685. Lo Stato economico

Sottotitolo Monitore popolare degli interessi economici nazionali. Rassegna indipendente di finanza, commercio, marina, assicurazioni, banche, industrie, colonie, trasporti, emigrazione poi Monitore popolare indipendente degli interessi economici d'Italia.
Luogo Milano.
Durata 1°/10 luglio 1914 (a. IX, n. 20) - 5 febbraio 1921 (a. XVI, n. 2*). Il giornale nasce a Roma e si trasferisce a Milano dal 1° luglio 1914.
Periodicità Decadale poi quindicinale.
Direttore G. Coco Bonanno poi nessuno, poi G. Coco Bonanno.
Gerente Pietro Paganini poi Giuseppe Invernizzi.
Stampatore Milano, Stabilimento Lito-tipografico G. Abbiati poi Stab. Tip. Milesi e Nicola poi Milano-Varese, Industrie grafiche Amedeo Nicola e compagni.
Pagine Da 8 a 16.
Note Reca talvolta una sovraccoperta di inserzioni commerciali.

Il periodico è una rivista di economia politica, credito e finanza dal piglio decisamente nazionalista. Come si evince dalla testata, il giornale è il “rappresentante per l’Italia de «La Côte générale» di Parigi, […] il più grande giornale finanziario d’Europa”; ha succursali a Genova, Roma e Catania: e proprio in quest’ultima sede si trasferisce la direzione generale dal giugno 1915 al gennaio 1919.

Molti degli articoli sono firmati con pseudonimi (dietro Siculus si cela il direttore, G. Coco Bonanno); del corpo redazionale fanno parte fra gli altri Adolfo Bancini Vella, Gino Bassi, Ludovico Bona, Attilio Bronzati, Nicola Cané, Maria Ida Coco, Giulio Contenti, Anna De Blasi, Cesare Lottini, Ottorino Malli, Giovanni Oggioni, Gaetano Perotti, Attilio Rizza e alcuni collaboratori stranieri, i cui articoli sono pubblicati in inglese.

Caso raro per questo genere di pubblicazioni, la prima pagina reca spesso una grande vignetta satirica riferita alla politica o all’economia; molte le caricature, opera di Giovanni Rosa. Le rubriche fisse riguardano la marina, gli istituti di credito, le assicurazioni e le società commerciali ed industriali.

Negli anni della Grande guerra il giornale si occupa degli avvenimenti bellici dal punto di vista economico-finanziario, analizzando le ripercussioni del conflitto per l’Italia sui mercati, sulle valute, sugli accordi commerciali e di qui sulla politica estera: cfr. Lo sbilancio commerciale, 10-20 luglio 1914; La guerra e le banche straniere in Italia, 1°-10 agosto 1914; Il fattore bancario della politica estera italiana, ibidem; Finanza e guerra, 11-31 agosto 1914; La guerra e il problema dell’alimentazione, 1°-15 settembre 1914; La gravissima questione granaria, 5-10 novembre 1914; Contrabbando di guerra, ibidem; e I traditori della patria (La questione siderurgica e l’esportazione dei cereali), 1°-10 dicembre 1914.

Inoltre conduce una serie di inchieste sui bilanci presentati dalle banche italiane per il 1913 (11-31 agosto 1914) e Le banche italiane nella triste ora presente, 16-30 settembre 1914), su L’industria siderurgica, metallurgica e meccanica in Italia, 11-20 novembre 1914, e sulla potenza militare italiana, raffrontata a quella dei paesi belligeranti (Il problema marittimo dell’Italia, 10-20, 21-31 luglio 1914).

Ma l’argomento sul quale il periodico concentra la sua forza polemica è – nei mesi precedenti l’intervento italiano nel conflitto – il ruolo dei capitali esteri, in particolare tedeschi e austriaci, nelle maggiori banche nazionali. Moltissimi gli interventi in proposito, tra i quali Il capitale straniero e le banche cosiddette italiane, 11-31 ottobre 1914; I pericoli della penetrazione tedesca e gli effetti della guerra, 1°-15 gennaio 1915; Il predominio tedesco in Italia dal 1894 ai nostri giorni, febbraio 1915, supplemento; G. Roberto Fantini, Della intromettenza forestiera nel campo assicurativo, 1°-15 e 16-30 aprile 1915; Per emanciparci finanziariamente dalla Germania, agosto 1915. Ancora in tempo di neutralità, la rivista propugna con toni da crociata l’“indipendenza” delle “energie nazionali... contro tutte le forme d’infiltrazione straniera”: “Fuori i barbari dalla nostra finanza da anni asservita alle cupide voglie teutoniche; fuori i barbari dalle nostre industrie fiorenti e dai nostri commerci rigogliosi, tenuti per i capelli dalla speculazione straniera” e arriva a definire la sua una “battaglia di liberazione economica” dalla “piovra dai cento tentacoli” com’è raffigurata tale “speculazione straniera” nelle vignette satiriche (Per l’anno 1915. Ai lettori, agli amici, 11-20 dicembre 1914).

Bersaglio preferito del “monitore popolare” diviene così la Banca commerciale italiana, caso esemplare del paradosso tanto vivacemente denunciato. La vita dell’istituto di credito viene seguita passo dopo passo, atto dopo atto: cfr. La Banca commerciale italiana... straniera in Italia, Le gonfiature della Banca commerciale italiana, La “Banca commerciale italiana” e la strana posizione del suo Consiglio d’amministrazione, La “Banca commerciale italiana” e l’uso legale ma non lodevole dei riporti, tutti nel supplemento al numero del febbraio 1915. Su questo terreno lo «Stato economico» entra in polemica con il «Berliner Boersen Zeitung» (cfr. i numeri del 1°-15 febbraio 1915 e del 1°-15 febbraio 1916) e in seguito con «Il Risparmio nazionale», querelando il suo pubblicista Onofrio Bisogni (1°-15 aprile 1917).

A guerra finita Coco Bonanno, al momento di riprendere in prima persona la direzione, affidata ai collaboratori durante la sua chiamata al fronte, così si rivolge A voi, amici (1°-15 gennaio 1919): “Lottai affinché lo stato di soggezione economica nei riguardi degli imperi centrali venisse infranto... alla stampa onesta il compito, adesso, di vigilare che altre supremazie non si stabiliscano in casa nostra e che la nostra potenza oggi raggiunta non venga menomamente diminuita da alcuno”.

A. Ac.

Raccolte: MI120: 1914; 1915-1916; 1917-1921 (lac.).