250. Il Conciliatore
Sottotitolo | Foglio scientifico-letterario. |
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Luogo | Milano. |
Durata | 3 settembre 1818 (n. 1) - 17 ottobre 1819 (n. 118*) Esce il martedì e il giovedì. |
Periodicità | Bisettimanale. |
Editore | Vincenzo Ferrario. |
Stampatore | Milano, Vincenzo Ferrario. |
Pagine | 4. |
Formato | 36x24 cm |
Note | Le pagine, di due colonne ciascuna, sono di colore alquanto ceruleo. |
Il "foglio azzurro" nasce per iniziativa di una società composta da Luigi Porro, presidente, Federico Confalonieri, Ludovico Di Breme, compilatore, Pietro Borsieri sottocompilatore, Giovanni Berchet sottocompilatore, Silvio Pellico, compilatore e Vincenzo Ferrario, tipografo stampatore, destinata a dare solidità finanziaria al foglio. Dalla società restano invece esclusi Vincenzo Monti e Melchiorre Gioia.
Prima di essere sottoposti alla censura gli articoli devono passare lesame della società stessa, che stabilisce anche la divisione delle materie da contenersi nel giornale, il formato e le spese da sostenere per la sua pubblicazione.
Le associazioni si ricevono per Milano e il circondario presso leditore Ferrario al prezzo di 18 lire italiane, fuori Milano presso gli uffici postali locali ad un prezzo di 21 lire italiane. Se ne stampano i primi tempi 500 copie, ma si riesce con difficoltà ad arrivare a 250 associati. E diviso in quattro sezioni: 1) scienze morali; 2) letteratura e critica; 3) statistica, economia, manifatture, agricoltura, arti e scienze; 4) varietà. Porro e Confalonieri sono i responsabili per le materie economiche, Di Breme, Berchet, Borsieri e Pellico per le altre tre sezioni.
Con il Programma firmato da Pietro Borsieri, il foglio si ripromette di diffondere nel pubblico la sana e sociale filosofia de costumi e glingenui e generosi studij del bello, opera sommamente ardua in se stessa ma necessaria in unepoca in cui la non curanza del pubblico nata dal lungo sonno della pace e dalla poca comunicazione delle varie genti dItalia è scomparsa e i tanti solenni avvenimenti della nostra età, tante lezioni della sventura, tante funeste esperienze dei mutamenti sociali, hanno svegliato gli uomini col pungolo del dolore, costringendoli per necessaria conseguenza a pensare. Non è più il tempo per gare araldiche e dispute meramente grammaticali. Primo obiettivo di chiunque vo[glia] dedicarsi al servizio del pubblico, deve essere lutile generale. In conformità a queste premesse, gli estensori del foglio preferiscono nella scelta delle materie quelle immediatamente riconosciute utili dal maggior numero. Tra queste unimportanza di primo piano è riconosciuta alle questioni economiche, essendo lItalia e la Lombardia in particolare un paese agricolo e commerciale in cui la proprietà è sufficientemente divisa da permettere alla ricchezza di circolare in tutte le vene dello stato. Da qui la decisione di dedicare unattenzione particolare a i buoni metodi dagricoltura, alle innovazioni tecnologiche più rilevanti, alla divisione del lavoro; allarte insomma di moltiplicare le ricchezze: arte che torna in profitto dello stato ma che in gran parte è abbandonata di sua natura allingegno e alla attività dei privati (Programma, p. 2). Allo studio dei nuovi principi della scienza economica sono affiancati quelli di carattere sociale: indagini sulle condizioni e le abitudini di vita di questo o quel paese, elaborazioni statistiche e ricerche scientifiche.
Tra i collaboratori che con maggior impegno si dedicano alle materie economiche è sicuramente Giuseppe Pecchio, entrato al giornale dopo la rinuncia di Melchiorre Gioia. Accanto a Borsieri e Pecchio, si occupano di economia Adeodato Ressi (autore di un articolo su La cambiale, 31 dicembre 1818, pp. 139-140 e del pezzo Dei banchi pubblici, pubblicato solo parzialmente a causa dellopposizione della censura, 16 maggio 1819, p. 300) e Giovanni Arrivabene, autore della recensione allopera di Ressi Delleconomia della specie umana (10 gennaio 1818, pp. 151-152; 21 gennaio 1818, pp. 163-164; 14 febbraio 1818, p. 191; 21 febbraio 1818, pp. 199-200). Anche Silvio Pellico e Ludovico di Breme, nonostante la loro prevalente vocazione letteraria, scrivono articoli di argomento economico.
Tralasciando i temi di più stretto orientamento educativo, che pure sono trattati anche dal punto di vista della loro valenza economica, due sono i filoni principali dintervento: il dibattito sullindustrializzazione e quello sulla forma di proprietà più adatta ad un corretto ed equilibrato sviluppo economico.
In relazione al primo punto, la discussione sullo sviluppo industriale si amplia e arricchisce il dibattito in favore o contro il protezionismo doganale. Accanto ad autori come Pellico, convinti assertori di uno sviluppo agricolo e commerciale fondato soprattutto sulla capacità degli aristocratici illuminati della Lombardia di promuovere il benessere e lincivilimento regionale (si vedano in questo senso S. Pellico, The speech of Henry Brougham, ecc. Discorso di Enrico Brougham nella camera de comuni sulla educazione de poveri e sugli abusi che vi sono negli stabilimenti di carità, 22 ottobre 1818, pp. 57-58; An inquiry into the nature, ecc. Ricerca sopra la natura e lorigine della pubblica ricchezza, e sopra i mezzi e le cause del suo accrescimento. Del conte di Lauderdale. Seconda edizione, Edimburgo, 1819, 28 marzo 1819, pp. 241-242; 2 maggio 1819, p. 284), Giuseppe Pecchio si dichiara a favore di una politica di diretto intervento governativo, con il compito di promuovere lo sviluppo e di garantire, mediando gli interventi delle varie classi. Esemplari in questo senso sono gli articoli tratti dallopera di Jean Antoine Chaptal sullindustria francese (De lindustrie française ecc. Dellindustria francese, opera in due volumi del sig. conte Chaptal già ministro dellinterno, membro dellistituto, grande ufficiale della legion donore ec. ec. Parigi, 1819, 11 aprile 1819, pp. 257-259). Dal rendiconto di Chaptal, comprovante i progressi compiuti dalleconomia francese, nonostante il declino commerciale a vantaggio dellInghilterra, Pecchio prende lo spunto per porre laccento sullimportanza avuta in questo sviluppo dalla rivoluzione, con labolizione delle leggi prescriventi i metodi di fabbricazione, la soppressione delle compagnie darti e mestieri, de privilegi, delle franchigie, e di tanti vincoli dannosi che restituirono alloperaio la sua legittima libertà, suscitarono lutile emulazione, la giusta concorrenza, premiarono il genio inventore, e resero disprezzevole la cieca pratica. Anche lagricoltura ha ricevuto dalla legislazione rivoluzionaria dei giovamenti, come la maggior divisione della proprietà, che insieme ai miglioramenti introdotti nelle pratiche agrarie, ha accresciuto lagiatezza nella massa della popolazione, favorendo di conseguenza anche lo sviluppo manifatturiero. Pecchio allarga poi la sua analisi allo sviluppo delleconomia lombarda del periodo, esaminando i riflessi e limportanza avuta per il Lombardo-Veneto dal blocco continentale, e dalla formazione di un più vasto mercato in seguito alla creazione di un grande stato dellItalia settentrionale. La decisa affermazione di fede nelle capacità progressive di una meccanizzazione che dovrebbe estendersi anche alla produzione agricola è affermata anche nella recensione ai Nouveaux principes déconomie politique, ou de la richesse dans ses rapports avec la populations, par J.C.L. Sismonde de Sismondi (17 giugno 1819, pp. 333-334; 8 luglio 1819, pp. 359-361; 11 luglio 1819, pp. 364-366). Qui, pur dimostrandosi sensibile al quadro di miseria e desolazione delineato da Sismondi a proposito dellInghilterra, Pecchio riconferma il suo credo industrialista, sottolineando le diversità della situazione italiana da quella inglese e riaffermando, come daltronde ha fatto Sismondi e prima di lui Melchiorre Gioia, limportanza e lutilità dellazione governativa in campo economico. Il sostegno ad una politica di protezionismo industriale viene ribadito anche nellarticolo Sui progressi dellindustria italiana (22 aprile 1819, pp. 269-272), che egli vede capace di una crescita tale da smentire limmagine di unItalia esclusivamente agricola. E necessario, tuttavia, il sostegno diretto dei governi per sorreggere le manifatture più soggette alla concorrenza straniera, perché quando vè disequilibrio nelle circostanze commerciali è forza ricorrere ad espedienti che preservino i nascenti patri stabilimenti dallestera preponderanza (Sulle manifatture nazionali e tariffe daziarie. Discorso popolare di Melchiorre Gioia, autore del Nuovo prospetto delle scienze economiche. Iliacos intra fines peccatur et extra. Milano, presso Gio. Pirotta stampatore librajo, luglio 1819, 29 agosto 1819, pp. 419-422).
In relazione al problema del rapporto ottimale tra incremento della produttività agricola e divisione della proprietà fondiaria, nel foglio si manifestano tre posizioni. La prima rappresentata ancora da Giuseppe Pecchio nellarticolo Agricoltura (22 novembre 1818, pp. 95-96), paragona lagricoltura francese a quella lombarda e nota come la maggior estensione della seconda sia, insieme ad affittanze più lunghe ed a un minore astensionismo dei proprietari, condizione favorevole al perfezionamento delle pratiche agrarie e quindi ad una maggiore produttività. Pellico dallaltro mostra la sua netta predilezione per il modello inglese della concentrazione terriera e nel presentare la seconda edizione dellInquiry di James Maitland Lauderdale scrive che benché in Gran Bretagna vi siano parecchie enormi fortune sembra che per esse non diminuisca essenzialmente il bene della maggior parte. I contadini proprietarj, i massaj e i manifattori, se si paragonano a quello del continente, si distinguono in Inghilterra per lagio e persino lopulenza in cui vivono (An Inquiry into the Nature and Origin ecc. Ricerca sopra la natura e lorigine della pubblica ricchezza, e sovra i mezzi e le cause del suo accrescimento, del Conte di Lauderdale, 2 maggio 1819, p. 284). Una terza posizione sullargomento è quella dellanonimo autore dellarticolo La vanga e laratro (20 maggio 1819, p. 304; 27 maggio 1819, p. 312) che definisce la piccola proprietà familiare come uno dei principali elementi della prosperità pubblica tanto sotto il rapporto delle produzioni agricole quanto sotto quello della popolazione e dellinteresse dello Stato.
Collaboratori principali sono Giovanni Arrivabene, Giovanni Berchet, Pietro Borsieri, Lodovico di Breme, Federico Confalonieri, Giovan Battista De Cristoforis, Vincenzo Ferrario, Giannantonio Llorente, Giuseppe Longhi, Giuseppe Montani, Fabrizio Mossotti, Giuseppe Nicolini, Giuseppe Pecchio, Luigi Pecchio, Luigi Porro Lambertenghi, Gerolamo Primo, Giovanni Rasori, Adeodato Ressi, Gian Domenico Romagnosi, Pellegrino Rossi, Sismonde de Sismondi, Rodolfo Vantini, Ermes Visconti.
La Censura, che inizialmente si dimostra accondiscendente verso il foglio, muta progressivamente posizione, indotta in questo dal successo incontrato e dai continui cenni antiaustriaci contenuti in esso. In seguito alla decisione del governatore Strassoldo di avocare a sé lultima parola sullautorizzazione dei singoli articoli, viene avviata una durissima lotta contro i conciliatori aggravata dalla cooperazione delle polizie dei maggiori stati italiani. Il 22 dicembre 1819, dopo 118 numeri il foglio è costretto a cessare le pubblicazioni.
A. Po.
Raccolte: MI120: 1818-1819.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/pereco/schede/250/