Telefono - industria, manifattura, artigianato
Meucci Antonio; Officine Galileo
Descrizione
E' costituito da un cilindro e un padiglione circolare (cavità acustica) entrambi realizzati in legno. All'interno del cilindro è inserito un magnete rettilineo. Sul polo di questo magnete è inserito un elettromagnete cilindrico i cui capi terminano a due serrafili posti sul retro del padiglione. Davanti all'elettromagnete, in corrispondenza del padiglione, è fissata una membrana in ferro dolce.
Funzione: Questo telefono di Meucci è servito alle prime sperimentazioni dell'inventore italiano sulla trasmissione della voce.
Modalità d'uso: Questo telefono funzionava in coppia con un suo analogo. Due telefoni di Meucci venivano messi in collegamento e alternativamente funzionavano da trasmettitore e da ricevitore. Il telefono di Meucci, utilizzato come trasmettitore, convertiva le vibrazioni meccaniche della membrana, colpita dalle vibrazioni sonore prodotte dalla voce, in variazioni elettriche nell'elettromagnete. Ad ogni suono corrispondeva una precisa ed univoca variazione elettrica (corrente modulata) . Tramite il collegamento questo segnale elettrico arrivava ai serrafili dell'altro telefono (ricevitore). Qui la corrente modulata, circolando nell'elettromagnete, creava un campo magnetico variabile. La membrana, di ferro dolce, veniva così messa in oscillazione. Data la corrispondenza tra vibrazioni meccaniche, acustiche e corrente elettrica, le vibrazioni della membrana restituivano esattamente i suoni in ingresso nel trasmettitore.
Notizie storiche: replica del telefono di Meucci, modello del 1867. Questa copia fu fatta realizzare dal CNR in occasione dell'Esposizione Universale di Chicago del 1933, "A Century of Progress", che intendeva celebrare il progresso scientifico e tecnologico. Il primo prototipo di telefono costruito da Meucci risale al 1854, quando viveva a Cuba, e che utilizzò all'interno della sua casa. Era composto da un diaframma vibrante e da un magnete avvolto in un filo elettrico. Quando la voce entra nell¿apparecchio, il diaframma vibra modificando il campo magnetico del circuito. Questo processo genera una piccola quantità di corrente che viene trasmessa via cavo elettrico all¿apparecchio ricevente facendo vibrare il suo diaframma. In questo modo si riescono a sentire le parole originali. Meucci riuscì a brevettare un apparecchio, chiamato telettrofono, che permetteva di comunicare a distanza solo nel 1871. Si trattò di un brevetto temporaneo, caveat, che doveva essere rinnovato ogni anno. A causa della sua situazione economica, riuscì a rinnovarlo solo per 2 anni, fino al 1873. Provò successivamente a proporre l'invenzione a una compagnia telegrafica di New York. Alexander Graham Bell, che probabilmente aveva visto il progetto di Meucci, depositò un brevetto relativo al telefono nel 1876, attribuendosene così la paternità. Meucci lo denunciò, ma perse la causa poiché il telefono brevettato da Bell era elettrico, mentre quello di Meucci solo meccanico. Nel 1887 la Corte Suprema degli Stati Uniti diede ragione a Meucci ma Bell aveva già avviato la Bell Telephone Company, prima industria delle telecomunicazioni poi divenuta una delle più importanti d'America. Meucci morì nel 1889 e il brevetto Bell, che scadeva nel 1893, non fu più contestato. Soltanto l'11 giugno 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto il contributo di Meucci nell'invenzione del telefono.
Autore: Meucci Antonio (inventore) (1808/ 1889); Officine Galileo (costruttore) (1864/ 2000)
Datazione: post 1932 - ante 1933
Materia e tecnica: legno; metallo; ferro; ottone; rame
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 14 cm x Ø 7 cm
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Catania B. "Antonio Meucci : L'inventore e il suo tempo : New York 1850-1871", Torino 1996
Marchini L. "La nascita delle telecomunicazioni", Milano 1993
Telecomunicazioni voce "Telecomunicazioni: la voce : Mostra storica", Milano 1988
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2007); Temporelli, Massimo (2007)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011); Pedrazzin, Erika (2019)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST110-00026/
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