Senza titolo
Brindisi, Remo
Descrizione
Identificazione: testa d'uomo e capretto
Autore: Brindisi, Remo (1918-1996), inventore / disegnatore
Cronologia: seconda metà sec. XX
Oggetto: stampa a colori
Soggetto: genere
Materia e tecnica: carta / litografia a colori
Misure: 500 mm x 700 mm (parte figurata)
Notizie storico-critiche: La litografia presenta una figura umana ed un capretto: l'uomo è ritratto a mezzo busto e di profilo mentre guarda alla destra dell'osservatore. La figura del capretto è anch'essa vista di profilo e il pittore ne delinea solo i tratti della testa. Entrambe le forme sono rese con un colore rosso acceso.
Remo Brindisi negli anni '40 e '50 partecipa praticamente a tutte le Biennali di Venezia ed alle Quadriennali di Roma, distinguendosi per il grande impegno politico e civile, utilizzando caratteri espressionisti nell'ambito della Nuova Figurazione con chiare tendenze Informali. Trasferitosi a Milano dal 1947, Brindisi entra nella polemica tra Realisti ed Astrattisti, in corso in quegli anni, e si schiera aderendo al Gruppo "Linea" con Dova, Kodra, Meloni, Paganin, Porzio, Quasimodo, Joppolo e Tullier. Il suo stile si apre a nuovi elementi e le sue figure assumono il tipico appiattimento Cubista. Nel 1950, il Gruppo Linea si scioglie ed il pittore si accosta al movimento del Realismo, ma nel 1955, dopo una interessante mostra antologica che il comune di Milano allestisce per lui al Padiglione d'Arte Contemporanea e la prima personale a Zurigo, si consuma la sua rottura nei confronti del movimento del Realismo, che coinvolge, oltre l'ambiente artistico, anche la stampa politica. Remo Brindisi dipinge grandi opere con temi ciclici, molti suoi quadri affrontano temi sociali, facendosi testimone di una "sofferenza collettiva" la cui rappresentazione dà alle opere un carattere epico. Fra il 1956-57 crea le quattordici tele di "Via Crucis", momento di religiosa interiorità nel clima di tensione degli anni del dopoguerra. Di grande vigore appare il ciclo "Storia del Fascismo" che lo ha impegnato fra il 1957 e il 1962. In questo lavoro abbandona l'impianto architettonico dell'immagine, adotta l'espressività intensa dai toni ombrosi di una pittura informale. A quindici anni dalla fine di un'era, dopo una serie di disegni, tempere ed incisioni, Remo Brindisi realizza due serie di grandi quadri sui personaggi, temi ed avvenimenti storici e politici, del ventennio fascista: le opere parlano di atmosfere interiori, di ricordi traumatici, che riemergono dopo anni sotto forma di incubi. Illustrando alcuni avvenimenti salienti della vicenda del fascismo, fissando sulla tela immagini viste con gli occhi della mente, Remo Brindisi dà forma alla cattiva coscienza, al marchio della colpa sull'uomo, all'orrore non rielaborato e non superato. Memore delle passioni degli anni di studio a Roma, allestisce grandi pannelli per scenografie teatrali, sino alle pregevoli opere destinate all'Arena di Verona, anche se i temi sempre presenti e noti, sono le figure, i volti ed i paesaggi di "Venezie", "Oppositori" e "Pastorelli". Nominato presidente della Triennale di Milano, Remo Brindisi è stato per parecchi anni docente e direttore dell'Accademia Di Belle Arti di Macerata, ricevendo la medaglia d'oro della Pubblica Istruzione per meriti culturali. La critica internazionale ha promosso Remo Brindisi all'altezza dei Pittori più conosciuti, facendolo diventare uno degli artisti maggiormente citati e noti della pittura italiana del nostro secolo. Brindisi ha ottenuto numerosi premi ed ha tenuto esposizioni personali a Palazzo Reale a Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, ai Musei d'Arte Moderna di Trieste, a Palermo, a Parigi, Nizza, al Cairo e a San Paolo del Brasile.
Collocazione
Non specificata.
Credits
Compilazione: Borghi, Martina (2015)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/20460-00001/
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