Testina di registrazione-lettura - informatica
I.B.M. Italia
Descrizione
Il dispositivo è costituito da più lamine in acciao sovrapposte tra loro e tenute insieme tramite viti e rivetti. Nella parte centrale del dispositivo, una lamina sottile (spessore 0,5 mm), che presenta una finestra di forma rettangolare, è tenuta distanziata dalla lamina più esterna (di spessore 1,5 mm) del dispositivo tramite un blocchetto metallico (di spessore 2 mm). Su un lato del dispositivo è fissata una testina costituita da una placchetta di acciaio di forma rettangolare arrotondata sui lati corti di dimensione 14 x 19 mm. Dalla testina fuoriesce un filo di rame inguainato in plastica trasparente che termina con un connettore a quattro pin per il collegamento ad altre parti del sistema.
Funzione: Il dispositivo serviva a leggere o a scrivere l'informazione dai o sui dischi magnetici.
Modalità d'uso: La testina si inserisce tra due dischi e va a posizionarsi nel punto dove è posizionata l'informazioe da leggere o da registrare; il segnale magnetico si trasforma nel primo caso in segnale elettrico o viceversa nel caso di registrazione.
Notizie storiche: Verso la metà degli anni '50 si avvio l'introduzione in modo sistematico di memorie ausiliarie esterne agli elaboratori elettronici. Nastri, dischi e tamburi magnetici che registrano grandi quantità di informazioni da conservare permanentemente o da utilizzare rapidamente durante le fasi di elaborazione; ciò amplia notevolmente le possibilità applicative degli elaboratori. Il disco magnetico è un'unità di memoria ad accesso diretto che consente di raggiungere istantaneamente qualsiasi dato registrato e compare per la prima volta nel 1956 sul sistema IBM 305 RAMAC. L'unità disco del sistema IBM 305 RAMAC, indicata originariamente con la definizione di "fixed disk" da cui il nostro "disco fisso", consisteva in una pila di 50 dischi da 24", con una capacità totale di 5 o 10 milioni di caratteri (5Mb o 10Mb) e una velocità di rotazione di 1.200 giri al minuto. La velocità di lettura era di 22.500 car/sec. e i tempi d'accesso andavano da 100 a 800 millisecondi. In generale un disco di un hard drive consiste in un film sottile di materiale ferromagnetico (in genere una lega di Co) depositato su uno strato non magnetico (Cr, NiAl) che a sua volta ricopre il substrato in lega di alluminio o vetro. Le dimensioni dei dischi magneti, dagli anni '50 ad oggi, sono state e sono tuttora molto differenziate a seconda dell'utilizzo, ma comunque standardizzate; una classificazione ricorrente è il "fattore di forma" (form factor) che caratterizza tutto l'hard drive e consiste proprio nel diametro del disco magnetico in pollici. Attualmente il form factor prevede 7 standard: 8 - 5,25 - 3,5 - 2,5 - 1,8 - 1 - 0,85. L'hard drive (HDD) di questa scheda ha dischi e occupava un "drive bay" tipo "half-height" (cioè un vano di alloggio per l'HDD nel case di ca. 102×25 mm); era destinato a computer IBM della linea Personal System/2 (PS/2) del 1987 con slot di espansione che prevedessero la gestione di HDD da 20 MB (le prime per i PS/2 gestivano HDD da 10 MB); altri tipi di slot, nel 1987, prevedevano HDD da 33, 44, 70 e anche 115 MB.
Autore: I.B.M. Italia (costruttore/ produttore/ progettista) (1927/)
Materia e tecnica: plastica; acciaio; rame
Categoria: informatica
Misure: 9 cm x 14.5 cm x 0.5 cm
Peso: 0.2 kg
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
I.B.M. Italia "Il calcolo automatico nella storia / Guida ai visitatori della mostra dedicata al "Calcolo automatico nella storia" ed organizzata dalla IBM ITALIA al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano", Milano 1959
I.B.M. Italia "Tre secoli di elaborazione dei dati", Milano 1975
I.B.M. Italia "Tre secoli di elaborazione dei dati", Milano 1980
Credits
Compilazione: Iannone, Vincenzo (2011); Schira, Renato (2011)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST170-00053/
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