Vita della Vergine
Raimondi, Marcantonio; Dürer, Albrecht
Descrizione
Identificazione: Commiato di Cristo dalla Madonna
Autore: Raimondi, Marcantonio (1482 ca.-1534 ca.), incisore; Dürer, Albrecht (1471-1528), inventore
Cronologia: ca. 1505 - ca. 1506
Oggetto: stampa
Soggetto: sacro
Materia e tecnica: bulino
Misure: 206 mm x 294 mm (impronta)
Notizie storico-critiche: L'incisione riproduce nello stesso verso, ma in tecnica diversa, una tavola della serie di venti xilografie raffiguranti la Vita della Vergine di Dürer, pubblicata a Norimberga nel 1511. La xilografia di Dürer da cui deriverebbe questo bulino viene datata dagli studiosi intorno al 1504 (cfr. Fara 2007, n. 96s; si veda l'esemplare conservato a Pavia, Musei Civici, inv. St. Mal. 196). Raimondi incise a bulino diciassette delle venti xilografie della Vita della Vergine di Dürer: le tavole datate 1510 costituiscono un terminus ante quem per l'esecuzione dei bulini da parte del bolognese, che vide probabilmente le composizioni mentre si trovava ancora a Bologna, ma le copiò verosimilmente una volta arrivato a Venezia, dove dovette trovare un mercato favorevole. Il monogramma del tedesco è presente in tutte le tavole della serie, inducendo quindi a ritenere consapevole l'intento di falsificazione delle copie. D'altra parte, esso potrebbe pure intendersi come riferimento alla paternità dell'invenzione, che viene però volutamente riprodotta in altra tecnica ed esplicitamente variata. L'imitazione non è inoltre perfetta: rispetto alla xilografia del tedesco, il bulino di Marcantonio pare riprodurre fedelmente tutti i tratteggi e le ombreggiature, ma risultano tuttavia modificati i tratti di alcune fisionomie. La fortuna della serie raimondesca (citata anche da Vasari, che fornisce notizie parzialmente errate e contraddittorie) è testimoniata dalle tirature postume, ripetutesi fino alla fine dell'Ottocento quando, in un momento compreso tra il 1881 e il 1927, le lastre entrarono a far parte della Calcografia Nazionale. Il marchese Malaspina nel suo Catalogo del 1824 definisce addirittura "queste copie [di Raimondi] ancor più pregevoli degli originali", e spiega come nella sua collezione "sonosi poste le copie a lato di ciascun originale".
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