Koristka (Zeiss) Protar Serie V N° 6 1:18 F=270mm - obiettivo fotografico - industria, manifattura, artigianato
Koristka; Carl Zeiss
Descrizione
Questo obiettivo è costituito da un cilindro in metallo alle cui estremità sono avvitate due combinazioni di lenti montate su telaietti circolari in metallo. L'elemento anteriore è costituito da un doppietto di lenti negativa-positiva incollate e quello posteriore da un doppietto di lenti positiva-negativa incollate. Da una parte l'interno del cilindro è filettato per permettere il posizionamento sull'apparecchio fotografico e la lente è in posizione arretrata rispetto al bordo del cilindro. Le estremità del cilindro sono filettate anche per l'inserimento di altri obiettivi per ottenere diverse distanze focali. All'interno del cilindro è inserito un diaframma a iride, costituito da lamelle in metallo, rispetto al quale le due combinazioni di lenti risultano in posizione simmetrica. A circa metà del cilindro è inserita una ghiera per la regolazione dell'apertura del diaframma (con indicazioni numeriche 1, 2, 4, 8) mediante l'apposita leva avvitata sulla ghiera stessa.
Funzione: Obiettivo fotografico grandangolare con rapidità sufficiente per istantanee all'aperto con il sole. Adatto per formati dei negativi 24x30cm con il diaframma a tutta apertura e 26x35 cm con il diaframma f/36. Con diaframma piccolo, il diametro dell'immagine netta è di circa 68cm.
Notizie storiche: Sin dalla nascita della fotografia (1839) i produttori di lenti ed obiettivi fotografici si trovarono a dover risolvere, per tentativi, numerosi problemi dovuti agli obiettivi utilizzati. Lo sviluppo degli obiettivi fotografici procedette in maniera lenta rispetto allo sviluppo degli apparecchi fotografici, soprattutto a causa dell'approccio empirico della maggior parte dei costruttori che preferivano procedere per tentativi al posto che progettare sulla base delle leggi dell'ottica delle lenti sviluppate da Gauss, Petzval, von Seidel, ecc. I primi obiettivi erano costituiti da lenti singole posizionate in modo tale da ottenere le migliori immagini possibili in determinate condizioni. Ben presto si pose il problema di rendere gli obiettivi acromatici e furono così introdotti i doppietti (doublet) fissi costituiti da due lenti in sequenza. Il primo obiettivo usato su un apparecchio fotografico, nel 1839, fu l'acromatico per paesaggi (Achromatic Landscape lens) di C. Chevalier, con apertura f/15 (molto lento). Presto furono prodotti obiettivi più veloci ovvero con aperture maggiori. Il passo successivo vide il montaggio di due elementi simmetrici identici collocati in posizioni opposte ad un diaframma fisso, per eliminare le distorsioni (1859) (Doublet lens). Già durante i primi anni dalla nascita della fotografia, molti produttori di obiettivi provarono gli effetti dell'inserimento di un elemento divergente tra una coppia di lenti convergenti. Il primo esempio fu il Triplet prodotto da A. Ross nel 1841 per Fox Talbot. Tra il 1866 e il 1890 venivano prodotti quattro tipi di obiettivi: per paesaggi (Landscape lens), per ritratti (Portrait lens), grandangolo (wide-angle Globe lens), e un obiettivo dalle caratteristiche intermedie denominato Rapid Rectilinear. Fino al 1890 l'astigmatismo rimase un difetto non controllabile. Quando nel 1885 E. Abbe e O. Schott della Zeiss Company introdussero lenti a bassa dispersione e con basso indice di rifrazione dette Barium Crown glasses fu in breve possibile produrre obiettivi anastigmatici (Anastigmat lens). La nascita di queste lenti portò poi alla crezione dei famosi obiettivi denominati Unar, Tessar, Dagor, ecc. I primi obiettivi anastigmatici prodotti dalla Zeiss (venduti in 100.000 esemplari alle soglie del 1900), vennero migliorati da Paul Rudolph, il progettista che lavorava con Abbe e che poi ne prese il posto. Questi obiettivi erano costituiti da due elementi separati dal diaframma: quello anteriore costituito da una doppietto di lenti (negativa, positiva) incollate e quello posteriore costituito da un doppietto di lenti (negativa. positiva) incollate (a volte un tripletto di lenti positiva, negativa, positiva). A partire dal 1900 questi obiettivi Anastigmat cambiarono nome in Protar. La Zeiss concesse la licenza di costruire i propri obiettivi ad alcuni costruttori in tutto il mondo. Per l'Italia l'unico concessionario fu la F. Koristka di Milano. Prezzo di listino Koristka del 1907 del Protar Zeiss serie V N° 6 1:18: Lire 194. Questi obiettivi non diedero però i risultati attesi, soprattutto a causa dei vetri disponibili in quegli anni e delle aberrazioni introdotte con la superficie incollata del doppietto anteriore. Quando i Planar, Unar e Tessar fecero il loro ingresso nel mercato, gli Anastigmat o Protar sparirono gradualmente. Quelli che rimasero in commercio più a lungo furono i Protar f/18 serie V, utilizzati come grandangoli standard fino agli anni '30. Negli anni '30 venne dato nuovo impulso alla creazione di nuovi obiettivi soprattutto per proiezione di pellicole 8, 16, 35mm e per apparecchi fotografici per aerofotografia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale procedette lo sviluppo degli obiettivi per riprese e proiezioni cinematografiche e per apparecchi fotografici. A partire dagli anni '50 entrarono nel mercato degli obiettivi aziende giapponesi che ben presto presero il posto dei produttori europei grazie ai bassi costi e alta qualità proposti.
Autore: Koristka (costruttore) (1880/ 1929); Carl Zeiss (progettista) (1846/)
Datazione: ca. 1900 - ca. 1935
Materia e tecnica: metallo; ottone; vetro
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 3 cm x Ø 4 cm
Peso: 78 g
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Kingslake, R. "A History of photographic Lens", San Diego, California, U.S.A. 1989
Koristka "Catalogo Speciale degli obiettivi fotografici Planar, Tessar, Protar : Teleobiettivi : Vetri colorati per Fotografia : Cannocchiali Zeiss binoculari stereo : Otturatori : Apparecchi da proiezione : 1907", Milano 1907, p. 11
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2009)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST110-00519/
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