Micrometro filare - astronomia
Welharticky und Pachner
Descrizione
Lo strumento fu ordinato da Giovanni Celoria (1842-1920) alla fine del 1909 ed arrivò a Milano nel 1911. Ci si proponeva di effettuare con esso delle misure sui pianetini applicandolo al telescopio Merz-Repsold (si veda la relativa scheda). Johann Palisa (1848-1925) aveva intrapreso da qualche anno una ricerca sistematica di nuovi pianetini, con molto successo, riuscendo a scoprirne nel corso della sua vita ben 121. La tecnica usata consisteva nel confrontare al telescopio zone celesti site lungo l'eclittica con le corrispondenti mappe. In assenza di carte adatte occorreva tracciarle misurando al micrometro le posizioni relative delle stelle. I micrometri filari di Merz (si vedono le relative schede) non erano adatti a questo lavoro poiché avevano sia una struttura meccanica sia un corredo di oculari a forte ingrandimento e piccolo campo, inadatti allo scopo. Pertanto Palisa progettò e fece costruire un micrometro di caratteristiche adatte a questo particolare impiego. Pochi anni dopo la tecnica visuale di ricerca di pianetini venne tuttavia completamente sostituita da quella fotografica. L'esemplare acquistato da Brera venne costruito a Vienna sotto la supervisione di Palisa il quale istruì Luigi Gabba al suo impiego. Il micrometro poteva essere applicato al Merz-Repsold mediante una flangia a baionetta. Il cerchio di posizione è fisso alla flangia, e quindi al telescopio. Il cerchio ha una gradazione in argento suddivisa in intervalli di 20' con indicazioni numeriche ogni 10 gradi. L'angolo di posizione viene letto per mezzo di microscopi su due noni opposti fissati alla parte mobile del micrometro; ciascun nonio permette di leggere 1'. La parte mobile del micrometro può ruotare liberamente in un piano perpendicolare all'asse ottico del telescopio. Serrando una vite di blocco si può azionare un movimento fine di rotazione, ottenuto per mezzo di una vite senza fine che ingrana su un ingranaggio elicoidale solidale alla parte mobile del micrometro. La parte mobile che è costituita da una scatola metallica che contiene cinque fili fissi tra loro paralleli, può essere anche spostata trasversalmente rispetto all'asse ottico per mezzo di una lunga vite. Ruotato il micrometro in modo che i fili siano disposti parallelamente ai circoli orari celesti è possibile determinare la differenza di ascensione retta di due astri cronometrando i loro passaggi ai fili. Perpendicolari a questi fili vi è poi un filo mobile, con vite micrometrica e tamburo graduato, col quale si può misurare la differenza di declinazione di due astri. Vi sono inoltre quattro fili, paralleli tra loro ed al filo mobile, che si possono spostare tutti insieme mediante una seconda vite micrometrica. A lato della scatola sporgono i tamburi delle due viti che spostano le slitte dei fili mobili; ciascuna testa consiste di due cilindri concentrici divisi in 100 intervalli: un giro completo di un cilindro determina l'avanzamento di una divisione dell'altro. Il reticolato formato dai due gruppi di cinque fili serviva da riferimento nella stesura della mappa celeste. Sulla faccia anteriore della scatola si trova il portaoculare, portato da due slitte mosse da due viti lungo due direzioni fra loro ortogonali, in modo da render possibile una rapida ispezione di un'ampia zona celeste, grazie anche agli oculari a debole ingrandimento, inferiore ai 200x, aventi un campo di circa 20', di cui lo strumento era dotato, ed ora dispersi. La faccia anteriore reca inoltre l'iscrizione, accanto al portaoculare, WELHARTICKY & PACHNER, WIEN. (continua nella scheda catalografica completa in allegato)
Autore: Welharticky und Pachner (costruttore) (1909)
Datazione: 1909
Materia e tecnica: metallo; ottone
Categoria: astronomia
Misure: 37 cm x 30 cm x 25 cm
Collezione: Collezione storico-scientifica del Museo Astronomico - Orto Botanico di Brera
Collocazione
Milano (MI), Museo Astronomico - Orto Botanico di Brera
Riferimenti bibliografici
Tucci P. "I cieli da Brera: astronomia da Tolomeo a Balla", Milano 2000
Miotto, E./Tagliaferri, G./ Tucci, P. "La strumentazione nella storia dell'Osservatorio Astronomico di Brera", Milano 1989
Credits
Compilazione: Mattavelli, Marcella (2008)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/s6010-00021/
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