Tornio - industria, manifattura, artigianato
Zardoni Giulio
Descrizione
Macchina utensile principalmente realizzata in ottone con rari interventi in ferro. Costituita da struttura a sezione quadrangolare estesa in sostegni con profilo ricurvo e terminazioni - una delle quali con iscizione incisa - attraversate dall'ingranaggio tubolare terminante con piattaforma circolare rotante. Unita alla struttura di ottone la barra orizzontale di ferro reggente il carro a croce scorrevole, contrapposto alla piattaforma circolare rotante, fissato con vite a testa piatta ed ellittica. Circolari con profilo zigrinato le altre viti. Il moto degli opposti meccanismi è ottenuto mediante manovelle con braccio ricurvo e pomolo "a oliva". L'intera struttura è inserita entro supporto ligneo non pertinente, composto da due larghi sostegni a profilo curvo, a loro volta poggianti su base rettangolare con alto spessore.
Funzione: Il tornio lavora i pezzi di metallo provvedendo all'asportazione del truciolo mediante l'interazione di moti relativi che interessano l'utensile e il pezzo. Si distingue il moto rotatorio, costante, di lavoro o di taglio, che agisce sul pezzo collegato all'albero principale della macchina, e l'andamento traslatorio, che muove l'utensile tagliente. In relazione alla funzione assolta si individuano diverse tipologie. Nei primi anni dell'Ottocento compare sul mercato il tornio "burin fixe" (a bulino fisso), finalizzato a una particolare funzione: ottenere incavature circolari entro le piastre che costituiscono la struttura dell'orologio, solchi destinati, proprio in ragione del loro esiguo spessore, ad alloggiare alcuni pezzi del rotismo, garantendo allo stesso tempo solidità al movimento e ottimizzazione degli spazi.
Modalità d'uso: Per ottenere incavature circolari entro la piastra, questa era fermamente bloccata sulla circonferenza, cosicché fosse lavorabile la sua superficie. Per questo motivo la testa della macchina fu provvista di una larga piattaforma rotante dotata di finestrature radiali in cui erano ospitate le pinze mobili dette cani, utili per l'appunto a fermare la piastra sul suo bordo. Dato poi che alcuni di questi incavi dovevano essere realizzati fuori dal centro geometrico della piastra, fuoriusciva dalla piattaforma un perno centrale, coassiale alla testa, terminante con cono appuntito, che si faceva appunto corrispondere con il foro per il perno della ruota. La mobilità dei cani nelle finestature radiali permetteva di fissare la piastra in qualsiasi posizione. L'incavatura era poi realizzata mediante un bulino fissato (da qui deriva definizione burin fixe) su un meccanismo, il carro croce, composto da due slitte incrociate. Il carro era posto sulla barra del tornio in modo che l'utensile da taglio potesse essere utilizzato sia in posizione parallela sia ortogonale alla piattaforma. Il moto delle slitte era ottenuto mediante viti micrometriche poste in azione da manovelle, in modo tale che fosse garantita la massima stabilità e precisione durante l'operazione di accostamento del bulino alla parte in lavorazione. Una grande ruota, la cui fune era avvolta sulla puleggia solidale all'asse della testa del tornio, serviva allo spostamento della piattaforma; mentre in altri casi la stessa funzione era assolta da una coppia di ingranaggi. Centrato il foro, la macchina consentiva una ulteriore lavorazione. Posto sopra la piastra il ponte che regge l'asse della ruota, si effettuava con la contropunta un foro per il secondo perno, così precisamente allineato da assicurare all'asse stesso una assoluta verticalità.
Notizie storiche: Il tornio "burin fixe" fu inventato dagli orologiai nei primi anni dell'Ottocento. Era utilizzato quasi esclusivamente dai costruttori, tuttavia ebbe discreta diffusione anche in Italia.
Autore: Zardoni Giulio (costruttore) (notizie fine sec. XIX)
Ambito culturale: ambito italiano
Datazione: 1890 - 1910
Tipologia: tour burin fixe
Materia e tecnica: ottone; ferro; legno
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 40 cm x 21.5 cm x 21 cm
Peso: 4 kg
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
De' Toma, N. "La misura del tempo. L'antico splendore dell'orologeria italiana dal XV al XVIII secolo", Trento 2005, pp. 292-293
Credits
Compilazione: Ratti, Rosanna (2008)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST130-00024/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).