Bottiglie di Leida - fisica
Descrizione
Quattro piccole bottiglie di Leida piriformi sono collocate in un traliccio di legno; le armature esterne e i bottoni sono collegati fra loro rispettivamente da strisce di stagnola, terminanti in un elettrodo a pallina che poggia sulla base del traliccio e da un filo metallico (ora mancante), realizzando un collegamento che viene detto in parallelo. Il filo metallico veniva fatto passare in una gola ricavata alla base di ciascuna pallina. Il traliccio poggia su quattro piedini di vetro.
Funzione: Si tratta di un dispositivo che veniva costruito per aumentare gli effetti provocati dalla bottiglia di Leida.
Modalità d'uso: Le armature esterne e quelle interne, messe a contatto fra loro, realizzano un collegamento che viene oggi detto in parallelo. La capacità del sistema così ottenuto risulta uguale alla somma delle capacità delle singole bottiglie di Leida.
Notizie storiche: Nel secolo diciottesimo, intorno agli anni quaranta, era sorto un grande interesse per gli esperimenti elettrici, e un evento fortuito portò alla scoperta della bottiglia di Leida. E. J. Kleist, nel 1745, mentre cercava di caricare un chiodo conficcato in una piccola bottiglia piena di alcool, toccando il chiodo con l'altra mano, ricevette una grossa scossa. Nessun altro, per qualche tempo ritrovò i suoi effetti. Nel marzo 1746, Pieter van Musschenbroeck, all'Università di Leida, cercava di caricare l'acqua mettendola in comunicazione con una macchina elettrostatica; come prescriveva la "regola di Dufay", il recipiente di vetro contenente l'acqua veniva posto su un supporto isolante. Un conoscente di Musschenbroeck, Andreas Cunaeus, avvocato, cercò di rifare l'esperimento. Ignorando tale regola, tenne il recipiente in mano e quando poi con l'altra mano toccò l'elettrodo che pescava nell'acqua, subì una forte scossa. Dato che, il sistema mano che sorregge la bottiglia, vetro, acqua, costituisce in realtà un condensatore , esso risultava fortemente caricato perché casualmente Cunaeus aveva stabilito il circuito necessario. La mano (armatura esterna) era, tramite la persona, in comunicazione con il suolo; d'altra parte anche la macchina elettrostatica era sempre messa in comunicazione con il suolo. Va ricordato che le calzature di pelle e i pavimenti di legno del settecento erano conduttori di elettricità molto migliori rispetto ai corrispondenti materiali moderni. Questo fatto non fu subito chiaro e inoltre il fenomeno non era direttamente comprensibile con le teorie accettate. Realizzato ben presto che la mano poteva essere sostituita da un foglio metallico e l'acqua da un rivestimento analogo o da pallini di metallo, l'esperimento fu ripetuto dalla gran parte degli "elettricisti", che ne esagerarono anche le descrizioni degli effetti, dal momento che si trovavano di fronte ad una manifestazione di forza elettrica molto più grande di qualunque altra sperimentata sino ad allora.
Tipologia: Condensatore
Materia e tecnica: stagnola; vetro; ceralacca; ottone; legno
Categoria: fisica
Misure: 25 cm x 25 cm x 39 cm
Collocazione
Pavia (PV), Museo per la Storia dell'Università
Riferimenti bibliografici
Strumenti Alessandro "Gli strumenti di Alessandro Volta : Il gabinetto di fisica dell'Università di Pavia", Milano 2002
Credits
Compilazione: Boffelli, Fabrizio (2008)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/8e020-00296/
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