Giudizio di Paride
Raimondi, Marcantonio
Descrizione
Autore: Raimondi, Marcantonio (1482 ca.-1534 ca.), incisore / inventore
Cronologia: post 1504 - ante 1505
Oggetto: stampa smarginata
Soggetto: mitologia
Materia e tecnica: bulino
Misure: 211 mm x 288 mm (parte incisa)
Notizie storico-critiche: Come per altre opere di Marcantonio, in questo bulino si possono individuare molteplici elementi derivanti da modelli diversi e variamente combinati tra loro, secondo un processo di assimilazione delle fonti ricorrente in Raimondi: sono stati trovati accostamenti con modelli antichi, trasmessi da disegni di Amico Aspertini, Francesco Francia, o anche con lo stile di Lorenzo Costa e Albrecht Dürer (si veda quanto segnalato da M. Faietti in Faietti/ Oberhuber 1988). Si può effettivamente rilevare qualche analogia nell'impostazione spaziale con le Quattro streghe incise da Dürer nel 1497 (Bartsch VII, p. 89 n. 75), opera in cui recentemente alcuni studiosi avevano letto la rappresentazione del Giudizio di Paride (cfr. sintesi in Aldovini in In the Light of Apollo 2003).
La scritta presente sul frutto, erroneamente ritenuta sigla dell'inventore del soggetto (individuato da Delaborde in Timoteo Viti da Urbino), si ritrova anche in Venere, Amore e Vulcano (Bartsch n. 326) ed è probabilmente legata ad una lettura di tipo allegorico-morale: "TURP" come abbreviazione del latino turpare (o turpe, sostantivo), nel significato di disonorare (cfr. Faietti/ Oberhuber 1988, p. 120), accanto allo specchio come simbolo della prudenza. Paride si troverebbe dunque di fronte ad una scelta morale, proprio come nel disegno del Raibolini già citato, dove però gli attributi delle dee sono più palesemente interpretabili, secondo una lettura neoplatonica, come simboli della vita attiva, contemplativa e voluttuosa. Nel bulino del Raimondi compaiono invece due elementi poco chiari: il bastone simile ad un'alabarda cui si appoggia Paride, forse connesso ad una versione tardo-antica del mito in cui il giovane veniva colto da Mercurio mentre era armato per una battuta di caccia, e le ali poste sulla testa di Venere. Queste si ritrovano in altre due opere con lo stesso soggetto: una placchetta del maestro IO.F.F (Faietti 1988, n. 137) e una xilografia già attribuita a Dürer (Bartsch VII, p. 146 n. 134).
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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