Pressa incollatrice - industria, manifattura, artigianato
Eumig
Descrizione
Dispositivo in metallo costituito da una base rettangolare con due montanti ai lati che sorreggono un perno longitudinale. A questo perno sono vincolate due coppie di alette reclinabili in metallo libere di ruotare di 180° a cui sono sovrapposte due placche di compressione. Sotto alle placche di compressione, sulle alette, si trovano dei dentini dove si inseriscono i fori della pellicola da 9,5mm che si vuole tagliare e incollare. Sul bordo interno dell'aletta destra è inserito un tagliente. La pressa è dotata di scatola in cartone e foglio di instruzioni.
Funzione: La pressa incollatrice viene utilizzata per incollare diversi pezzi di pellicola tra loro in fase di montaggio di un filmato o per eliminare parti di pellicola rovinate o rotte. Utilizzando la pressa si evitano sovrapposizioni inesatte dei due capi di pellicole ed il lavoro è facilitato. Questa pressa permetteva il taglio e l'incollaggio di pellicole 9,5mm.
Modalità d'uso: Si aprono le alette a 180° (con la placchetta di compressione sinistra abbassata davanti e quella di destra dietro), si alzano le placche di compressione e si inserisce la pellicola facendo attenzione a far coincidere i chiodetti di guida con i fori di perforazione della pellicola. A sinistra la pellicola va inserita con la parte emulsionata rivolta verso l'alto e in modo che l'estremità della pellicola sorpassi il tagliente e poi si abbassa la placchetta di compressione. A destra la pellicola va inserita con la parte emulsionata verso il basso. Poi si gira l'aletta destra quel tanto che basta per tagliare i due capi di pellicola e con il raschiatore bagnato nell'acqua si inumidiscono le due strisce di pellicola scoperte e visibili tra tagliente e placchetta di compressione di sinistra, raschiando completamente l'emulsione. A questo punto si spalma la colla da pellicola sulla superficie preparata e si gira l'aletta destra fino a che non si pressa su quella di sinistra. Si tiene in quella posizione per mezzo minuto, si riaprono le placchette di compressione e si leva la pellicola dai chiodetti di guida.
Notizie storiche: La produzione di un filmato non termina con le riprese effettuate con la cinepresa. Fin dall'inizio della storia del cinema si è vista la necessità di effettuare tagli delle scene riprese o per esigenze narrative nel caso di filmati professionali o per correggere eventuali errori di ripresa o ancora per riparare eventuali rotture della pellicola. Il montaggio del filmato è una composizione delle inquadrature, ottenuta mediante tagli e unioni di pellicole ed una successiva sincronizzazione del sonoro. Se nel caso professionale venne introdotta ben presto la moviola (1924), per filmati amatoriali o a carattere divulgativo si utilizzavano spesso le presse incollatici. Già nel 1896 Georges Méliès introdusse l'uso di tagli e successivi incollaggi di fotogrammi per ottenere rudimentali effetti speciali. Nel 1915 David Wark Griffith, regista americano, fu il primo ad utilizzare il montaggio per fini narrativi. Nacque ben presto il lavoro del montatore che doveva tagliare il materiale a disposizione secondo le indicazioni del regista, isolare i singoli elementi e congiungerli a formare le singole scene. Montando tra loro le scene si ottengono le sequenze e poi il film completo. Se naturalmente si rese da subito necessario utilizzare in ambito professionale strumenti sofisticati come la moviola, soprattutto con l'avvento del sonoro, anche nel campo amatoriale o divulgativo-didattico si dovette ricorrere ben presto alla creazione di dispositivi che semplificassero il taglio e l'incollaggio delle pellicole. Non erano infrequenti le sovrapposizioni inesatte dei due capi di pellicole o le errate distanze tra le perforazioni o le rotture durante le proiezioni. Vennero così ideate le presse incollatici, prima rudimentali (anni '20) costituite da basette in legno con tre alette di cui le due laterali fungevano da presse e quella centrale da taglierina. Poi la pellicola veniva passata con carta abrasiva fine e incollata tenendola nella pressa. Successivamente le presse si perfezionarono, divennero in metallo, con alette con dentini posti alle distanze corrette per inserire i fori di perforazione della pellicola, placche di compressione e taglienti disposti direttamente sulle alette. Esistevano anche presse ad adesivo, ovvero le due parti di pellicola venivano unite mediante un particolare nastro adesivo. Oggi tutto questo è sorpassato sia in ambito professionale che amatoriale con l'avvento del digitale. Anche quando, in ambito professionale, il girato è in pellicola viene riversato in digitale e lavorato con strumenti informatici. Nel caso amatoriale le videocamere digitali permettono montaggio e qualsiasi tipo di manipolazione (tagli, inserti musicali, dissolvenze, ecc) utilizzando semplici software installati sui computer domestici.
Autore: Eumig (costruttore) (1919/ 1981)
Datazione: ca. 1940 - ca. 1960
Tipologia: giuntatrice a colla
Materia e tecnica: metallo; cartoncino
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 10 cm x 6 cm x 4.5 cm
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Liesegang F. P. "Il cinematografo : Manuale di cinematografia", Torino 1909
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2008)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST110-00588/
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