Cassaforte - industria, manifattura, artigianato
Antonio Parma (officina)
Descrizione
a forma di parallelepipedo con il lato più lungo in verticale,con portello frontale.A doppia parete in acciaio con interposto materiale refrattario o più di frequente cenere d'altoforno.Il vano interno è suddiviso in tre vani mediante ripiani orizzontali metallici.Il vano superiore è occupato da una cassaforte più piccola chiamata " tesoretto ",chiusa con chiave a mappa ruotabile fino a 90° .La superficie esterna era verniciata.II portello aveva uno spessore di 7 cm. di cui 2,5 per la sola lamiera esterna .Nello spessore venivano alloggiati i leveraggi della chiusura di tipo inglese.I leveraggi manovravano 12 chiavistelli ( 2 per ciascuno dei lati corti e 4 per i lati lunghi del portello )composti da blocchetti cilindrici che si innestavano ,in chiusura ,in altrettanti sedi ricavate nello spessore fisso delle pareti.Il portello ruota attorno ad un asse verticale che si incerniera sopra e sotto in sedi saldate alla parete fissa frontale della cassaforte. All'esterno del portello ,nella parte centrale, disposte orizzontalmente ,vi sono n°3 serrature ,nascote da una lamiera metallica rotonda.Quella centrale è la principale ,di tipo inglese; le due laterali più piccole sono tradizionali a mappa.La lamiera aveva i contorni dipinti elegantemente.
Funzione: Questo tipo di cassaforte a mobile era utilizzato in case ricche o in uffici per custodire documenti inportanti e riservati o oggetti preziosi. Molto diffusa era presso gli studi notarili.
Modalità d'uso: La serratura principale era quella centrale di tipo inglese che muoveva tutti i leveraggi alla cui estremità si trovavano i chiavistelli di chiusura.La costruzione del meccanismo richiedeva una altissima precisione perchè il movimento di tutti i leveraggi doveva essere effettuato con una sola chiave e con piccolo sforzo.La chiave muoveva all'interno due piastre dentate ingrananti tra loro che spostavano orizzontalmente i chiavistelli dei lati lunghi.Sulle stesse piastre erano collegati,sopra e sotto, dei bracci articolati che contemporaneamente facevano muovere verticalmente i chiavistelli dei due lati corti.Le altre chiavi esterne di tipo tradizionale avevano il compito di bloccare il movimento di tutti i leveraggi.Il coperchio esterno delle serrature poteva muoversi soltanto dietro azionamento di una piccola molla azionata da un piccolo piccolo bastoncino d'acciaio in foro nascosto sul bordo.
Notizie storiche: Nel XIX secolo con lo sviluppo della siderurgia ,la cassaforte viene costruita interamente in ferro . In precedenza era costruita in legno con protezioni di lastre di ferro e borchie . La cassaforte era in genere realizzata da una doppia parete in ferro . L¿intercapedine ,di 7-10 cm era riempita di sabbia o meglio di ceneri di altoforno . Lo scopo era duplice , appesantire la cassaforte e realizzare una parete isolante . In effetti i "mezzi forti "dell¿epoca dovevano proteggere i valori sia contro i ladri che contro gli incendi che erano particolarmente frequenti ( le case erano spesso realizzate in legno ) Questa tipologia di cassaforte resisterà fino agli inizi del 900 allorché in Francia venne inventato il cannello ossiacetilenico allora chiamato la fiamma Fouché dal nome dell¿inventore . Fu un evento molto importante per i mezzi forti . Cio¿ che prima era praticamente inviolabile diventa facilmente attaccabile . I costruttori di casseforti corsero ai ripari e si rese necessario lo studio di leghe piu resistenti al calore , come lastre di ghisa speciale di grosso spessore , per ripristinare la precedente sicurezza . Per quel che riguarda la chiusura si punta al miglioramento delle serrature che devono esser antiscasso e con chiave piu¿ corta facile da riporre in tasca o in borsa . All¿inizio dell' ottocento ,l¿inglese Joseph Bramah brevettò una serratura a leve mobili ,che velocemente si impose rispetto alla vecchia serratura a ingegni fissi . Tale serratura chiamata in Italia ¿inglese ¿ fu applicata su i mezzi forti fino alla prima guerra mondiale e oltre. In genere tali serrature erano racchiuse in un gruppo di chiusura e le toppe erano mascherate da un disco metallico .Il disco si poteva rimuovere tramite una leva in genere nascosta . Nella maggior parte dei casi i gruppi di chiusura erano composti da tre serrature di cui quella centrale serviva anche per muovere i catenacci . Spesso si aggiungevano anche delle combinazioni alfabetiche ; pomelli che dovevano essere ruotati di un certo angolo in corrispondenza ad una lettera dell¿alfabeto o ad un numero .
Autore: Antonio Parma (costruttore) (1870-2009), officina
Datazione: ca. 1918 - ca. 1920
Materia e tecnica: acciaio
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 70.5 cm x 71 cm x 100 cm
Peso: 500 kg
Collocazione
Saronno (VA), Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese
Riferimenti bibliografici
1960 Saronno "1960 Saronno divenne città grazie anche alle sue industrie!", Sesto Calende (VA) 2008, 2° quaderno Mils 95 pag.
Credits
Compilazione: Siena, Arnaldo (2008)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/6t010-00234/
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