Olympus OM 10 - apparecchio fotografico - industria, manifattura, artigianato
Olympus; Maitani Yoshihisa
Descrizione
Apparecchio fotografico a sviluppo orizzontale, in metallo ricoperto con materiale plastico antiscivolo. Sulla parete frontale si inserisce l'obiettivo Olympus OM-System Zuiko AUTO-S 50mm 1:1,8 costuito da sei lenti montate in cinque elementi. Sull'obiettivo, con diaframma a iride, sono presenti la ghiera di regolazione della messa fuoco (elicoidale) da 0,45m a infinito, l'anello dei diaframmi (da f/1,8 a f/16) e la scala della profondità di campo (4, 8, 16). Su quest'ultima è inserito il pulsante di sblocco dell'obiettivo con flangia a baionetta. Il mirino reflex a pentaprisma è inserito al centro dell'apparecchio ed è costituito da uno specchio a ribalta, a ritorno istantaneo, montato dietro l'obiettivo, che riflette la luce proveniente dall'obiettivo stesso su un vetro smerigliato, così da visualizzare l'immagine di traguardazione e consentire la messa a fuoco. Sopra al vetro smerigliato è inserito un pentaprisma in vetro ricoperto in metallo. Sopra al pentaprisma è presente una slitta porta flash con contatto X e contatto flash per spia interna. Nella parte superiore dell'apparecchio, a sinsitra del pentaprisma, si trova la leva di avvolgimento della pellicola e di apertura del dorso e la relativa manovella di riavvolgimento. Intorno a questa leva è disposto un disco selettore per l'accensione dell'apparecchio o l'inserimento dell'autoscatto. A destra del pentaprisma, si trovano, riuniti in un unico dispositivo, un selettore di compensazione dell'esposizione, un selettore della sensibilità della pellicola (da 25 a 1600 ASA), un indice di selezione per la modalità d'uso dell'otturatore (automatico, manuale, posa B). Accanto si trovano il pulsante di scatto con microinterruttore per scatto flessibile a distanza e la leva di avanzamento della pellicola con, incorporato il contafotogrammi. Sulla faccia anteriore dell'apparecchio si trova, a destra rispetto all'impugnatura, una luce spia di controllo delle batterie con relativo beeper di controllo e una leva di sblocco del riavvolgimento della pellicola, a sinistra un innesto per adattatore per esposizioni manuali e relativo blocco. Sul retro dell'apparecchio, in corrispondenza del pentaprisma, si ha l'oculare del mirino. Aprendo il dorso dell'apparecchio, incernierato lateralmente, sono visibili i vani dove alloggia la pellicola, gli ingranaggi di avanzamento della stessa, i perni di riavvolgimento e l'otturatore a tendina in tessuto, posizionato dietro allo specchietto reflex, a scorrimento orizzontale con tempi da 1 a 1/1000 di secondo più la posa B e la posizione per lo scatto sincronizzato con il flash con velocità 1/60 di secondo. L'apparecchio utilizza pellicola in rullino da 35mm per formati 24x36mm. Nell'apparecchio è contenuto un rullino Kodak Elite Chrome da 24 pose. Sotto l'apparecchio è presente il coperchio dello scomparto porta batterie, un foro filettato per l'inserimento di un cavalletto e i contatti e gli attacchi per un trascinatore automatico di pellicola per scatti continui. All'apparecchio è appesa una tracolla in tessuto di lunghezza regolabile.
Funzione: Questo apparecchio fotografico versatile, relativamente semplice da usare, può essere utilizzato con molti tipi diversi di obiettivi con focali che possono andare da 15 a 1000mm e con numerosi accessori (flash, filtri, cavalletti, ecc) e si presta per molteplici usi soprattutto amatoriali. Questo tipo di apparecchi reflex monoculari erano molto apprezzati anche dai fotoreporter. Di serie monta un obiettivo standard 50mm molto luminoso e versatile. Permette riprese ad una distanza minima di 45cm.
Modalità d'uso: Modalità automatica. Dopo aver caricato la pellicola in rullo nell'apposito vano nel dorso dell'apparecchio, aver regolato la sensibilità sull'apposito dispositivo e scelto ed inserito l'obiettivo adatto alla ripresa che si intende effettuare, la fotocamera è pronta per l'uso. Si inquadra il soggetto che si intende fotografare guardando nell'oculare. Grazie allo specchietto reflex e al pentaprisma, l'immagine di traguardazione è dritta, senza errori di parallasse e lateralmente corretta (non invertita). Si impostano l'apertura del diaframma direttamente sull'obiettivo e la profondità di campo. Mediante l'apposito anello posizionato sull'obiettivo, si regola la messa a fuoco del soggetto. Fino a questo punto lo specchietto è rimasto in posizione davanti all'otturatore e l'otturatore, posizionato sul piano focale, chiuso così da tenere la pellicola al buio. Si fa avanzare la pellicola sul nuovo fotogramma e si preme il pulsante di scatto dell'otturatore: lo specchietto si gira, l'otturatore si apre e la luce entra attraverso l'obiettivo ed impressiona la pellicola fotografica. L'otturatore si richiude. Prima di effettuare un'altra ripresa occorre far avanzare la pellicola sul fotogramma successivo. Finiti i fotogrammi, si riavvolge la pellicola, si estrae il rullino e si procede allo sviluppo e alla stampa. Modalità manuale. Inserendo l'apposito adattatore è possibile selezionare la velocità di scatto dell'otturatore tra 1 e 1/30 di secondo con l'apposita ghiera.
Notizie storiche: Nel 1971 Yoshihisa Maitani, assunto alla Olympus dal 1956, progettò la OM-1, una reflex professionale, meccanica e manuale più piccola e leggera delle altre reflex di quel periodo, con un corpo macchina simile a quello della Leica M4 e con filtri di diametro 49mm. La qualità di questo modello era molto elevata: silenziosa, con poche vibrazioni, con mirino con copertura al 97%. Maitani apportò anche molte modifiche volte a migliorare l'uso della fotocamera, ad esempio spostando il comando dei tempi su una ghiera concentrica all'obiettivo, insieme a messa a fuoco e regolazione dei diaframmi. La sigla OM è l'acronimo di "Olympus Maitani". All'OM-1 seguì, nel 1975, l'OM-2, elettronica ed automatica con telemetro a quattro cellule fotosensibili: due rivolte verso il mirino e due verso la pellicola, così da misurare l'esposizione automatica in tempo reale, durante lo scatto. Inoltre l'OM-2 prevedeva anche l'esposizione TTL flash, ovvero il controllo dell'emissione della luce di un flash dedicato da parte della fotocamera stessa. Nel 1983/84 questi modelli vennero sostituiti dalle OM-3 e OM-4 che introducevano, per la prima volta, l'esposizione multispot ovvero il fotografo faceva fino a 8 misure spot e la macchina determinava l'esposizione facendo la media delle letture memorizzate. L'OM-4 fu l'ultimo modello professionale delle fotocamere Olympus di Maitani.. Questi modelli professionali, furono scelti da molti fotoreporter o fotografi naturalistici, ma alla fine degli anni '80 cominciarono a perdere terreno rispetto alla nascita delle nuove fotocamere autofocus. In questi anni l'Olympus rivolse la sua attenzione ad altri tipi di macchine fotografiche professionali, prima ai modelli IS compatti, reflex e a fuoco fisso, e poi ai modelli digitali. Nel 1978 iniziò anche la produzione di fotocamere per amatori, con il modello OM-10, prodotto fino al 1987. Anche queste macchine fotografiche erano di piccole dimensioni, con mirino fisso e senza connessione per il flash esterno. L'OM-10 accettava tutti gli obiettivi OM e molti degli accessori, ma con costi inferiori rispetto a quelli dei modelli professionali. Costi inferiori che però non si riflettevano in qualità inferiore ma solo in accessori e versioni disponibili: gli standard Olympus sono sempre stati molto elevati. I primi esemplari presentavano problemi con l'otturatore, poi sostituito, ma offrivano esposizione automatica in un'ampia gamma di condizioni e una buona compensazione. Era inoltre possibile utilizzarla in maniera manuale inserendo un apposito adattatore per il controllo dell'otturatore. L'OM-10 venne venduta in numerosi esemplari. Sempre negli anni '80, all'incirca dal 1983 al 1987, vennero prodotti i modelli OM-20, OM-30, OM-40. Tra il 1986 e il 2002 vennero progettati e immessi sul mercato altri modelli OM (707, 101, 2000) che non ebbero però successo perché non supportavano in realtà tutti i componenti OM System. Con l'introduzione dell'OM System, iniziò anche la produzione di una serie di obiettivi OM con inserimento a baionetta di ampio diametro e dimensioni contenute. Tutti gli obiettivi OM erano di standard elevato, indipendentemente dall'uso per il quale venivano progettati. L'unica differenza era nell'apertura massima, ad esempio per un 50mm per una fotocamera amatoriale l'apertura era f/1.8 mentre per una macchina professionale era f/1.2. Gli obiettivi Olympus hanno, dal 1936, il nome Zuiko nato dalla contrazione del nome giapponese della divisione dell'Olympus che si occupa degli obiettivi fotografici. Hanno quindi questa denominazione anche tutti gli obiettivi della serie OM. Questa OM-10 era stata acquistata dal Museo, nel 1986, per usi interni ed è successivamente divenuta parte delle collezioni museali.
Autore: Olympus (costruttore) (1949/2003); Maitani Yoshihisa (progettista) (1933/)
Datazione: ca. 1986
Materia e tecnica: metallo; vetro; gomma
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 14 cm x 9 cm x 9 cm
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Price Guide "Price Guide to Antique & Classic Cameras 1995 - 1996", Grantsburg, USA 1994, p. 344
Hedgecoe J. "Fotografare : tecnica e arte", Milano 1976, pp. 38-43, 212-213
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2009)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST110-00525/
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