Circolo moltiplicatore - astronomia
Jaworski, Andreus; Littrow, J. J. von
Descrizione
È un cerchio moltiplicatore a livello fisso, il cui cerchio, cioè, può essere disposto solo su piani verticali. Fu costruito da Andreus Jaworski all¿I.R. Politecnico di Vienna e verificato, prima della spedizione a Milano, da J. J. von Littrow (1781-1840), direttore dell¿Osservatorio di Vienna, che lo giudicò accurato e affidabile. Arrivato a Milano nel 1824, fu usato da Francesco Carlini (1783-1862) negli anni immediatamente successivi per una serie di osservazioni dedicate alla verifica di alcuni parametri astronomici fondamentali, quali l¿altezza del polo (quindi la latitudine dell¿Osservatorio), l¿obliquità dell¿eclittica attraverso l¿osservazione del Sole ai solstizi, le costanti della rifrazione. Lo strumento è stato molto danneggiato durante il bombardamento subito da Milano nell¿agosto del 1943, e manca di numerose parti. Lo strumento ha due cerchi verticali di dimensioni simili, uno interno all¿altro, concentrici e complanari; questi potevano ruotare attorno al comune centro di rotazione indipendentemente l¿uno dall¿altro. Il cerchio alidada (quello più interno, a cui è attaccato il telescopio) poteva essere fissato al cerchio diviso tramite una ganascia a vite; a sua volta il cerchio diviso (più esterno) poteva essere fissato alla colonna verticale per mezzo di una seconda ganascia attaccata alla colonna, in basso (ora mancano entrambe le ganasce). Era questa la caratteristica strutturale che permetteva di eseguire la ripetizione degli angoli. La divisione del cerchio era probabilmente incisa su una lastrina d¿argento, così come le divisioni dei quattro nonii del cerchio alidada: ora, però, tutte le divisioni mancano. Probabilmente i nonii permettevano di leggere i 4 secondi d¿arco. Sul cerchio diviso sono incise le scritte "I.R. Polyt. Institut in Wien" e "Andreus Jaworski". Gli assi dei due cerchi, uno interno all¿altro, sono orizzontali e perpendicolari alla colonna verticale di sostegno. Sia il cerchio diviso che quello alidada erano sostenuti da contrappesi per evitare che il loro peso esercitasse sforzi eccessivi sugli assi causando deviazioni dal piano verticale. La posizione dello strumento veniva verificata con due livelle a bolla, una posta alla sommità della colonna verticale e l¿altra fissata alla parte posteriore del cerchio diviso. Dalle misure pubblicate si ricava la precisione dello strumento, espressa dalla deviazione standard: in un gruppo di misure è di 1".94 mentre in un altro è di 2".60, con una media di 2".20. Il telescopio è privo delle ottiche. Sul barilotto dell¿obbiettivo è incisa la scritta "Utzschneider und Fraunhofer in München". Probabilmente il telescopio aveva un contrappeso per prevenirne le flessioni. L¿illuminazione dei fili del reticolo posti nel fuoco dell¿oculare avveniva tramite uno specchietto forato che si trovava al centro del telescopio e rifletteva la luce inviata da una lampada esterna attraverso un foro. L¿intensità dell¿illuminazione era regolabile grazie a un filtro colorato, montato in modo da scorrere davanti al foro d¿entrata della luce. In qualche occasione Francesco Carlini usò per l¿illuminazione uno specchietto da lui posto davanti all¿obbiettivo.
Autore: Jaworski, Andreus (costruttore) (1822); Littrow, J. J. von (verificatore) (1781-1840)
Datazione: 1822
Materia e tecnica: acciaio
Categoria: astronomia
Misure: Ø 53 cm
Collezione: Collezione storico-scientifica del Museo Astronomico - Orto Botanico di Brera
Collocazione
Milano (MI), Museo Astronomico - Orto Botanico di Brera
Riferimenti bibliografici
Carlini,F. "Notizia della prima fondazione della Specola e dè suoi successivi incrementi", 1841
Carlini,F. "Effemeridi astronomiche di Milano per l¿anno 1821", 1820, pp. 79-108
Carlini,F. "Effemeridi astronomiche di Milano per l¿anno 1831", 1830, pp. 30-34
Cappelli,G. "Effemeridi astronomiche di Milano per l¿anno 1835", 1834, pp. 144-145
Miotto,E. "Atti della Sez. di Storia della Fisica del LXXIII Congresso della SIF", Napoli 1987, pp. 279-294
Credits
Compilazione: D'Aguanno, Antonello (2008)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/s6020-00007/
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