Marte, Venere e Amore
Raimondi, Marcantonio
Descrizione
Identificazione: Marte e Venere con Cupido
Autore: Raimondi, Marcantonio (1482 ca.-1534 ca.), incisore / inventore
Cronologia: post 1508
Oggetto: stampa smarginata
Soggetto: mitologia
Materia e tecnica: bulino
Misure: 212 mm x 299 mm (impronta)
Notizie storico-critiche: Questa incisione di Marcantonio Raimondi si colloca in un momento discriminante tra la produzione giovanile, più improntata al protoclassicismo di ascendenza franciana, e quella maturata a contatto con le influenze düreriane, veneziane e soprattutto michelangiolesche, preludio allo sviluppo in senso classico della sua produzione romana. La paternità dell'invenzione, un tempo attribuita a Mantegna, si deve in ultima analisi far risalire allo stesso Marcantonio, che rielabora, come suo uso, modelli antichi e contemporanei adattandoli alle sue esigenze narrative (per una più compiuta analisi si veda Faietti/ Oberhuber 1988). Sono state individuate tre fonti principali. La prima, che è anche la più complessa e discussa, riguarda la figura di Marte, messa in relazione con disegni di Michelangelo che sarebbero stati influenzati dal celebre Torso Belvedere. Secondo alcuni studiosi, Raimondi avrebbe visto direttamente la scultura classica a Roma e dunque l'esecuzione del bulino si collocherebbe in quella città (anticipandovi di conseguenza la data di arrivo dell'artista), mentre secondo altri la desunzione sarebbe stata mediata da opere di Michelangelo come il cartone per la Battaglia di Cascina, che il bolognese avrebbe visto a Firenze. Non potendo individuare puntuali riprese da figure della composizione michelangiolesca, si concorda con M. Faietti nell'ipotizzare un'esecuzione bolognese del bulino, anche sulla scorta delle influenze veneziane derivanti dal soggiorno appena concluso nella città lagunare, negli anni 1506-1508, immediatamente precedente alla sua partenza per Roma. La Venere mostra infatti una palese derivazione giorgionesca, simile ad esempio alle figure femminili del cosiddetto Sogno di Raffaello (B. XIV, 274, 359), anche se non è possibile identificare un modello preciso. La terza fonte riguarda il paesaggio ed è costituita dalla lezione düreriana: oltre alla tipologia nordica delle costruzioni sulla destra, gli alberi al centro si ritrovano simili nel bulino dell'artista tedesco raffigurante Ercole al bivio (Bartsch VII, p. 86 n. 73), con la stessa funzione spaziale (Shoemaker 1981).
Per una completa descrizione degli stati si rimanda a Shoemaker (1981, pp. 78-79) e alle precisazioni di M. Faietti (1988, p. 161). Ci si limita in questa sede a sottolineare che l'importanza di questa incisione fin dal suo apparire è testimoniata dall'esistenza, ancor oggi, di un esemplare di primo stato stampato in inchiostro blu (a Berlino) e di quattro impressioni su pergamena, supporto non comune che, unitamente al tentativo di ricreare il primo stato (notato da Zerner nel 1961) in due di questi esemplari, costituisce una testimonianza del diffondersi di un precoce collezionismo di stampe.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/F0130-00349/
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