Telefunken Radiotechna Trio Konzert - radioricevitore - industria, manifattura, artigianato
Radiotechna; Telefunken
Descrizione
Apparecchio radio a sviluppo verticale in legno con profili arrotondati. La parete frontale è divisa in quattro strisce orizzontali : dietro alle prime si trova l'altoparlante elettrodinamico circolare coperto da un tessuto e su quello più in basso si ha la la scala parlante a indice scorrevole e illuminata dall'alto. Sulla scala sono indicate le lunghezze d'onda e i nomi delle località (di cui molte dell'Est Europa). Sulla parete frontale in basso sono presenti tre manopole: quella al centro è utilizzata per accensione/spegnimento/controllo volume, le altre due manopole permettono la sintonizzazione con reazione. Sul pannello che chiude l'apparecchio sul retro, si trovano le prese per antenna e terra oltre al cavo di alimentazione di rete. Sono inoltre presenti una presa fono e un dispositivo per il controllo dei toni. All'interno sono presenti 4 valvole e un circuito a reazione con rigenerazione in modulazione di ampiezza (AM) e due stadi BF.
Funzione: Ascolto di programmi radiofonici attraverso la ricezione di frequenze radio a onde lunghe (OL), medie (OM) e corte (OC) in modulazione di ampiezza (AM).
Modalità d'uso: Le stazioni radiofoniche trasmettono il segnale a bassa frequenza (voci e suoni) modulando le onde radio che diffondono dalle loro antenne. Il radioricevitore riceve il segnale e lo sintonizza ovvero preleva, dalla corrente oscillante in arrivo, il segnale a frequenza acustica da amplificare e lo ritraduce in suoni. I circuiti a reazione ricevono, amplificano e modulano il segnale per selezionarlo. Le onde elettromagnetiche vengono poi ritrasformate in onde sonore dalle vibrazioni meccaniche del riproduttore sonoro dell'altoparlante che restituisce suoni e voci in uscita. Alimentazione in corrente alternata 220V con cambiatensione.
Notizie storiche: L'apparecchio fa parte della collezione di radio d’epoca raccolte da Domenico Cutrupi e donate dalla famiglia al Museo MILS. Si tratta di radio databili tra gli anni ‘20 e l’inizio anni ‘60. Nella sua vita Domenico Cutrupi ha acquistato a mercatini dell’antiquariato diverse radio a valvole che ha poi restaurato sia nei circuiti sia nell’aspetto, rendendole di nuovo funzionanti e fruibili. Dai primi acquisti dettati da un interesse storico/tecnico o estetico, Cutrupi ha poi organizzato una vera e propria collezione basata sull’evoluzione storica, tecnica e tecnologica di questi apparecchi. L’inizio della storia della radio parte a fine ‘800: dopo gli studi con scopi strettamente scientifici di Maxwell e Hertz sulle onde elettromagnetiche Guglielmo Marconi e A. P. Popov le utilizzarono per stabilire comunicazioni via etere anche a grande distanza. Nel 1896 Marconi presentò all'Ufficio Brevetti di Londra il suo sistema di Telegrafia senza fili, dandone pubblicamente la prima dimostrazione pratica. Nel 1901 fece la prima trasmissione di un segnale oltreoceano. L’invenzione di Marconi veicolava solo impulsi adatti al codice Morse e di non poteva trasmettere suoni. R. Fessenden fu il primo (1900) a riuscire a trasmettere a breve distanza un messaggio vocale. Nel 1904 Sir J.A. Fleming inventò la valvola termoionica (diodo a vuoto), che consentiva di amplificare i segnali e controllare la velocità di propagazione delle onde radio. Nel 1906 fu la volta dell'Audion (triodo a vuoto) a cura di L. De Forest. L'invenzione delle valvole rappresentò un progresso fondamentale nella tecnologia della radio. La prima trasmissione sperimentale senza fili, di voce e musica, mediante un microfono a granuli di carbone fu alla vigilia di Natale del 1906 ad opera di R. Fessenden. In Italia la prima radiotrasmissione in fonia avvenne a Roma nel 1908. Nel 1918 l'americano E. H. Armstrong brevettò la supereterodina (ideata da L. Levy l'anno precedente), un circuito a conversione di frequenza, capace di ricevere e demodulare una vasta gamma di frequenze assicurando una ricezione priva di interferenze, crepitii e oscillazioni. La radio era pronta per entrare nelle case. Nel 1920 nacquero le prime stazioni radio commerciali: KDKA e RCA e i primi esperimenti di broadcasting. In Olanda nel 1919 nacque la prima emittente europea che trasmetteva concerti di musica classica (e spot pubblicitari), ricevuti anche in Germania e Inghilterra. In Italia le prime stazioni private furono attive dal 1923 e nel 1925 iniziarono le prime trasmissioni commerciali. Le radio che iniziarono a popolare le case degli americani e degli europei negli anni '20 e '30, erano delle cassette in legno, spesso dall'estetica raffinata, con alcune manopole di comando esterne, valvole montate all'esterno, antenna esterna a telaio e altoparlante a tromba come quello dei grammofoni. Erano oggetti molto costosi e la ricezione era distorta e non di qualità. Lo sviluppo tecnologico portò a circuiti e valvole migliori, altoparlanti interni magnetodinamici o elettrodinamici, ricezioni non solo in modulazione di ampiezza ma anche di frequenza (1939). Gli apparecchi di questi anni erano spesso accoppiati a giradischi. Grazie alla supereterodina fu possibile la taratura della scala di sintonia in lunghezze d’onda e negli anni ‘30 comparve la scala parlante. Negli anni ‘40 iniziarono ad essere prodotti apparecchi di fattura più industriale e radioricevitori più piccoli da tenere in cucina o sui comodini. Le prime materie plastiche come la bachelite vennero usate come materiale sostitutivo del legno. L'invenzione del transistor nel 1947 nei Bell Laboratories (USA) guidati da W. Shockley, segnò la fine delle radio a valvole. Nel 1954 la società americana Regency produsse e commercializzò la prima radio completamente a transistor. Le nuove radio a transistor, oltre a permettere dimensioni e pesi molto minori, presentavano anche prestazioni molto più elevate.
Autore: Radiotechna (costruttore) (1920-1945 ca.); Telefunken (progettista) (1903-1991 ca.)
Datazione: ca. 1935
Materia e tecnica: legno / tecniche varie; materiale plastico / tecniche varie; metallo / tecniche varie; vetro / tecniche varie
Categoria: industria, manifattura, artigianato
Misure: 34 cm x 22 cm x 38 cm
Peso: 7.2 Kg
Collocazione
Saronno (VA), Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese
Riferimenti bibliografici
Radiomuseum 2019
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2019)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/SW6t1-00069/
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