Telecamera per ripresa televisiva - industria, manifattura, artigianato
Magneti Marelli; Vecchiacchi Francesco
Descrizione
E' formata da un robusto carrello metallico corredato di tre ruote orientabili che sostiene l'involucro in metallo in cui è inserito il dispositivo e l'elettronica di ripresa televisiva (telecamera). La telecamera è sostenuta dal carrello grazie ad una colonna telescopica in acciaio. Sulla base del carrello è presente una presa per il collegamento elettrico (input/output) del dispositivo elettronico di ripresa. Tale collegamento (mancante) sale all'interno della colonna del carrello fino alla telecamera.La maniglia circolare posta alla fine del carrello serve a spingere e tirare la telecamera, mentre la leva sottostante ha il compito di direzionare due delle tre ruote del carrello. La maniglia più lunga posta sotto la telecamera serve a orientare l'apparato di ripresa e il suo obbiettivo verso la scena da riprendere. La maniglia più alta sul lato della telecamera serve a muovere le lenti e avariare le distanze focali all'interno della telecamera. L'altezza della colonna telescopica viene regolata elettricamente attraverso due interruttori a levetta posti all'estremità del carrello. Nella parte posteriore della telecamera è posto un visore (diretto) delle scene riprese; nella parte anteriore è presente l'alloggiamento metallico per l'obiettivo (mancante). All'interno della telecamera (ispezionabile tramite uno sportello con cerniere posto sul retro dell'apparecchio, sotto il visore) sono presenti gli elementi elettronici: tubo da ripresa tipo iconoscopio (mancante), circuiti e valvole di elaborazione (parzialmente mancanti).
Funzione: Telecamera per riprese televisive in bianco e nero.
Modalità d'uso: La scena viene vista dall'obiettivo della telecamera, l'obiettivo proietta l'immagine luminosa sul tubo elettronico collocato all'interno della camera oscura della telecamera. Il tubo elettronico, in questo caso un iconoscopio, converte questo segnale luminoso in un segnale elettrico che , opportunamente rielaborato, può essere trasmesso attraverso canali radio. La scena ripresa poteva essere trasmessa solo in diretta.
Notizie storiche: Questa telecamera si basa sulla tecnica di analisi elettronica delle immagini in movimento teorizzata da A. A. Campbell Swinton nel 1908 sulla rivista Nature e realizzata per la prima volta dall'inventore americano P. T. Farnsworth. Questa tecnologia fu sensibilmente migliorata dallo scienziato russo Vladimir Zworykin nei laboratori americani della Westinghouse e della RCA dal 1923 al 1935. I laboratori della Magneti Marelli di S.S.Giovanni, sotto la guida del Prof. Vecchiacchi, costruirono questa telecamera tra il 1938 e il 1939 per le prime sperimentazioni italiane di tv elettronica, avvelendosi dei brevetti e della collaborazione della RCA e di Zworykin. Come tutte le telecamere elettroniche le immagini vengono messe a fuoco sul tubo da ripresa in questo caso rappresentato dall'Iconoscopio. L'iconoscopio è stato il primo tubo a raggi catodici a vuoto spinto e mosaico fotosensibile globulare monofacciale. Realizzato da Vladimir Zworykin ottenne il brevetto nel 1934 dopo quasi 12 anni dalla sua richiesta ufficiale. In Italia la tecnologia della televisione elettronica, realizzata nei laboratori della RCA e presentata nel 1939 dal presidente della RCA David Sarnoff al World's Fair in New York City, venne sviluppata a partire da metà degli anni Trenta da tre grandi aziende nazionali: la Magneti Marelli (sistema RCA), la Allocchio Bacchini (sistema Telefunken) e la Safar (sistema derivata dalla Telefunken e telepantoscopio). La Magneti Marelli, su progetto del Prof. Vecchiacci e in collaborazione con la RCA, sviluppò per l'Eiar un trasmettitore TV posto sulla torre Littoria del Parco Sempione di Milano e una serie di televisori a tubo catodico. Questi vennero distribuiti nei negozi e ricevevano le trasmissioni sperimentali ad orari prefissati. In questo periodo non esistevano veri e propri studi televisivi. Le sperimentazioni di ripresa TV venivano fatte in sale di fiere o in spazi improvvisati negli studi radio. La trasmissione avveniva solo in diretta. Dopo un po' di sperimentazione dei diversi sistemi proposti dalle tre aziende, la Magneti Marelli e la Safar vennero autorizzate ad iniziare la produzione di apparecchi televisivi presentati alla "Fiera della Radio" del settembre 1939. L'obiettivo dell'EIAR, era quello di scegliere il sistema definitivo in tempo per il lancio ufficiale delle trasmissioni previsto per il 1942 (ventennale del regime fascista). Ma l'avvento della Guerra sospese ogni attività.
Autore: Magneti Marelli (costruttore) (1919/); Vecchiacchi Francesco (progettista) (1902/ 1955)
Datazione: ca. 1938 - ca. 1939
Materia e tecnica: metallo
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 90 cm x 90 cm x 135 cm
Peso: 120 kg
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Ravalico D. E. "Meraviglie dell'Elettronica e della Televisione", Milano 1951
Corazza G. M./ Zenatti S. "Dentro la televisione : strumenti, tecniche e segreti della TV", Roma 1999
Verdegiglio D. "La TV di Mussolini : Sperimentazioni televisive nel Ventennio fascista", Roma 2003, pp. 174-185 p. 230
Soresini F. "Di tubo in tubo : Storia dei tubi elettronici nel centenario del diodo : 1904-2004", Albino (Bergamo) 2004, pp. 142-156 p. 146
Grob B. "La televisione", Torino 1955, pp. 2-40 ff. 17.1-17.2
Soresini F. "Le origini della televisione in Italia", Milano 2003, pp. 41-46
Telecomunicazioni oltre "Telecomunicazioni: oltre la voce : Mostra storica", Milano 1990, pp. 128-129
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2010); Temporelli, Massimo (2010)
Aggiornamento: Tonini, Sharon (2013); Iannone, Vincenzo (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST050-00096/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).