53. Annali universali di tecnologia, di agricoltura, di economia rurale e domestica, di arti e di mestieri
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Luogo | Milano. |
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Durata | Luglio 1826 (vol. I, n. 1) - 27 dicembre 1859 (s. V, n. 51). Non viene pubblicato il fascicolo del 7 giugno 1859. |
Periodicità | mensile poi alternativamente bimestrale e trimestrale poi alternativamente bimestrale e mensile poi settimanale. |
Direttore | Luigi Bossi poi Ignazio Lomeni poi Felice Dossena poi Francesco Peluso poi Giovanni Bizzozero. |
Editore | Editori degli «Annali universali di medicina, di statistica ecc.» poi Editori degli «Annali universali delle scienze e dell'industria» poi Francesco Cardani (proprietario). |
Stampatore | Milano, G.G. Destefanis poi F. e P. Lampato poi Società degli Editori degli «Annali universali delle scienze e dell'industria» poi Tipografia della Società per la pubblicazione degli «Annali universali». |
Pagine | Da 64 a 160 (I s.) poi da 52 a 184 (II e III s) poi da 32 a 36 (IV s.) poi da 8 a 12 (V s.). |
Formato | 22x14 cm poi 23x15 cm poi 34x23 cm. |
Note | Contiene alcune tavole di progetti, disegni, macchine e invenzioni; alla s. IV è talora allegato un supplemento «Il Giardiniere», compopsto da 16 a 32 pagine. |
Il periodico, a carattere tecnico-scientifico e in particolare agronomico, comprende anche scritti di economia, con articoli e saggi accurati e specifici destinati ad un pubblico selezionato (alcuni testi sono in francese). È certamente la più completa pubblicazione lombarda di agronomia della prima metà dell'Ottocento, anche se in essa manca qualsiasi spunto di analisi sociale. Per il direttore, conte Luigi Bossi, la tecnologia alla quale sono prima di ogni altro argomento dedicati gli «Annali» è la "scienza generale o piuttosto la filosofia dell'arte o delle arti" e non riduttivamente "l'insegnamento di una o più arti meccaniche o chimiche" (Cenni generali intorno alla tecnologia, nell'introduzione al primo volume). "L'attenzione del tecnologo - prosegue Bossi - dee dirigersi sopra il mezzo più potente che ora ci è dato per aumentare la nostra proprietà individuale, cioè su i soccorsi che alle arti prestare possono i lumi della scienza": la tecnologia "rende conto in generale delle operazioni dell'industrie, delle loro cause, dei loro effetti, dei loro risultamenti, e in questo modo può renderne più rapidi e più luminosi i progressi. Tutte le scienze fisiche e matematiche entrano per qualche parte in questo rendiconto generale [ ] Non avvi classe alcuna della società che approfittare non possa dell'insegnamento della tecnologia, poiché questa scienza si collega con tutti gli interessi nostri e con tutti i nostri bisogni".
Obiettivo degli «Annali» è dunque quello di rendere diffuso e "per così dire, popolarizzato lo studio della tecnologia". Essa "debb'essere assistita dai lumi della storia naturale, della fisica, della chimica, della geometria e massime della descrittiva". Bossi suddivide infine le arti in "tre grandi classi o rami principali dell'insegnamento tecnologico": "Le arti meccaniche e di calcolo, le arti fisiche e chimiche, e le arti agricole o agrarie"; il complesso delle prime costituisce l'industria manifatturiera, delle seconde la produzione di energia, delle ultime l'industria agraria.
L'ispirazione in senso lato illuministica del periodico è rinvenibile in numerosi dei suoi scritti e più palesemente nella riedizione del Dialogo sull'agricoltura già nel «Caffè», 1764 (nel volume V, luglio, agosto, settembre e ottobre 1827). Nei vari fascicoli, poi, è più volte patrocinato un valido e diffuso insegnamento delle arti economiche per contribuire al loro sviluppo: il periodico afferma la necessità "di ben dirigere e di accrescere l'industria [ ] col mezzo di una opportuna educazione" (Sulla educazione industriale, vol. I, luglio, agosto e settembre 1827), pubblica un articolo Su la necessità di far entrare nell'istruzione pubblica l'insegnamento dell'agricoltura (ivi) e presenta un estratto del discorso del presidente di una società agricola francese intitolato Della necessità dell'insegnamento scientifico dell'agricoltura (vol. VII, secondo semestre 1828). "Nella sola agricoltura" si afferma nel secondo articolo citato, è riposto l'"unico fondamento" dell'industria meccanica e manifatturiera, ma in Italia "appena qualche raggio di luce si sparse dai Georgofili di Firenze, dalla Società Patriotica di Milano" e "soltanto al cominciare di questo secolo, formaronsi alcune Società di agricoltura le quali ancora in parte sussistono, ma prive di mezzi di esperimento e di osservazione, o poco attive, scarse nono tuttora in proporzione del bisogno, e que' felici effetti non producono che se ne potrebbero desiderare".
I contenuti della prima annata della rivista sono divisi in arti chimiche (sull'illuminazione a gas, combustibili, trattamento dei metalli e dei legnami, preparazione di prodotti come l'inchiostro, tintura, conciatura, vinificazione, modi di disinfettare, nuovi materiali e nuovi metodi per fabbricarli); economiche (sulle migliorie all'industria agricola); meccaniche (sui nuovi telai, vetture, soluzioni per l'industria meccanica e tipografica); miscellanee (su nuove opere, manuali, esposizioni, premi, brevetti e lavori accademici); agricoltura (sul raccolto dei bachi da seta e del grano, metodi di coltivazione e concimazione, malattie delle piante, botanica ed enologia); economia rurale (prezzi dei prodotti agricoli, situazione dei coltivatori, stato della manifattura della seta greggia nel Lombardo-Veneto, allevamento); economia delle foreste ( conservazione e taglio dei boschi); orticoltura. Con la seconda annata le materie sono raccolte in tre rubriche: "Agricoltura, economia rurale e domestica" (con articoli sullo stato dell'agricoltura nei paesi europei), "Arti e mestieri" (con articoli su scoperte, invenzioni e progressi) e "Miscellanee". Successivamente in quattro parti: "Memorie, relazioni ed analisi delle opere d'agricoltura, orticoltura, industria ed arti economiche"; "Invenzioni e scoperte relative all'agricoltura, all'industria ed arti economiche"; "Bibliografia"; "Premj e programmi".
Collaborano alla rivista studiosi, accademici, coltivatori e innovatori, anche inglesi e francesi: nella I serie fra gli altri Giacomo Filippo Beauvan, Domenico Berra, Giovanni Antonio Bianchetti, Antonio Biffignandi, Matteo Bonafous, Alessandro Bornholz, Eligio Corti, Riccardo Evans, Luigi Gall, Francesco Gera, Giovanni Malam, Giuseppe Manetti e Rocco Ragazzoni. Dal vol. XII, primo semestre 1831, un sottotitolo informa che gli «Annali» sono compilati dai signori conte L. Bossi, dott. Ignazio Lomeni, professori Malacarne e Majocchi e dottori A. Bassi e fratelli Manetti ecc.".
Fra gli scritti di maggiore interesse, un lungo "Discorso" non firmato, Del partito che l'Italia può trarre dalle nuove invenzioni e scoperte, e dai più recenti lavori scientifici degli oltramontani (gennaio, febbraio e marzo 1827). Nella "Conclusione" alla rassegna di articoli divisi per argomenti, dal titolo Cenni sui giornali e sulle opere periodiche di agraria che si pubblicano in Italia (luglio, agosto, settembre e ottobre 1827), Luigi Bossi afferma che "comparativamente alla Francia, all'Inghilterra e alla Germania scarso tuttora è il numero delle nostre opere periodiche d'agricoltura" né "si veggono almeno nel corso di un biennio nuove invenzioni di molta importanza fatte in Italia relativamente alla materia agraria"; quanto ai quattro fogli presi in esame («Il Propagatore» di Torino, gli «Archivj del proprietario e dell'agricoltore» di Piacenza, il «Giornale agrario toscano» di Firenze e «Il Fattore di campagna» di Bologna), essi sono "stesi con chiarezza, e in generale diretti al giovamento della classe degli agricoltori anche meno istrutti [ ] colla cooperazione di persone istrutte e ben versate nella materia agraria e di rustica economica, può sperarsi che anche l'Italia si scuota da quella specie di letargo in cui giace sin'ora".
Ancora Bossi, in Insegnamento individuale (primo semestre1829) scrive che in Francia "il cel. Carlo Dupin [ ] ha ora pubblicato uno scritto intorno gli effetti prodotti sulla prosperità di quel regno dall'insegnamento popolare della lettura, della scrittura e dell'aritmetica, della geometria e della meccanica applicate alle arti". Segue una rassegna sullo stato dell'insegnamento popolare in altri paesi d'Europa, per chiedersi poi: "Come mai non si forma nell'Italia una società, che con una leggerissima annua contribuzione provveda alla istruzione della classe degli operai che ne ha maggiore bisogno, e quindi all'incremento dell'industria o del traffico, e favoreggi sempre più i progressi della prosperità nazionale?".
Nella seconda serie il periodico è diretto da Ignazio Lomeni, medico e proprietario terriero, appassionato di agronomia e socio di numerose accademie agrarie. I contributi più assidui sono di Angelo Bellani, Vincenzo Giolo, Giuseppe Manetti, Antonio Manganotti e Paolo Racchetti, ma vi pubblicano scritti anche Lodovico Balardini, Michele Balsamo Crivelli, Paolo Beltrami, Emilio Bertone di Sambuy, Giuseppe Bonjean, Ottabio Cagnoli, Ignazio Cantù, Antonio Cattaneo, Filippo De Jorio, Maria De Londonio-Frapolli, Gerolamo Ferrari, Bartolomeo Galli, Nicolò Cesare Garoni, Leopoldo Groeller, Luigi Mari, Giambattista Pagani, Giuseppe Pinamonti, Antonio Ramognini, Bartolomeo Rosnati, Giuseppe Sacchi (sull'istruzione agraria), Giulio Sandri, Faustino Sanseverino, Francesco Saverio Sorsa e Lineo Tagliabue. Dal vol. VI (ottobre, novembre e dicembre 1836) è allegata un'ampia appendice letteraria, con saggi bibliografici di letterature italiana e straniere.
Sempre più frequenti divengono via via le citazioni da altri giornali specializzati italiani («L'Annotatore friulano», «Il Giardiniere» , «L'Incoraggiamento», «Il Repertorio d'agricoltura», oltre agli «Annali universali di statistica») e stranieri («Journal d'agriculture» e «Revue orticole») a discapito dei contributi originali. Fra questi ultimi, rilevanti appaiono un articolato "studio economico" di Dossena intitolato Dei grandi dissodamenti in Lombardia (s. II, vol. XVI, agosto 1841) e il Piano di un Istituto di educazione ed ammaestramento teorico-pratico pei giovani che intendono consacrarsi all'agricoltura ed all'amministraizone economica delle faccende e produzioni campestri; proposto dal sacerdote Ferrante Aporti, con un'appendice di Giuseppe Sacchi per l'applicazione di questo piano ai Comuni del Regno Lombardo-Veneto (s. II, vol. XVII, gennaio 1842). Nella rubrica mensile "Notizie campestri lombarde", poi, sono contenute relazioni accademiche, notizie di conferenze e congressi agrari oltre a lettere aperte inviate dei lettori.
La rivista polemizza più volte con la stampa di educazione agraria «L'Amico del contadino», della quale riconosce sì l'utilità, ma depreca pure l'abitudine di "ricopiare da fogli anche d'oltremonti nozioni estranee allo scopo principale" e di contenere "predichette morali": si vedano per esempio le Riflessioni sopra diversi argomenti di agronomia e di economia domestica contenuti nel giornale intitolato «L'Amico del contadino», di Angelo Bellani (s. II, vol. III, marzo 1845), che come altri articoli analoghi confutano punto per punto gli scritti e i consigli qui riportati segnandone errori e lacune. Lo stesso Bellani è autore di un'altra polemica rivolta ai "tanti giornali agrarj che si pubblicano" anche se "le scoperte veramente utili che si possono fare nei limiti di questo nostro giornale, e specialmente pel regno Lombardo-Veneto, sono ben poche" (Esposizione di alcune contraddittorie opinioni vigenti intorno la tecnologia, l'agricoltura e l'economia rurale e domestica, s. II, vol. VII, gennaio 1847).
Alla morte di Lomeni, diviene compilatore Felice Dossena e il giornale entra nella III serie, la cui unica novità rispetto al passato è un indice degli articoli per mesi anziché per argomenti, e quindi meno pratico da consultare. In seguito la pubblicazione viene assunta da Francesco Peluso che cambia il titolo e l'impostazione, rimarcando che "poi che la grande massa della popolazione sentì il bisogno di conoscere meglio gli ammaestramenti della scienza [ ] le opere periodiche sono divenute il mezzo più acconcio alla chiarezza, all'efficacia del suo ministero": infatti "un giornale ha sopra tutti gli altri libri questo vantaggio che riunisce l'opera di molti, sì che l'erudizione che raccoglie è sempre vasta e svariata" (Poche righe d'introduzione, 1 gennaio 1854). I suoi «Annali» sono allora "il fedele espositore" di tutte quelle "mire", quei "ritrovati" e i "consigli" che sapranno offrire i coltivatori. L'obbiettivo è ribadito due anni più tardi: "Diffondere più che sia possibile le utili cognizioni, le novità, il sano giudizio di tutto ciò che in fatto d'agricoltura e d'orticoltura si conosce e si opera qui e altrove", con l'aggiunta di "que' miglioramenti che il procedere delle industrie e delle cognizioni ogni giorno discopre" (Al lettore, vol. V, 1856).
Gli articolo riferiscono di vari argomenti tratti dalla scena italiana (coltivazione dei bozzoli, combustibili, effetti del clima, miglioramento e conservazione dei prodotti, malattie di piante e animali, macchine per la coltivazione della terra, cattedre d'insegnamento d'agraria, incrocio di razze vegetali, piscicoltura) e dall'estero (economia rurale, coltivazioni e allevamento in Francia, Inghilterra, Scozia, Istria, Algeria, Europa meridionale); vi compare anche il saggio su La proprietà fondiaria e le popolazioni agricole in Lombardia. Studj economici di Stefano Jacini. Vi sono poi tre rubriche fisse, "Bollettino agrario" (riferisce mese per mese oppure ogni quindici giorni dello "Stato delle coltivazioni nella Lombardia"), "Cronaca d'orticoltura" (norme su come formare un giardino e nozioni di apicoltura e meteorologia) e "Il Giardiniere. Annali d'orticoltura" (rassegna di piante, fiori, frutti e ortaggi).
Collaborano ora alla rivista, fra gli altri, Michele Balsamo Crivelli, Emanuele Bonzanini, Pietro Magretti, Gaetano Martignoni, Antonio Reschisi e Giovanni Rossina. Si citano inoltre scritti di altri periodici sia italiani che stranieri («Il Coltivatore», «Revue contemporaine», «Moniteur» e altri).
La serie V, caratterizzata da una nuova trasformazione nel titolo, è annunciata da un manifesto diffuso il 15 dicembre 1857 nel quale si propone "di venir in ajuto una volta alla settimana dell'agricoltura", riportando "le speculazioni agrarie di ogni scrittore dal più semplice al più erudito" (Al lettore. Modo che ci proponiamo di tenere nel corso di questo giornale, 5 gennaio 1858). Per raggiungere lo scopo dichiarato di diffondere tali letture "fra ogni sorta di campagnuoli", il compilatore, ancora Francesco Peluso, amminisce che "qui non si tratta di parer eruditi" e invita pertanto i collaboratori a "scrivere come si parla"; "Noi terremo per lo più una via bassa e umile, supporremo che il lettore non sia mai troppo erudito, affinché quegli che lo è davvero non ci scapiti che di un po' di noja, e i più ci trovino il fatto loro. Anche le parole colle quali cercheremo di metter innanzi le nostre idee", ribadisce, "voglione essere le più semplici e più chiare che si possano".
Segue un'altra enunciazione di principio, stavolta sui criteri di selezione dei contenuti: "Cose le quali manchino di fondamento scientifico non le esporremo mai"; "daremo poca attenzione a [ ] eleganza e poesia agraria; i fatti principali, le quistioni più importanti che vanno a mirare dirittamente la riescita di un negozio o di una coltivazione saranno quelle che occupar devono la maggior parte di questi fogli ed essere argomento delle letture". Scendendo nel dettaglio degli scritti, Peluso intende porre "grande attenzione ad una succinta descrizione dello stato della campagna preso in diversi punti del nostro territorio [ ] a questo aggiungeremo le risultanze dei mercati, l'oscillazione delle diverse contrattazioni. Di tratto in tratto poi qualche descrizione di coltivazioni visitate sul luogo". Da ultimo, "tutti gli articoli saranno firmati dagli autori" o "almeno colle iniziali".
Lo schema del giornale comprende rubriche fisse di agricoltura, cronaca agraria, commerciale (con il listino della Borsa di Milano e il prezzo dei grani sul mercato milanese) e rurale, bibliografia (con una rassegna di opere periodiche del settore) ed economia rurale. Imponente l'elenco dei collaboratori riportato nella testata di ogni numero: vi compaiono, oltre a quelli già citati, Carlo Ambrosoli, Filippo Bignami, Luigi Boldrini, Gaetano Cantoni, Leone Ceresa, Luigi D'Arco, Carlo e Giovanni Dell'Era, Carlo Scalini, Adolfo Schor, Francesco Spreafico, Filippo Stabilini, Giuseppe Visconti Venostra e Carlo Vittadini.
La rivista continua ad incontrare il favore del pubblico se Peluso scrive che "certo nessun giornale, che burlevole non sia, ebbe tanti associati quanto questo nel prim'anno di sua esistenza" (Al lettore, 28 dicembre 1858). Nella stessa occasione il compilatore annuncia di dover rinunciare "per [sue] circostanze particolari" al suo incarico; resterò comunque in veste di collaboratore. Il successore, Giovanni Bizzozzero, esordisce ribadendo il "favore morale e materiale che trovo" e confermando che "gli interessi dell'agricoltura, precipua fonte di ogni nostra ricchezza, saranno come prima rappresentati dal Mutuo Soccorso" tramite la sua rete di corrispondenti dalle diverse province (Ai lettori, 4 gennaio 1859). Ma col nuovo anno il settimanale allarga la sfera dei suoi interessi: "All'intento di viemeglio estendere la sua sfera d'azione, il Mutuo soccorso toccherà delle industrie e scoperte, ove l'affinità d'argomento lo richiesada e ove l'evidente utilità lo renda opportuno [ ]. Anche delle ferrovie, di questo potentissimo elemento di commercio, ricchezza e civiltà, si occuperà ogni qualvolta abbia la certezza di tornare così utile ed accetto". Ancora, la Società di Mutuo soccorso contro i danni della grandi avrà con esso il suo "interprete presso al pubblico" e potrà esporre "i fatti più salienti sì dell'andamento interno che delle relazioni esterne di questa Società".
Nei suoi due anni di vita, la serie V del giornale non esce solo una volta, il 7 giugno 1859; dal numero successivo, il 23 del 14 giugno, fa la sua comparsa una "Rivista settimanale" degli avvenimenti politici, destinata a proseguire sino al 27 settembre (n. 38).
A. Ac.
Raccolte: MI120: 1826-1859.
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