448. L'Industria della carta

Dal 1° gennaio 1899 (a. II, n. 1) §L'industria della carta e delle arti grafiche§.

Sottotitolo Giornale pratico per la fabbricazione della carta, cartoni, succedanei ed articoli affini per le industrie grafiche in genere, cartonaggi, carte da gioco, da tappezzerie, ecc. poi nessuno, poi Organo ufficiale degli atti dell'Associazione tra i fabbricanti di carta ed arti affini nel Regno d'Italia poi Organo ufficiale dell'Associazione tra i fabbricanti di carta nel Regno d'Italia poi Pubblica i comunicati ufficiali dell'Associazione dei fabbricatori di carta del Regno d'Italia poi Rivista mensile dell'industria e del commercio della carta e per le arti grafiche.
Luogo Milano Milano.
Durata 15 aprile 1898 (a. I, n. 1) - dicembre 1933 (a. XXXVI, n.12).
Periodicità Quindicinale poi mensile poi quindicinale poi mensile.
Direttore Luigi Zuanelli poi Enrico Toniolo poi Felice Radice (direttore e gerente responsabile). Dal 31 luglio 1934 Camillo Levi è direttore gerente responsabile del «Bollettino tecnico» inserito nella pubblicazione.
Gerente Nessuno, poi Giovanni Bertola poi Felice Radice
Editore Luigi Zuanelli poi Enrico Toniolo poi L'industria della carta e delle arti grafiche s.a.
Stampatore Milano, Capriolo e Massimino poi Società anonima per le arti grafiche "La Gutenberg" poi Officine grafiche A. Saita & C. poi Officine grafiche Saita & Bertola poi Officine grafiche Antonio Saita s.a.
Pagine Da 12 a 76.
Formato 23x32 cm.

Presentando il primo numero della rivista il direttore, in considerazione dei rapidi progressi dell’industria della carta e della scarsità di pubblicazioni specialistiche del settore, delinea un programma preciso: creare una rivista tecnica con informazioni dettagliate su macchine, apparecchi e nuovi sistemi di lavorazione, che sia ricca di notizie economiche, fiscali e doganali per il commercio con l’estero e, in generale, di dati aggiornati sull’intero settore della produzione di carta, cartoni, cartonaggi e sulle arti grafiche e sussidiarie (Il nostro programma, 15 aprile 1898).

La rivista, diretta dall’industriale grafico Luigi Zuanelli, con l’ausilio di collaboratori quali Leonzio Sartori (redattore capo), M. Bassani e A. Corbelli, si incentra dunque principalmente su problemi tecnici con articoli (spesso tratti da riviste straniere come la «Papier-Zeitung» o il «Paper Box») sulla fabbricazione delle carte pergamene ed eliografiche, sulla stampa su celluloide, sul funzionamento di macchine tipografiche e compositrici (cfr. le rubriche “Pubblicazioni tecniche”, “Varie”, “Notizie in breve”). Tipico esempio dell’impegno di portare a immediata conoscenza dei lettori tutte le novità del settore è la pubblicazione il 15 luglio 1898 di una pagina (testo e tabelle numeriche) composta con una “linotype” della Società tipografica milanese. L’esperimento – forse uno dei primi realizzati in Italia – è accompagnato da un ampio articolo illustrativo sulle caratteristiche della macchina. Sempre nello stesso anno interessanti l’articolo ...pro domo sua (1° gennaio 1898), in cui si giustifica la particolare attenzione rivolta all’estero dovuta all’effettivo maggiore sviluppo delle industrie straniere del settore e non a un atteggiamento di sfiducia verso gli imprenditori italiani, e i vari servizi dedicati a Le arti grafiche all’Esposizione di Torino (da 15 agosto a 15 novembre 1898).

Negli anni successivi appaiono regolarmente articoli sia sugli aspetti tecnici e industriali del settore (fabbricazione, incollatura, paste di legno, macchinari) sia sulle arti grafiche (fotografia, litografia, tipografia). E aumenta l’impegno a illustrare le tecniche e i sistemi organizzativi all’avanguardia adottati all’estero: cfr. Agli Stati Uniti e al Canada (15 maggio 1900) e L’industria della carta agli Stati Uniti e al Canadà (da 1° settembre 1900 a 16 agosto 1902), serie di articoli sul viaggio del direttore Zuanelli, insieme ad altri industriali europei, su invito di Charles Philipps; L’industria della carta all’Esposizione mondiale di Parigi (servizi dal 1° settembre 1900 al 15 marzo 1901); L’industria della carta alla Esposizione di Dusseldorf, di Carlo Moriondi (da 16 luglio 1902 a 1° dicembre 1902).

A poco a poco emerge un terzo settore di interesse, riguardante i problemi economico-sindacali: a cavallo del secolo si sviluppa infatti un intenso dibattito sull’opportunità, anche in base alle esperienze estere, di realizzare accordi e consorzi fra le principali cartiere a sostegno dei prezzi e degli standards di qualità - che porterà, in effetti, a gettare le basi per un primo accordo comune sui prezzi (Sindacato accordo o niente?, da 1° agosto 1899 a 15 febbraio 1900; Accordo!?, 1° febbraio 1900).

Dopo cinque anni di attività, a partire dal 16 marzo 1903, il giornale acquista una veste ufficiale, divenendo l’organo dell’Associazione fra i fabbricanti di carta ed arti affini (Il nostro giornale e i fabbricanti di carta, 16 marzo 1903). Da allora riporta cori regolarità resoconti di riunioni e adunanze dei comitati direttivi e delle assemblee dell’Associazione.

Il nuovo ruolo assunto dalla rivista comporta una maggiore attenzione anche verso argomenti meno tecnici, a cominciare dall’evoluzione della questione sociale nel paese (Gli scioperi nell’industria, 1° marzo 1903; Il Consiglio superiore del lavoro, 16 settembre 1903; Gli industriali e la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, 1° febbraio 1904; Le vessazioni della legislazione sociale, 1° luglio 1904) - fino a quando, nel 1904, la legislazione sociale diviene un settore fisso del periodico. Anche altre rubriche contribuiscono nel tempo ad arricchire la pubblicazione: notizie imprenditoriali (bilanci, dividendi, informazioni su ditte del settore), un “Notiziario industriale” e un “Notiziario commerciale”. A fin d’anno (16 dicembre 1907), può così tracciare un bilancio a consuntivo di dieci anni di attività che, pur non tralasciando i problemi e le difficoltà incontrate - a cominciare dallo scarso supporto, materiale e morale, ricevuto dagli associati - può vantare la realizzazione di una rivista diffusa e di qualità riconosciuta.

Negli anni seguenti la rivista acquisisce una fisionomia sempre più precisa: accanto a un nucleo di articoli e rubriche tecniche, si occupa di notizie imprenditoriali e di categoria; di movimenti commerciali (variazioni dei mercati, rialzi e ribassi delle materie prime, statistiche sulle quantità di carte e cartoni esportate e importate, ecc.); di problemi legislativi e doganali (per i ricorrenti dibattiti sui rinnovi dei trattati commerciali con vari paesi; e, infine, delle problematiche inerenti la vita delle società anonime (Il fisco e l’industria, 16 febbraio 1910; Il linguaggio dei bilanci, 16 marzo 1910; La lotta contro il fisco, 16 giugno 1910). Da segnalare, fra gli interventi di maggiore interesse in questo periodo, una prima serie di articoli sui difficili rapporti tra fabbricanti di carta e industriali grafici (da 16 maggio 1907 a 16 novembre 1907) e il coraggioso In difesa delle foreste (16 settembre 1908), in cui si affronta direttamente il problema della protezione delle foreste (soprattutto in Svezia), auspicando però una legislazione giusta ma non troppo restrittiva e ricordando anche i rilevanti danni causati ai boschi dai settori ferroviario, edilizio e dell’arredamento.

Nel 1911 Luigi Zuanelli cede la sua ditta tipografica a Enrico Toniolo per dedicarsi interamente alla rivista, che acquista quindi una completa autonomia (Per il nuovo anno, di L. Zuanelli, 1° gennaio 1911). Non del tutto estranea a tale mutamento è la diversa distribuzione delle pagine pubblicitarie, fino ad allora poste solo all’inizio e alla fine, e ora collocate variamente all’interno del periodico quasi a sottolinearne il maggiore rilievo. La rivista continua a dedicare numerosi articoli alla questione sociale, in senso fortemente polemico nei riguardi dei lavoratori: Il primo Congresso internazionale delle organizzazioni padronali, 16 agosto 1911 (contro le associazioni operaie e per un contenimento della legislazione sociale); Il sabbato inglese in Italia, 16 gennaio 1912 (nettamente contrario). Polemiche altrettanto vivaci sorgono in campo tecnico, ad esempio con la rivista «Il Risorgimento grafico» diretta da Bertieri, a proposito dello “stile moderno” tipografico da questi propugnato. Zuanelli si dichiara a favore delle concezioni tradizionali, rigettando proposte come il virgolato al posto dello spazio bianco a inizio capoverso, i fregi al principio della riga, l’allineamento a destra dell’ultima riga del paragrafo, ecc. (Per la tipografia italiana, 16 gennaio 1911).

Ma la questione che occupa ora quasi ogni numero della rivista è il forte contrasto fra industriali della carta e industriali delle arti grafiche, causato dal rapido sviluppo dei quotidiani che necessitano di grandi quantità di carta (il «Corriere della sera», ad esempio, ne consuma 30 tonnellate al giorno e per certi avvenimenti, come la guerra di Libia, è costretto a ridurre il numero di edizioni straordinarie). Il problema è causato dall’insufficienza delle cartiere italiane e dal forte dazio imposto sull’importazione di carta dall’estero - al quale i produttori nazionali non intendono assolutamente rinunciare. La semplicistica risposta di Zuanelli (“occorre aumentare la potenzialità degli impianti esistenti o provvedere impianti nuovi moderni? Si faccia!”, cfr. La lotta imminente, di L. Zuanelli, 16 dicembre 1911) non soddisfa affatto l’Unione degli editori di giornali quotidiani italiani, che pubblica un suo ordine del giorno sul «Corriere della sera». In esso si richiede a Giolitti l’eliminazione o la riduzione del dazio; si lamenta la scarsa produzione italiana di carta, la qualità scadente e gli alti prezzi imposti (cfr. la risposta in La dichiarazione di guerra, 1° febbraio 1912; ed altri articoli dal 16 febbraio 1912 al 16 luglio 1912). La creazione di una Commissione fra le parti non consegue che risultati precari, soprattutto per l’intransigenza degli industriali della carta che ritengono vitale il protezionismo in Italia - paese che produce importando pressoché tutte le materie prime e che senza barriere doganali non potrebbe reggere la concorrenza dei paesi produttori (Canada, Scandinavia, Germania e Austria). Sostenendo in vari articoli tale posizione, non si esclude però del tutto la via di una maggiore specializzazione e qualità per imporsi sui mercati e, anche, l’estensione della coltivazione del pioppo (L’industria cartaria nell’avvenire, 1° settembre 1912).

Alla fine del 1912 Zuanelli lancia la proposta di modificare la struttura della rivista, inserendo una parte tecnica specifica per il personale specializzato, da vendere eventualmente separata (Una innovazione della rivista, 16 dicembre 1912). Anche per la delusione derivata dalla mancanza di riscontro dei lettori (giunge solo una risposta), nel gennaio 1913 lascia la direzione a Enrico Toniolo, che procederà ugualmente alla nuova suddivisione in tre parti dal febbraio-marzo 1913: una prima parte generale di articoli vari; una seconda “Parte tecnica” di uguali dimensioni con articoli strettamente tecnico?scientifici; una ultima parte con rubriche varie, quali notiziario commerciale e industriale, bilanci, recensioni (La nostra innovazione, 16 marzo 1913). Per mancanza di adesioni fallisce definitivamente l’idea di creare una rivista popolare specializzata sull’industria della carta; e tuttavia il proprietario decide di pubblicare ugualmente un supplemento fisso di 4 pagine che costituirà una vera e propria “Biblioteca dell’operaio” (il 1° inserto, pubblicato il 16 gennaio 1914, è rivolto agli operai specializzati che lavorano sulle macchine tipografiche ed ha un taglio tecnico e divulgativo).

Il nuovo direttore si trova ad affrontare un periodo non facile: deve subito rispondere a un rinnovato duro attacco agli industriali cartari sotto forma di una lettera aperta di Giuseppe Prezzolini sulla «Voce» di Firenze, in cui si lamenta come gli alti tassi doganali sulla carta, così come quelli sul ferro (che interessano macchine e caratteri tipografici) impediscono di fare libri a buon prezzo e, in un paese incolto come l’Italia, siano sostanzialmente contrari agli interessi nazionali: “Mi spieghi il mistero per cui l’agnello editoriale può andare d’accordo con il lupo delle cartiere e con le aquile della siderurgia” (citazione riportata in Attacco di un editore?libraio ai fabbricanti di carta, 16 settembre 1913; seguono altre risposte e polemiche fino al 1° dicembre 1913).

Ma i problemi principali si pongono con la minaccia di un conflitto bellico che coinvolga l’Italia: in vari articoli si esprimono forti preoccupazioni per i gravi danni che una guerra potrebbe infliggere al settore (La guerra e la vita economica dell’Italia, 16 agosto 1914; La nostra rivista e il momento presente, 16 settembre 1914; Dopo la guerra, 16 novembre 1914). Per le necessità contingenti, nel 1915 il periodico si trasforma in un mensile di 16 pagine (spesso concluso con una “Parte ufficiale” riservata agli atti dell’Associazione). Lo scoppio della guerra, infine, crea nuovi problemi ? ad esempio la sostituzione di prodotti importati esclusivamente dalla Germania, come i coloranti di anilina (cfr. Colorazione della carta senza colori, settembre 1915) - ed aggrava vecchie questioni, prima fra tutte il mai sopito contrasto con i tipografi e gli editori a causa del repentino rialzo dei prezzi e la forte carenza di carta per via della ridotta importazione. Sono soprattutto gli editori di quotidiani a protestare, richiedendo un diretto intervento del governo nella questione (che si tradurrà nel 1916 in un accordo sul prezzo della carta per i giornali e in una autoriduzione del consumo) e obbligando la rivista a continui articoli in difesa delle tesi degli industriali della carta (Contro una ingiusta campagna anticartaria, di E. Toniolo, dicembre 1915); In difesa della industria cartaria, gennaio 1916.; Per la crisi della carta, agosto 1916).

Due anni di guerra, la difficile congiuntura e le continue polemiche finiscono per creare gravi problemi organizzativi alla stessa Associazione dei cartari (L’Associazione tra i fabbricanti di carta in crisi, luglio 1916) e non manca chi, sull’esempio tedesco, approfittando delle attrezzature similari, affronta la crisi trasformando la cartiera in una fabbrica di proiettili (Valida cooperazione delle cartiere alla produzione di proiettili, settembre 1916) oppure produce cotone idrofilo per esplosivi (L’industria della carta e la guerra, novembre 1916).

Gli ultimi anni del conflitto sono dominati dalla preoccupazione della scarsità di materie prime, dalle norme sempre più rigide sulla limitazione dei consumi di carta e da frequenti scandali e speculazioni ? come quelle sui cascami (cfr. Una grave situazione, aprile 1918, articolo parzialmente censurato).

Nel primo dopoguerra ci si batte contro l’esistenza e la possibile continuazione di monopoli statali su varie industrie e materie prime (La questione dei monopoli, gennaio 1919; La questione della politica economica, marzo 1919) e ci si interroga sui problemi della riconversione postbellica e sul ruolo dello Stato (Per il passaggio dell’industria dallo stato di guerra allo stato di pace, aprile 1919 e maggio 1919). Unica nota positiva è la costituzione di un consorzio fra industriali del settore, al quale è dedicato un ampio supplemento (Consorzio fra produttori di macchine per l’industria della carta, di E. Toniolo, gennaio 1919) auspicato fin dal 1916 ma solo ora parzialmente realizzato sotto la spinta delle necessità contingenti.

Gravi problemi finanziari mettono però in forse la continuazione della rivista, che ha accumulato pesanti bilanci negativi negli anni della guerra; e Toniolo lancia un forte appello a sostenerla (Per l’avvenire della nostra rivista, settembre 1919). Il risultato è una ristrutturazione completa dell’assetto proprietario: a partire dal 1920 il periodico è costituito in società anonima (Per cominciare, febbraio 1920). Fra gli azionisti della nuova società si trovano molti industriali del settore; Toniolo lascia il suo ruolo e viene nominato un Comitato di direzione con Giovanni Bertola in qualità di gerente responsabile.

La rivista subisce mutamenti anche nella composizione grafica e, in parte, nella struttura: assume infatti un taglio più vario, con molta attenzione ai problemi economici e sindacali, oltre che a quelli strettamente tecnici. Si abbandona la rigida tripartizione per una successione di articoli vari e di rubriche (“Di qua e di là”, “Avvisi economici”, “Notiziario”, “Bilanci, dividendi”, recensioni, ecc.). A partire dal 1922 le comunicazioni tecniche curate dalla Regia stazione sperimentale per la carta e lo studio delle fibre tessili assumono una precisa fisionomia, divenendo un autonomo “Bollettino tecnico” di 8 pagine, diretto da Camillo Levi, e dedicato esclusivamente a problemi strettamente tecnici e scientifici (La rivista nel 1922, dicembre 1921).

I temi trattati non mutano però molto: alle “Questioni del giorno” (problemi dell’industria della carta, rapporti con il governo e con altre associazioni, ecc.) seguono con ampio spazio i problemi assicurativi e sindacali (cfr. Sciopero, aprile 1920; Le discussioni regionali delle paghe, giugno 1920, Le agitazioni operaie, luglio 1922); le già citate comunicazioni del “Bollettino tecnico”; le questioni riguardanti trattati e regimi doganali che, con la ripresa, lenta ma continua, tornano a rivestire un ruolo preponderante; per finire con la pubblicazione degli atti dell’Associazione dei fabbricatori di carta e con notizie e rubriche varie.

La rivista mantiene un atteggiamento di distacco nei confronti dei gravi avvenimenti politici che vanno maturando nel 1922, limitandosi a dichiarazioni generalmente favorevoli a un governo stabile e che garantisca la pace sociale (Il governo e gl’industriali, dicembre 1922). E anche in seguito gli interessi di categoria vengono anteposti a qualsiasi passione politica (cfr. Il momento politico, 15 febbraio 1924, in occasione delle elezioni; Conclusioni elettorali, 15 aprile 1924); dal 31 luglio 1924 verrà però nominato un nuovo gerente responsabile: Felice Radice.

Dal 1923 si ritorna alla cadenza quindicinale; in realtà la rivista si scinde in due parti: un fascicolo, comprendente argomenti generali economici e commerciali, recensioni di libri e alcune rubriche, si alterna con un fascicolo contenente il “Bollettino tecnico”, altre rubriche e il notiziario (Il nostro giornale nel prossimo anno, novembre 1923). Con il passare del tempo diminuisce, ovviamente, l’attenzione per le lotte operaie e cresce quella per le industrie affini, per la sempre più complessa legislazione del lavoro e, soprattutto, per le nuove possibilità di esportazione che sembrano aprirsi, seguendo le vie della politica, in Jugoslavia, Albania e in generale nei paesi balcanici e danubiani (Nuovi orientamenti dell’attività italiana, 31 luglio 1924; anche 15 agosto 1924 e 30 settembre 1924).

Dal 1925 aumenta il numero di pagine della rivista ed anche la pubblicità settoriale, mentre i due numeri mensili, se si esclude il “Bollettino tecnico”, tendono a divenire sempre più simili, assumendo un tono settoriale e molto specialistico ed evitando commenti generali sull’industria e sul paese, salvo tracciare un bilancio positivo della crescita economica italiana dopo tante difficoltà (Bilancio di fine d’anno, 31 dicembre 1925). Una delle questioni più dibattute resta quella sul dazio della carta, creato nel periodo prebellico per favorire lo sviluppo delle industrie cartarie in Italia, sospeso temporaneamente nell’immediato dopoguerra (senza conseguenze, perché i paesi tedeschi erano impossibilitati ad esportare) e infine ripristinato a bassi livelli nel 1923. Il regime fascista ora eleva il dazio da due a cinque lire oro, guadagnandosi il plauso degli industriali del settore (Ripristino del dazio per la carta da giornale, 31 marzo 1926). Grande rilievo assumono sempre le questioni sindacali e organizzative, anche a seguito delle disposizioni introdotte dal fascismo (cfr. La legge sui sindacati, 15 dicembre 1925; La nuova organizzazione industriale cartaria, 15 marzo 1926; La carta del lavoro, 1° maggio 1927; Riconoscimento giuridico delle federazioni nazionali, 1° agosto 1927). E tuttavia alla fine del 1927 si è costretti a tracciare un bilancio non del tutto positivo, anche a causa dello scarso sostegno dei lettori, e si decide di tornare alla cadenza mensile (Il nostro programma pel 1928, 15 dicembre 1927). Dal 1928 quindi la rivista acquista maggiore respiro: oltre ad occuparsi dei problemi specifici del settore, come ha sempre fatto, si impegna a lasciare spazio non solo ai produttori, ma anche ai trasformatori della carta, con rubriche di arti grafiche ed editoriali. Le rubriche, che seguono gli articoli principali e gli atti dell’Associazione, aumentano e divengono più fisse (“Listino dei prezzi”, “Rassegna dei mercati”, “In biblioteca”; “Movimento delle società”, “Notiziaro”, “Avvisi economici”; “Risoluzioni di controversie doganali”; “Giurisprudenza”; “Provvedimenti fiscali”). Prosegue la pubblicazione del “Bollettino della R. stazione sperimentale per la carta e lo studio delle fibre tessili”; ad esso si affiancano fascicoli mensili (che comporranno un libro) dedicati specificamente alle maestranze con propositi di formazione professionale, “Il quaderno del cartaio”, per il quale vengono sollecitati suggerimenti e consigli.

Per alcuni anni la rivista non subisce rilevanti mutamenti; da segnalare, sempre nel 1929, lo speciale servizio illustrato L’industria della carta in Italia all’inizio del 1928, luglio 1928 (con numerosi dati e grafici illustranti la situazione dell’industria nazionale rispetto agli altri paesi) e su problemi similari L’evoluzione dell’industria della carta in Italia, agosto 1928; I problemi della razionalizzazione, settembre 1928. A partire dal 1929 inizia una serie di articoli tecnici di Giulio Cesare Ciocchi (fra cui Note pratiche sulla collatura della resina, gennaio 1929) e si può dire che tutta la rivista acquisti un taglio ancor più tecnico e specializzato, evitando qualunque tema politico (fra le poche eccezioni cfr. La rappresentanza dell’industria cartaria in Parlamento, febbraio 1929). In campo sindacale si moltiplicano i comunicati ufficiali della Federazione, le leggi, i contratti stipulati, nonché gli articoli sulla legislazione del lavoro (La prevenzione degli infortuni nelle cartiere e negli stabilimenti, marzo 1930; L’assicurazione contro la tubercolosi, luglio 1930). Ugualmente interessanti, poi, i frequenti servizi su mostre e fiere del settore (ad es. L’industria della carta alla Fiera di Milano, aprile 1929; Il successo della IV Festa del libro in Italia, maggio 1930).

L’attenzione della rivista nel 1931 è catalizzata dal forte processo di concentrazione che avviene fra gli industriali della carta, coinvolgendo alcune fra le più note imprese (Cartiere Burgo, Vonwiller, Poggio Reale, Maslianico, Reali, ecc.). La creazione di tale consorzio, giudicata molto positivamente, ha lo scopo precipuo di limitare la sovrapproduzione di carta, sostenere i prezzi (cfr. Un notevole concentramento nell’industria cartaria italiana, febbraio 1931; Il nostro processo di concentramento, maggio 1931) e fare affermare la produzione italiana (La preferenza al prodotto nazionale, di F. Radice, gennaio 1931). Il fenomeno, dovuto oltre che a motivi interni alla grave crisi economica che coinvolge via via il paese, ripropone le annose discussioni sui livelli di produzione, sui prezzi e sui dazi doganali (Il ciclone doganale, gennaio 1932; Consistenza numerica dell’industria della carta, luglio 1932, con dati generali e tabelle illustrative; Riepilogando, di Quaerens, dicembre 1932). Da segnalare nel 1932 - anno in cui si riscontra un leggero mutamento nella grafica - anche l’articolo Il deposito obbligatorio delle pubblicazioni, settembre 1932, che segnala il nuovo obbligo di depositare ogni stampato in tribunale.

Nel 1933 la rivista appare particolarmente scarna di articoli e notizie generali e tecniche, dedicando il massimo spazio ai comunicati della Federazione e a notizie associative e sindacali. Riprende e si conclude “Il Quaderno del cartaio”, che era stato pubblicato saltuariamente; le stesse rubriche subiscano slittamenti e variazioni. Infine, nel dicembre 1933, l’articolo di F. Radice Congedo annuncia la fine della rivista, essendo scaduto il mandato affidatogli dall’editore per una rivista tecnico?economica, compito che spera di avere svolto al meglio e che lascia con una punta di malinconia. Allo stesso modo prende congedo il “Bollettino tecnico”, giunto al dodicesimo anno, ma con la speranza di potere continuare, sotto gli auspici della Federazione, in altra veste (Ai lettori, dicembre 1933). Dall’aprile 1947, sotto la direzione di Marisa Donvito, viene nuovamente pubblicata una rivista tecnica di categoria dall’Associazione italiana fra i fabbricanti di carte e cartoni che, pur su basi del tutto differenti, si richiama nel titolo alla più antica rivista «L’industria della carta».

E. Sc.

Raccolte: MI120: 1898-1933.