AGFA Gevaert Brovira, BEH 112/6, BH 111/5, BN 111/4 - carta fotografica - industria, manifattura, artigianato

AGFA AG

‹ precedente | 2 di 1 | successivo ›

AGFA Gevaert Brovira, BEH 112/6, BH 111/5, BN 111/4 - carta fotografica - industria, manifattura, artigianato

Descrizione

Tre scatole a tiretto in cartone arancione contenenti fogli di carta per stampa fotografica formato 7,4x10,5cm (ovvero 3x4 1/8in) non impressionati, avvolti in carta nera per proteggere dall'esposizione accidentale. Una scatola contiene carta Agfa Gevaert Brovira BEH 112/6, extra dura extra bianca liscia semi-matt. Una carta Agfa Gevaert Brovira BH 111/5, dura extra bianca lucida. L'ultima carta Agfa Geavaert Brovira BN 111 /4 normale extra bianca lucida con cartone doppio peso.

Funzione: Carta fotosensibile per stampe fotografiche.

Modalità d'uso: La carta fotografica presenta su un lato, uno strato emulsionato contenente alogenuri d'argento che reagiscono quando vengono colpiti dalla luce. La stampa può avvenire partendo da un negativo e stampando poi a contatto o mediante un ingranditore. Una volta impressionata la carta, per far emergere l'immagine latente, questa viene immersa in un bagno di sviluppo dove alcune sostanze chimiche dette rivelatori agiscono riducendo in argenti metallico gli alogenuri che sono stati esposti alla luce. Successivamente la carta va fissata ovvero vengono eliminati gli alogenuri non colpiti dalla luce per rendere stabile l'immagine. Poi la carta viene lavata per eliminare i residui di prodotti chimici e asciugata.

Notizie storiche: Con l'invenzione del Calotipo ovvero del primo negativo della storia della fotografia (negativo su carta cerata) nel 1841 si avverte la necessità di ottenere positivi su carta. Dopo le prime Carte Salate sulle quali venivano stesi i sali d'argento direttamente sulla carta, nascono le prime carte con legante ovvero carte che contengono i le sostanze fotosensibili all'interno di leganti. Fino al 1880 la carta all'albumina fu il procedimento di stampa fotografica più diffuso. Questa carte utilizzavano come legante albume d'uovo sbattuto con cloruro di sodio ed erano prodotte in proprio dai fotografi stessi o da artigiani. A partire dal 1880 circa l'albume d'uovo venne sostituito con gelatina a sviluppo ovvero una sostanza organica proteica che si estrae da scarti di macellazione. In questi anni tra carta e emulsione fotografica si cominciò ad introdurre la barite anch'essa dispersa in un legante. Questo strato di barite era utile per migliorare la qualità dell'immagine perché nascondeva le fibre della carta e permetteva immagini più nitide e con contrasto migliore. Intorno al 1910 la Carta Baritata, prodotto già industriale, cominciò a diffondersi. Le carte baritate si differenziano per le loro caratteristiche di grammatura (qualità del supporto) , sensibilità, densità massima, estensione utile, qualità dei sali d'argento. La tipologia dei sali d'argento determina i toni della stampa (perla, ecc), il grado di sensibilità (stabilito secondo norme ISO ben precise), la densità massima ovvero la resa dei neri. La densità massima dipende dal grado di brillantezza della carta (matt, semi-matt, lucida, ecc). L'estensione utile è l'intervallo d'esposizione più grande che permette di distinguere dei dettagli nelle ombre e nelle alte luci e quindi determina la possibilità di restituire bianchi, neri e grigi con negativi non conosciuti o molto contrastati. A partire dagli anni '70 del XX secolo emerse sul mercato un nuovo tipo di carta fotografica detta Carta Politenata tutt'ora utilizzata. Il recto e il verso della carta sono coperti da un sottile strato di polietilene. Lo strato sul recto è addizionato di ossido di titanio che ha la stessa funzione dello strato di barite. Su questo strato impermeabilizzato viene stesa l'emulsione fotosensibile. Questa carta si diffuse velocemente e soppiantò velocemente le carte baritate grazie ai tempi brevi di lavorazione e ai costi bassi. Le carte baritate sono ancora utilizzate ma non per usi commerciali. Se la carta politenata permette tempi brevi e non si imbarca, ha però una resa minore in termini di qualità rispetto alla carta maritata: la gamma dei toni e la profondità del nero risultano falsati. Le carte politenate per uso fotografico indicate con la siglia RC (Resin Coated), sono di alta qualità con buona grammatura. Le carte politenate hanno reso possibile anche l'introduzione di carte a colori realizzate mediante tre strati con pigmenti colorati giallo-magenta-ciano. Per quel che riguarda la fotografia a colori abbozzata con le Autocromie dei fratelli Lumiere nel 1907 e nata infine negli anni '40 (diffusa in Italia solo dagli anni '70), si hanno numerosi procedimenti di stampa di tipo chimico quali sviluppo cromogeno (C-print), cibachrome, dye transfer, polaroid. Oggi l'avvento del digitale ha modificato anche la stampa delle fotografie. Insieme alla stampa su carta politenata, si sono sviluppati diversi altri tipi di stampa che utilizzano procedimenti a getto d'inchiostro, termici, laser (lambda).

Autore: AGFA AG (costruttore) (1867/)

Datazione: ca. 1970 - ca. 1990

Materia e tecnica: carta

Categoria: industria, manifattura, artigianato

Misure: 11.5 cm x 8.5 cm x 4 cm

Collocazione

Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"

Riferimenti bibliografici

Hedgecoe J. "Fotografare : tecnica e arte", Milano 1976

Credits

Compilazione: Ranon, Simona (2009)

Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

‹ precedente | 2 di 1 | successivo ›

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).