Applicazione del pendolo all'orologio - misura del tempo
produzione italiana
Descrizione
Struttura in ferro, con base a volute, aperta su due lati. All'interno vi sono alloggiati gli ingranaggi dello scappamento, due ruote dentate e una forza motrice rinchiusa in un corpo cilindrico in ottone (presumibilmente per il movimento delle lancette dei minuti e delle ore di un ipotetico quadrante). Lo scappamento è composto da una ruota a 12 denti con 12 pioli su un lato, sormontata da una leva di ritegno, e da due leve ricurve verso l'alto, quella superiore per lo svincolo della ruota di scappamento e mentre quella inferiore riceve l'impulso dai pioli posti a lato della stessa ruota, collegate al pendolo, con peso in piombo, posizionato su uno dei lati aperti.
Funzione: replica a scopo divulgativo, fatta realizzare dal C.N.R. per l'Esposizione Universale di Chicago del 1933
Modalità d'uso: Al termine di ogni oscillazione del pendolo, la leva ricurva superiore incontra ed alza la paletta di ritegno, liberando la ruota di scappamento. Durante la rotazione della ruota, la leva ricurva inferiore riceve un impulso da uno dei pioli della ruota, mantenendo il pendolo in movimento. La leva ricurva superiore si muove verso il basso assieme all'altra leva facendo ricadere la paletta di ritegno e bloccando la ruota. Il pendolo compie il resto della oscillazione ricominciando un nuovo ciclo.
Notizie storiche: Nel 1581 Galileo cominciò lo studio del moto dei pendoli, enunciando il principio di Isocronismo dei pendoli di uguale lunghezza, confutato in parte da Christiaan Huygens nel 1659. Nel 1637, in una lettera a Lorenzo Realio, in cui spiega il metodo da lui concepito per la determinazione della longitudine in mare attraverso l'osservazione dei cicli dei satelliti di Giove, ipotizza lo sfruttamento del principio di isocronismo dei pendoli per misurate in modo accurato il tempo. Solo nel 1641, ormai cieco, descrive al figlio Vincenzo e al discepolo Vincenzo Viviani un modello per applicare il pendolo agli orologi. Dopo aver disegnato assieme a Viviani il progetto del padre, Vincenzo Galilei tentò di costruire un modello da presentare al Granduca di Toscana. In progetto non venne concluso data la morte di Galileo nello stesso anno. Nel 1649 Vincenzo Galilei riprese la costruzione del modello, ipotizzando di aggiungere dei meccanismi per la visualizzazione delle ore e dei minuti. Anche questo progetto rimase inconcluso per via della morte improvvisa di Galilei. Fu Christiaan Huygens a costruire il primo modello funzionante nel 1658 il quale ne rivendicò la scoperta. Uno dei disegni di Viviani e Galilei venne ritrovato nel 1855, stimolando la produzione di numerosi modelli, tra i primi quelli Eustacchio Porcellotti, alcuni dei quali costuditi al l'Istituto e Museo di storia delle scienze di Firenze tra i quali si trova l'originale da cui è stata fatta la copia. Questa copia fu fatta realizzare dal CNR in occasione dell'Esposizione Universale di Chicago del 1933, "A Century of Progress", che intendeva celebrare il progresso scientifico e tecnologico.
Ambito culturale: produzione italiana
Datazione: post 1932 - ante 1933
Materia e tecnica: ferro; ottone; piombo
Categoria: misura del tempo
Misure: 20 cm x 20 cm x 36 cm
Peso: 2.2 kg
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Magistretti L. "La misura del tempo : L'antico splendore dell'orologeria italiana dal XV al XVIII secolo", Trento 2005, pp. 189-194
Brusa G. "L'arte dell'orologeria in Europa : Sette secoli di orologi meccanici", Busto Arsizio (MI) 1982, pp. 115-116
Credits
Compilazione: Cella, Giovanni (2006)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011); Pedrazzin, Erika (2019)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST040-00034/
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