Apparecchio fotografico - industria, manifattura, artigianato
C. A. Steinheil Sohne
Descrizione
Questo apparecchio fotografico, costruito in legno, ha forma parallelepipeda e maniglia in metallo per il trasporto e l'impugnatura. L'apparecchio è completamente smontabile e consta principalmente di tre parti. Un corpo centrale nel quale sono alloggiati due obiettivi interni identici con messa a fuoco a vite senza fine e pulsante di scatto. Nella parete laterale troviamo un mirino a riflessione a cornice estraibile in legno e metallo ed il comando a leva che regola l'apertura dei due diaframmi (con indicazioni numeriche 2/3, 1, 2, 4, 8). Sulla faccia superiore è anche posizionato il comando a vite che governa il meccanismo di messa a fuoco (variando la posizione degli obiettivi). All'interno di questa prima parte, si inserisce un secondo parallelepipedo aperto sulle due facce parallele agli obiettivi, diviso in due parti da una tavoletta in legno, che può scorrere all'interno del primo, permettendo così la messa a fuoco dell'immagine. Nella parte è posteriore di quest'ultimo si inserisce la cassetta porta lastre. Lateralmente, sulla cassetta porta lastre (formato 9x18cm), è praticata una fessura in corrispondenza della quale è inserita una tasca in pelle che funge da magazzino delle lastre. Mediante una levetta posizionata sul lato è possibile inserire un porta lastra alla volta nella camera oscura. La cassetta porta lastre (magazzino di lastre) è chiusa da uno sportello in legno. Una fascia elastica serve a dare supporto alle lastre nella tasca. Sotto all'apparecchio è presente un foro filettato per il posizionamento eventuale di un cavalletto. Nell'apparecchio sono conservati 12 portalastre in metallo.
Funzione: Questo tipo di apparecchio fotografico era molto adatto per fotografi non professionisti, data la semplicità d'uso, ed era utilizzato per riprese stereoscopiche. Si potevano realizzare lastre negative con due immagini di formato 9x9cm.
Modalità d'uso: Dopo aver caricato, in una camera oscura, l'apparecchio fotografico con le lastre fotografiche in vetro e scelto il soggetto da fotografare, si posiziona l'apparecchio in quella direzione e si guarda in uno dei mirini per scegliere l'inquadratura preferita e mettere a fuoco spostando la leva che fa scorrere il porta lastra avvicinandolo o allontanandolo dall'obiettivo. Agendo poi sul dispositivo di scatto dell'otturatore, si permette alla luce di entrare nei due obiettivi ed impressionare la lastra fotografica con le due copie dell'immagine scelta. Spostando la levetta del meccanismo di posizionamento delle lastre si inserisce la lastra successiva davanti agli obiettivi e si procede con un'altra ripresa.
Notizie storiche: Gli apparecchi fotografici a cassetta (in inglese "box camera") furono introdotti sul mercato dalla Kodak nel 1888 con il modello Kodak N°1. Lo slogan pubblicitario diceva: "You push the button - we do the rest.", ovvero tu premi il pulsante e noi facciamo il resto, ad indicare la semplicità d'uso di questo apparecchio fotografico. Dopo i primi modelli a fuoco fisso e senza possibilità di messa a fuoco o regolazione del diaframma e dei tempi di posa, si ebbero apparecchi anche con alcune di queste funzioni ma comunque ridotte a poche possibilità. Naturalmente con questi strumenti non era possibile ottenere immagini di grande qualità ma chiunque era in grado di non fare errrori ed imparare a comporre un'immagine, far scattare un otturatore e maneggiare un apparecchio fotografico. Questo apparecchio a cassetta non è da confondere con altri dall'aspetto simile che però non avevano in realtà due obiettivi perchè una delle lenti faceva parte del mirino. Questo invec servav a produrre stereoscopie. La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale. I primi studi sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni. Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini. Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851. Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida. Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili. Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo). Tra il 1850 e l'inizio del XX secolo vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
Autore: C. A. Steinheil Sohne (costruttore) (ante 1866/ ante 1979)
Datazione: ca. 1890
Materia e tecnica: legno; metallo; pelle
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 20.5 cm x 25 cm x 12.5 cm
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Williamson D. "Comprehensive Guide for Camera Collectors", Atglen, USA 2004, pp. 51-67
White R. "Discovering Old Cameras 1839 - 1939", Princes Risborough, UK 2001
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2008)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST110-00373/
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