Modello Leybold 555 57/58 - tubo elettronico - fisica

E. Leybold's Nachfolger AG

Modello Leybold 555 57/58 - tubo elettronico - fisica

Descrizione

Questo apparato è montato su una base in legno ed è costituito da due parti: un tubo a raggio filiforme connesso ad una scatola di collegamento fissata sulla base stessa, e due bobine di Helmoltz per la produzione di un campo magnetico omogeneo per la determinazione di e/m. Il tubo è inserito in due fori passanti, rivestiti in feltro, presenti su due sostegni verticali in legno fissati alla base e le bobine sono fissate con delle piastrine metalliche alla stessa base. Il tubo a raggio filiforme è costituito da un tubo sferico in vetro, riempito di idrogeno, con cannone elettronico costituito da catodo ad ossidi riscaldato indirettamente, cilindro di Wehnelt e anodo. La pressione all'interno del tubo è regolata in modo tale che il raggio elettronico prodotto dal sistema resti sotto forma di nitido fascio per tutta la sua lunghezza (con tensione anodica di 200-300V). E' inoltre presente una coppia di placche per la deviazione elettrostatica del raggio. I collegamenti degli elettrodi, del cilindro di Wehnelt , del filamento e delle placche di deviazione sono raccolti nello zoccolo a 6 poli del tubo. Un cavo multiplo con spina a 6 poli, connette il tubo alla scatola di collegamento che contiene anche le resistenze di protezione per la limitazione della corrente d'emissione. Sulla scatola di collegamento sono inserite 5 coppie di boccole per i collegamenti elettrici. Una per il catodo, una per il riscaldamento del filamento, una per il cilindro di Wehnelt, una per l'anodo, una per le placche di deviazione. Le bobine di Helmoltz sono costituite da due singole bobine ognuna di 130 spire, avvolte su due anelli di raggio 150mm e posti parallelamente, alla distanza di 150mm. Esse sono caricabili fino a ca. 5A. Sotto alla base in legno sono fissati due fili elettrici di collegamento.

Funzione: Utilizzato insieme a strumenti supplementari, permette l'analisi della deviazione del raggio elettronico in un campo magnetico omogeneo, della deviazione di una corrente elettrica in campi magnetici, della deviazione del raggio elettronico in campi elettrici a tensione continua ed alternata, la creazione di un modello di spettrometro a raggi beta, la determinazione di e/m.

Notizie storiche: Questo dispositivo faceva probabilmente parte del materiale in dotazione al "Centro di Fisica Sperimentale" dell'allora denominato "Museo della Scienza e Tecnica Leonardo da Vinci" di Milano. L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente. Da subito questa attività sperimentale attirò l'attenzione di funzionari ministeriali ed insegnanti. Nel frattempo, nel 1955, nel nuovo edificio del Museo, detto Monumentale, vennero collocati le aule, i laboratori, gli impianti, le officine, le sale studio, necessari per ospitare il nascente Centro di Fisica Sperimentale. Nello stesso anno venne organizzato il primo corso per insegnanti degli Istituti Tecnici, organizzato dal prof. Tommaso Collodi, già Ispettore Centrale P.I. ed allora Direttore Didattico Nazionale per l'Istruzione Tecnica. I risultati furono così soddisfacenti che anche i Licei e gli Istituti Magistrali cominciarono ad organizzarne per i loro professori. Oltre alla qualità delle attività offerte, quest'iniziativa si inseriva in un contesto di difficoltà legate alla fine della Guerra , di povertà dei gabinetti scolastici, di scarsa preparazione di molti insegnanti. Il Museo offriva alla Scuola uno strumento efficace ed immediato per risalire la china. I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione. Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali. Il prestigio del Museo e del suo Centro di Fisica ebbero autorevolissimi riconoscimenti anche in campo internazionale soprattutto attraverso l'O.C.D.E. (Organisation de Coopération et de Développement Economique) che riconosceva l'importanza dell'insegnamento scientifico e promuoveva nuovi metodi d'insegnamento e di sperimentazione. Altre due importanti iniziative si affiancarono, a metà degli anni sessanta, alle attività del Centro di Fisica: la creazione di una mostra permanente di materiale scientifico-didattico (realizzata con materiali forniti dalle ditte costruttrici) e la nascita di una biblioteca di consultazione specializzata riguardante l'insegnamento della Fisica a livello secondario. Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione fino al 1984.

Autore: E. Leybold's Nachfolger AG (costruttore) (1870/ 1967)

Datazione: ca. 1955

Materia e tecnica: vetro; rame; metallo; legno; plastica; feltro

Categoria: fisica

Misure: 25 cm x 50 cm x 35 cm

Collocazione

Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"

Riferimenti bibliografici

Fisica apparecchi "Fisica : apparecchi di fisica per l'insegnamento : Leybold PH 58 I-2", Milano 1968, pp. 216-217

Credits

Compilazione: Ranon, Simona (2008); Reduzzi, Luca (2008)

Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)

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