Orologio a pendolo - misura del tempo
Riefler Clemens
Descrizione
Uno dei compiti tradizionali degli astronomi di Brera sino alla vigilia della seconda guerra mondiale fu la segnalazione dell'ora alla città. A questo scopo furono dedicati diversi strumenti, fra cui il pendolo di Arnold, uno fra gli strumenti migliori posseduti dall'Osservatorio. Nel 1921 il servizio dell'ora venne notevolmente migliorato con l'acquisto di un pendolo Riefler posto in campana pneumatica a pressione costante, con scappamento libero, asta in acciaio al nickel (invar), carica elettrica e contatto elettrico ad ogni secondo. Su richiesta di vari enti e grazie al finanziamento della società "La Rinascente" venne installato nella Specola un impianto per la segnalazione automatica alla città dell'istante del mezzogiorno mediante il suono di una sirena collocata in piazza Duomo, sul tetto de "La Rinascente". Nel 1923 arrivarono a Milano altri due pendoli Riefler a tempo siderale, battenti il secondo, con aste in invar, ottenuti dalla Germania in conto riparazioni, che vennero poi installati a Merate. Uno di questi è oggi esposto nella galleria degli strumenti a Brera. Si tratta di un regolatore di precisione con pendolo compensato da un metro e sistema di scappamento libero di Sigmund Riefler. Lo strumento è ad alimentazione elettrica e custodito in cassa di metallo e vetro. Il quadrante, argentato, possiede tre indici (ore, minuti, secondi): è diviso in 60 minuti, con indicazioni numeriche ogni 5, da 0 a 55 in numeri arabi; il quadrante dei secondi e delle ore sono disegnati inscritti a quello dei minuti, rispettivamente nella parte superiore e inferiore. Il quadrante dei secondi è diviso in 60 secondi, con indicazioni numeriche ogni 10, da 0 a 50 in numeri arabi; quello delle ore riporta 12 divisioni che corrispondono alle ore da 0 a XI (in numeri romani) oppure alle ore da 12 a 23 (in numeri arabi). Sull'asse orizzontale del quadrante sono riportate le due iscrizioni Clemens Riefler n. 400 e München 1922, sulla sinistra e sulla destra rispettivamente. Normalmente negli orologi il pendolo è un organo sospeso ed oscillante separato dal movimento e comunicante con quest'ultimo tramite la forcella. Riefler, al fine di ridurre gli attriti e i contraccolpi, pensò di sospendere il pendolo direttamente all'ancora, non rigidamente, ma attraverso una sospensione a lamina metallica elastica la cui elasticità accumuli l'energia d'impulso necessaria al pendolo per perpetuare il suo moto. La parte attiva delle palette dell'ancora è formata da due sezioni diverse: una anteriore, a sezione semicircolare (emicilindro) la cui superficie piana funge da piano di riposo, ed una posteriore a sezione circolare (cilindro) la cui superficie laterale funge da superficie d'impulso. La ruota di scappamento, duplice, è formata da due ruote coassiali e tra di loro solidali: l'anteriore, a profilo di Graham, con denti sottili ed appuntiti le cui estremità si arrestano alternativamente sui piani di riposo dell'ancora, e la posteriore, ruota d'impulso, a denti di sega (rovesciati) che costituisce una serie di piani inclinati, intercalati tra i denti della prima ruota, che generano la spinta d'impulso agendo sulla parte cilindrica delle palette. Tale spinta di verso contrario al moto del pendolo non si trasmette direttamente al pendolo, il quale continua praticamente indisturbato il suo moto sino al punto di equilibrio d'inerzia/gravità, ma viene accumulata dalla lamina di sospensione sottoforma di accresciuta flessione e restituita elasticamente in seguito. (continua nella scheda catalografica completa, in allegato)
Autore: Riefler Clemens (costruttore) (1921)
Datazione: 1921 - 1922
Materia e tecnica: legno; vetro; acciaio
Categoria: misura del tempo
Misure: 42 cm x 20 cm x 150 cm
Collezione: Collezione storico-scientifica del Museo Astronomico - Orto Botanico di Brera
Collocazione
Milano (MI), Museo Astronomico - Orto Botanico di Brera
Riferimenti bibliografici
Riefler, D. "Riefler-Präzisionspendeluhren 1890-1965", Callwey, München 1981
Credits
Compilazione: D'Aguanno, Antonello (2008)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/s6020-00004/
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