457. L'Industria elettrica

Sottotitolo Bollettino ufficiale dell'Associazione fra esercenti imprese elettriche in Italia.
Luogo Milano.
Durata Gennaio-febbraio 1911 (a. I, n. 1-2) - 31 dicembre 1918 (a. XIV, n. 12). Con l'ingresso nel 1914 la rivista, che avrebbe dovuto entrare nel suo IV anno di vita, riprende invece il computo degli anni dal 1905, ponendosi in continuità con il Bollettino dell'associazione esercenti imprese elettriche «L'Industria elettrica», iniziato nel 1905 sotto la direzione dell'ing. F.E. Fumero, entrando così col n. 1 del gennaio 1914 nel X anno di vita. Si trasferisce a Roma nel 1919.
Periodicità Mensile.
Direttore Vincenzo Patrocollo.
Gerente Umberto Giacomini poi Giovanni Pisani.
Editore Associazione fra esercenti imprese elettriche in Italia.
Stampatore Milano, Stab. della Soc. An. «La Stampa Commerciale».
Pagine Da 16 a 32 + 8 di inserzioni pubblicitarie.
Formato 29x21 cm.

Con la decisione di istituire una nuova e regolare pubblicazione periodica in luogo del vecchio «Bollettino» sorto nel 1905 sotto la direzione dell’ingegner Franco E. Fumero, gli organi direttivi dell’Associazione fra esercenti imprese elettriche in Italia danno vita agli inizi del 1911 al mensile «L’Industria elettrica» che, nella sua nuova forma, si propone di intensificare l’azione di previdenza, tutela e difesa dell’industria elettrica svolta dall’Associazione, mirando a diventare "una palestra feconda di discussioni per cooperare al perfezionamento degli impianti e allo studio - e preparazione - del materiale legislativo ed economico che dovrà dare migliore assetto alle imprese elettriche e renderle più rigogliose [...] procurando di fornire ai soci la più completa raccolta e rassegna di informazioni, notizie, elementi di fatto e dati statistici di carattere legislativo, giuridico, tecnico, finanziario e commerciale la cui conoscenza è indispensabile per gli Esercenti" (I nostri proponimenti, gennaio-febbraio 1911).

Le principali rubriche nelle quali è articolato il bollettino sono: "Atti dell’A.E.I.E", con cui tiene regolarmente al corrente i lettori delle attività e delle manifestazioni ufficiali del sodalizio; "Cronaca del movimento finanziario delle Società esercenti l’industria elettrica", contenente sunti delle relazioni dei consigli d’amministrazione e dei collegi sindacali, informazioni su scioglimenti, liquidazioni o costituzioni di nuove società, sul loro stato patrimoniale, emissioni di azioni e obbligazioni ecc. (a complemento di tali notizie si vedano le raccolte di dati relativi all’entità totale dei capitali investiti nelle industrie elettriche pubblicati annualmente sotto il titolo I capitali investiti nelle industrie elettriche, "per dare un’idea concreta della posizione attiva che esse occupano nel complesso della vita economica del paese"); "Le nuove concessioni e i nuovi impianti", sulle nuove concessioni di condutture elettriche e sulla costruzione o ampliamento di impianti idroelettrici per trasporto di energia a scopo di illuminazione e forza motrice; "Rassegna del mercato dei metalli e dei carboni"; "Annunzi vari", con l’elenco degli attestati di privative industriali elettriche comunicati dalla Società italiana brevetti in Roma e "I valori delle industrie elettriche alle borse italiane". La rubrica alla quale viene destinato però più ampio spazio, concordemente alla linea già adottata negli anni precedenti, è "Giurisprudenza e legislazione", affidata all’avvocato Camillo Giussani, che riferisce sulle principali questioni di diritto interessanti l’industria elettrica, quali: l’efficacia e l’estensione di concessioni e clausole di monopolio accordate dai comuni ad esercenti l’industria della distribuzione dell’energia elettrica; l’ingerenza dei comuni nella disciplina degli impianti ed esercizi di distribuzione dell’energia elettrica e diritto delle pubbliche amministrazioni all’imposizione di canoni per occupazione di suolo pubblico; norme e disciplina per la determinazione della tassa sul consumo dell’energia elettrica; controversie con privati proprietari per l’imposizione e l’esercizio della servitù di passaggio delle condutture elettriche; controversie relative all’applicazione dell’imposta di ricchezza mobile sui canoni di derivazione d’acqua.

Collabora alla stesura degli scritti pubblicati su «L’Industria elettrica» una nutrita schiera di ingegneri, professori, avvocati e industriali "che conoscono a fondo le manchevolezze, i bisogni e le esigenze delle imprese elettriche", quali Mario Bonghi, Domenico Civita, Carlo Clerici, Filippo Danioni, Angelo Della Riccia, Franco Ernesto Fumero, Camillo Giussani, Guglielmo Mengarini, Carlo Montù, Sereno Rumi, Guido Semenza, Luigi Zunini. La direzione della rivista viene invece affidata a Vincenzo Patrocollo, che firma i più significativi articoli di natura economica pubblicati sulle sue pagine: in particolare, molti dei suoi interventi si propongono di tracciare le strategie necessarie all’industria della produzione e della distribuzione dell’energia elettrica per non soccombere alla crisi industriale che in quegli anni investe vari settori dell’economia italiana rallentandone lo sviluppo. Pur riconoscendo, infatti, all’interno di questa congiuntura economica negativa, la posizione privilegiata dell’industria elettrica rispetto ad altri settori produttivi, "poiché essa fornisce la forza motrice e tiene e osserva, per così dire, il polso alle altre industrie, e non può necessariamente non risentirne le oscillazioni, è evidente che queste favorevoli condizioni non possono che essere in parte soltanto di carattere permanente e duraturo [...] Una delle vie tracciate per l’industria elettrica è rappresentata dalle nuove applicazioni da adottarsi ai bisogni preesistenti o da crearsi per le nuove esigenze che si manifestano nello sviluppo delle industrie, del commercio e della vita cittadina (V.P., La crisi industriale e i nuovi campi delle applicazioni elettriche, marzo 1911). Uno dei principali campi da conquistare con l’elettricità risulta pertanto essere quello dell’elettroagricoltura, applicazione in grado di aprire non solo nuovi orizzonti all’impiego dell’energia elettrica e di giovare direttamente all’economia nazionale, ma foriera anche di vantaggi di ordine morale, come quello di "far affezionare i coloni ai fondi resi più produttivi, e di mettere così un freno all’emigrazione, che va spopolando le nostre campagne in modo sempre più impressionante" (ibidem; approfondiscono inoltre l’argomento gli articoli di F.E. Fumero, L’elettricità alla conquista delle campagne, gennaio-febbraio 1911 e D. Civita, L’elettricità e l’agricoltura, dicembre 1916). Oltre alla conquista della terra vengono individuati altri campi nei quali poter agevolmente sfruttare le principali caratteristiche di continuità, diurna e notturna, degli impianti elettrici, quali le applicazione per la trazione ferroviaria e tramviaria (V.P., Lo sviluppo dell’industria elettrica con la trazione ferroviaria, ottobre 1911; V.P., La trazione elettrica sulle reti ferroviarie italiane, novembre 1913), per l’elettrochimica e l’elettrometallurgia (E. Carcano, Il problema elettrosiderurgico in Italia, ottobre 1911), per i servizi dell’esercito (Le applicazioni dell’elettricità ai servizi dell’esercito in Italia, giugno 1912 e sgg.), per la miriade di piccole industrie casalinghe come "le piccole filande, i telai domestici, le macchine a cucire, le lisciviatrici elettriche ecc., senza dire delle moltissime altre applicazioni complementari per la casa e per l’uomo che potrebbero diventare potenti ausiliarie dello sviluppo per il maggiore impiego dell’elettricità, quando si riuscisse a far sopprimere la irrazionale ed elevatissima tassa governativa che il fisco applica alla elettricità adoperata per il riscaldamento" (V.P., La crisi industriale, cit.). Le richieste di abolizione della tassa sull’energia elettrica impiegata a scopo di riscaldamento privato e di perequazione della tassa sui sistemi di illuminazione con quella del gas costituiscono inoltre l’oggetto di numerosi scritti tesi a dimostrare gli effetti dannosi che l’eccessiva pressione fiscale produce su queste particolari applicazioni dell’elettricità (D. Civita, Il riscaldamento elettrico e le tasse, luglio 1911; V.P., Per la riforma della tassa sull’energia elettrica, febbraio 1913 e, sullo stesso numero, Relazione per la riforma della tassa sull’energia elettrica approvata dal Consiglio della Camera di commercio di Milano.

Altre questioni affrontate sulle pagine del periodico sono quella della protezione doganale delle forze idroelettriche nazionale (non esistendo "nessuna delle leggi in vigore che ne tutela i prodotti, sia nell’ipotesi del trasporto oltre i confini del Regno dell’energia elettrica ricavata da forze idrauliche italiane, sia soprattutto in quella dell’introduzione nello Stato di forze idroelettriche generate all’estero"; Per la protezione delle forze idroelettriche nazionali, luglio 1911 e, sempre sull’argomento V.P., Sull’importazione in Italia delle forze idroelettriche dall’estero, aprile 1913), e della municipalizzazione dei servizi che si riferiscono all’industria elettrica (in una serie di articoli nei quali, pur dichiarando di non avere "preconcetti" sull’argomento, vengono continuamente messi in evidenza "i problemi particolari inerenti alla municipalizzazione [...] tra i quali primeggia anzitutto quello della capacità e attitudine economica e tecnica degli enti pubblici nella gestione delle aziende municipalizzate", Le aziende elettriche municipalizzate, luglio 1914 e sgg.; si segnala inoltre l’articolo di questa lunga serie pubblicata nell’ottobre 1914, contenente dati statistici tratti dalla relazione della Commissione reale per l’applicazione della legge sulla municipalizzazione dei pubblici servizi, dati comprendenti, limitatamente agli impianti elettrici e alle tramvie elettriche, "il movimento che ebbero queste speciali municipalizzazioni, e soprattutto l’entità dei capitali che vi furono investiti, in tutto il periodo decennale dalla pubblicazione della legge 29 marzo 1903 all’anno 1912").

Per quanto poi riguarda la trattazione di tematiche di natura tecnica, un lungo articolo di G. Semenza (aprile 1913 e mesi successivi) - in cui vengono prospettati il quadro dei più recenti progressi tecnici raggiunti in questo campo e le più probabili previsioni sul futuro evolversi dei mezzi per produrre l’energia e degli organi e dei dispositivi per la sua utilizzazione (cfr. L’indirizzo attuale dell’elettrotecnica nelle sue principali manifestazioni) - risulta essere l’anticipazione della nuova rubrica, "Notizie - Commenti - Consigli", che vede la luce nel 1914 a cura dello stesso studioso, nella quale viene data notizia di tutte le novità e delle modificazioni tecniche più importanti relative ai procedimenti elettrotecnici industriali, alla costruzione ed esercizio degli impianti, agli inconvenienti che si possono manifestare negli stessi e ai rimedi per ovviarli.

Nel 1914, per quanto definitivamente radicata nel sistema economico nazionale, l’industria elettrica si trova ancora in un contesto di relativa arretratezza: la guerra viene a rappresentare così un fattore esterno di cambiamento, permettendo uno sviluppo autarchico delle imprese in una economica temporaneamente chiusa. Già prima dell’ingresso in guerra dell’Italia, durante la sua condizione di neutralità, dagli articoli pubblicati su «L’Industria elettrica» emerge da parte dell’Associazione la volontà di affrontare il problema dell’emancipazione dell’industria e della produzione dell’energia elettrica dalla sua soggezione all’estero, soprattutto per quello che riguarda la sostituzione "ovunque è possibile, del suo carbone bianco al carbone nero forestiero" (L’utilizzazione delle acque pubbliche e l’attuale situazione economica in Italia, ottobre 1914 e, sempre sulla questione, Gli esercenti imprese elettriche nell’attuale situazione politico-economica dell’Italia, novembre 1914 e sgg.; Il consumo di carbone nella produzione di energia elettrica in Italia, giugno 1915; D. Civita, L’avvenire degli impianti idroelettrici in Italia, agosto 1916).

Anche per quanto riguarda la produzione di materiale e di macchinari per le centrali elettriche, la guerra, determinando la scomparsa della concorrenza tedesca e cospicue commesse di materiale bellico, dà luogo a un processo di sostituzione delle importazioni che porterà le imprese italiane a controllare quote di mercato sempre più ampie. A questo proposito, si segnalano quindi gli scritti: Per l’indipendenza delle industrie elettrotecniche nazionali, giugno 1915, che affronta la questione dalla creazione ed esercizio degli impianti elettrici per la produzione e distribuzione dell’energia, all’esame delle cause che hanno ritardato lo sviluppo dell’industria nazionale del macchinario e delle piccole apparecchiature elettriche e V.P., Per la protezione e lo sviluppo delle industrie elettromeccaniche nazionali, luglio 1915, nel quale vengono riassunte le deliberazioni adottate in proposito dall’Associazione, quali "fare opera di propaganda, con tutti i modi e sotto tutte le forme possibili, perché chi acquisti materiale elettrico dia la preferenza assoluta alla produzione nazionale; indurre il governo, la provincia e i comuni ad apprezzare tutta l’importanza che ha per l’economia nazionale l’adottare, per tutti i bisogni dei loro impianti, della guerra, della marina, delle amministrazioni pubbliche, i materiali costruiti nel Paese, anche se dovessero pagarli relativamente di più; fare opera presso il governo perché il materiale elettrico goda per qualche tempo di una razionale ed equa protezione; sforzarsi perché i prodotti nazionali divengano, per qualità, comparabili e superiori a quelli provenienti dall’estero; curare specialmente il miglioramento delle scuole professionali".

Durante gli anni del conflitto, il bollettino si occupa prevalentemente dell’analisi dei provvedimenti governativi per agevolare lo sviluppo della produzione e distribuzione dell’energia idroelettrica, quale il decreto luogotenenziale sull’abolizione della tassa sul riscaldamento (febbraio 1916), quello sulla limitazione del consumo di energia (marzo 1916) e quello concernente le derivazioni di acque pubbliche (28 febbraio 1917 e sgg.), definendoli in più occasioni "dannosi" al progresso e allo sviluppo delle imprese elettriche, in quanto "l’opera del governo non fece che aumentare ingiustificatamente il danno che la guerra aveva creato" (G. Semenza, La difesa avvenire delle imprese elettriche, aprile 1917).

Il 31 dicembre 1918, con una nota indirizzata Agli esercenti imprese elettriche e ai collaboratori de «L’Industria elettrica», il direttore Vincenzo Patrocollo dà l’annuncio del trasferimento a Roma della sede dell’Associazione e del conseguente trasferimento della sede direttiva e amministrativa della rivista che ne costituisce l’organo ufficiale.

C. Ro.

Raccolte: MI120: 1911-1918.