Compasso - industria, manifattura, artigianato
produzione francese
Descrizione
L'utensile, realizzato principalmente in ottone, include rari elementi in ferro. È costituito da telaio portante composto da due montanti con forma a ponte rovesciato uguali e affrontati, a sezione quadrangolare, tenuti insieme da cerniera basale. Sono distanziabili mediante vite centrale, dotata di testa circolare, posta su uno dei lati lunghi. Due barre di ottone con cursore posizionate sui due lati brevi, e una barra di ferro sul lato lungo agganciata alle prime due, contengono e fermano la divaricazione. I montanti si incurvano in prossimità delle guide fusiformi delle punte e contropunte - in totale quattro, due per parte - entro le quali avviene lo spostamento nei canali di scorrimento. Le punte sono fermate nella posizione scelta mediante viti con testa circolare leggermente bombata, e zigrinatura sul profilo ottenuta con righe oblique incise. Lo strumento, alloggiato entro astuccio rigido, è apribile mediante cerniera su uno dei lati lunghi e due piccoli ganci a uncino sul lato opposto. La custodia, rivestita di cuoio rosso, reca al centro del coperchio scritta oro in carattere maiuscolo. All'interno, rivestimento di velluto rosso. Il coperchio conserva punta suppletiva, avvolta entro carta, fermata da asola di tessuto rosso.
Funzione: L'utensile serve a individuare la reciproca distanza tra le coppie di ingranaggi dell'orologio. Era questa la specifica funzione di questo tipo di compasso, le dimensioni del quale erano congrue al diametro delle ruote e all'estensione degli assi. Il compasso consentiva unicamente di posizionare sulla piastra la serie di fori per i perni inferiori degli ingranaggi; per quelli superiori era invece utilizzato il "burin fixe" o l'"outil a planter". In rari casi il compasso per ingranaggi era adoperato anche dai riparatori, per l'appunto per il controllo dell'interasse. Tra le piastre dell'orologio è posizionato il rotismo in modo tale che la rispettiva distanza tra i suoi ingranaggi consenta una trasmissione del moto che impieghi il minimo di energia e riduca al massimo l'attrito. Grazie alla regolarizzazione del profilo dei denti, è oggi possibile il calcolo teorico di tale interasse. In passato invece, in assenza di tale precisione, la reciproca distanza tra le coppie di ingranaggi doveva essere trovata mediante procedimento sperimentale, e prima ancora di effettuare nella struttura dell'orologio i fori utili all'inserimento degli assi. A tale scopo serviva appunto questo tipo di strumento.
Modalità d'uso: Al momento dell'uso si introducevano nei fori delle quattro contropunte gli assi della coppia di ingranaggi dei quali si ricercava la distanza ottimale. Il fatto che le contropunte fossero infilate entro supporti incernierati tra loro come in un compasso, agevolava l'individuazione della posizione i cui si verificavano le condizioni di moto più efficaci. La vite a passo micrometrico consentiva una messa a punto molto accurata. Una volta scelto l'interasse, lo si riproduceva sulla piastra, utilizzando per lo scopo le stesse estremità acuminate delle contropunte. Si cercava poi di calcolare quale fosse l'interasse più consono tra il secondo ingranaggio della precedente coppia e quello successivo, seguitando con la medesima modalità alla segnatura del terzo foro, e ancora così, sino a ultimare la disposizione dei fori sulla piastra del rotismo. Il procedimento esigeva estrema precisione, dalla quale, appunto, sarebbe dipeso il buon funzionamento dell'orologio.
Notizie storiche: Non si conosce in quale momento questo tipo di utensile sia stato inventato, e nemmeno chi ne fu l'ideatore. Pare comunque che già da Seicento fosse presente nel corredo di attrezzi degli orologiai.
Ambito culturale: produzione francese
Datazione: 1800 - 1899
Materia e tecnica: ottone; ferro
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 11 cm x 5.5 cm x 5 cm
Peso: 0.2 kg
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
De' Toma, N. "La misura del tempo. L'antico splendore dell'orologeria italiana dal XV al XVIII secolo", Trento 2005, pp. 293-295; p. 396; pp. 398-399
Credits
Compilazione: Ratti, Rosanna (2008)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST130-00027/
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