente in soccorso alle classi meno abbienti della popolazione” (Ancora della pesca e della guerra, 1° marzo 1915; sempre sull’argomento si veda la Relazione all’on. giunta di Milano circa le proposte per la Società lombarda per la pesca e l’acquicoltura per l’incremento e la diffusione della vendita del pesce in Milano allo scopo di facilitare l’alimentazione pubblica, 1° ottobre 1915). Durante l’estate del 1915 la Società lombarda delibera infatti di occuparsi attivamente del problema dell’alimentazione delle classi medie e povere, proponendo lo sviluppo di un ampio programma di ordine tecnico ed economico che prevede la diffusione del concetto dell’eccellenza e del vantaggio economico dell’alimentazione basata sul pesce; la dimostrazione di come l’enorme consumo di pesce di acqua dolce all’estero, in confronto al consumo nazionale, sia una conseguenza di intelligenti iniziative di difesa dell’industria del pesce sia pubbliche che private; l’accentuazione dell’opera di difesa, di protezione e di ripopolamento delle acque interne, e contemporaneamente la condanna dei deplorevoli metodi di pesca che avevano portato all’impoverimento di tante acque italiane; la diffusione di pubblici mercati nei quali acquistare con facilità il prodotto, in modo da rendere il pesce un alimento davvero diffuso e popolare; la lotta contro la speculazione dei rivenditori, prima causa dei proibitivi prezzi del pesce e della conseguente decadenza dei pescatori di professione (cfr. L’alimentazione pubblica durante la guerra: l’opera della Società lombarda per la pesca e l’acquicoltura, 1° luglio 1915).

Nel 1922 il «Bollettino» diventa «L’avvenire della pesca», mutamento suggerito “dall’importanza che l’industria della pesca va sempre più assumendo ogni dì. Quel semplice accenno che portava prima di Bollettino sociale poteva far pensare a un organo ristretto, chiuso nel limitato ambito dell’attività sociale, mentre col nuovo titolo viene a significare quello che il nostro periodico veramente è ed è sempre stato, cioè un’attività di propaganda nazionale per l’incremento della pesca e la sua industria” (Il Bollettino, marzo?aprile 1922). Pur continuando a ricoprire il ruolo di bollettino ufficiale della Società lombarda per la pesca e l’acquicoltura, nel 1923 - e limitatamente a quella annata come si deduce dai sottotitoli - lo assume anche per la Federazione nazionale fra le società di pesca lacuale e fluviale.

Nella presentazione del 1923, la rivista tiene a precisare che essa “vive e si pubblica a sole spese della Società lombarda, dei suoi amici e con i proventi della pubblicità: delle 15.000 lire date all’anno alla Società sotto l’impropria, umiliante voce di sussidio, l’«Avvenire» non tira un soldo... non essendo nemmeno sufficienti per pagare le spese che la direzione generale e le sezioni affrontano per esercitare la sorveglianza delle acque pubbliche principali di Lombardia, che è funzione essenzialmente di Stato, perché entra nella tutela di ordine pubblico e del diritto di proprietà che lo Stato non ha mai esercitato e non esercita affatto” (1923, gennaio 1923).

Fra il 1923 e il 1927 pubblica una serie di articoli che prendono in esame lo stato dell’industria della pesca nelle varie regioni italiane e il rapporto fra questa industria e l’economia del paese, fra cui si citano: Luigi Venturini, Il caro viveri e l’industria della pesca, agosto 1923; E. Schieppati, Verità economica nel problema della pesca, novembre 1926; Il governo, settembre 1926, sui provvedimenti presi dal governo fascista per lo sfruttamento delle acque interne.

Sul numero del gennaio?febbraio 1928, l’articolo 1 del Progetto di statuto del Consorzio provinciale per la tutela della pesca rende noto che la Società lombarda per la pesca e l’acquicoltura, fondata a Milano il 3 giugno 1894 e costituita in ente morale con regio decreto 10 luglio 1898 “in applicazione alla sua deliberazione 10 agosto 1927, delimita la sua giurisdizione esclusivamente alle acque della provincia di Milano, e si trasforma in Consorzio provinciale per la tutela della pesca in provincia di Milano, assumendo tale denominazione e trascrivendo sotto questo titolo le sue attività patrimoniali mobili e immobili”. Quanto al bollettino, non vengono fornite informazioni circa la cessazione delle pubblicazioni né sulla sua trasformazione in altra rivista.

C. Ro.

Raccolte: MI120: 1908-1928.