Allegoria della musica
Raimondi, Marcantonio; Anonimo
Descrizione
Identificazione: Suonatore di violino e tre donne
Autore: Raimondi, Marcantonio (1482 ca.-1534 ca.), incisore; Anonimo (sec. XVI), inventore
Ambito culturale: ambito bolognese
Cronologia: ca. 1502 - ca. 1504
Oggetto: stampa smarginata
Soggetto: allegorie, simboli e concetti
Materia e tecnica: bulino
Misure: 201 mm x 283 mm (parte incisa)
Notizie storico-critiche: Come per altre opere di Marcantonio, l'identificazione dell'inventore di questa composizione o dei modelli da cui l'autore trasse ispirazione per inciderla rimangono controversi. Di volta in volta furono avanzati o confutati i nomi di Andrea Mantegna, Jacopo Francia o Francesco Francia (per il dibattito critico si veda Faietti/ Oberhuber 1988), riferimenti che peraltro risultano tutti coerenti con le formulazioni protoclassiche della prima fase della produzione raimondesca. In particolare viene ricordato il disegno del Raibolini conservato all'Albertina di Vienna, raffigurante Il giudizio di Paride (Faietti 1988, n. 67), datato generalmente intorno al 1505 e dunque forse posteriormente all'incisione, che si preferisce anticipare a causa della tecnica bulinistica ancora piuttosto rigida. Due disegni di Marcantonio conservati al Museo Bonnat di Bayonne vengono segnalati da K. Oberhuber (1988, pp. 66-67) e avvicinati alle singole figure di Apollo e della donna nuda a destra, contribuendo ad avvalorare l'ipotesi di una personale invenzione dell'incisore.
La rappresentazione di Apollo con le tre Grazie viene interpretata come un'allegoria della musica con connotazioni di tipo morale (Faietti 1988, p. 98).
La figura femminile al centro verso destra è invece probabilmente simbolo della Nuda Veritas, di cui porta gli attributi: uno specchio e l'indice sollevato, quest'ultimo come nella Calunnia di Apelle di S. Botticelli (Firenze, Uffizi; si noti che anche le gambe sono nella medesima posizione, anche se in controparte). Il curioso gesto, che si ritrova anche in alcune figure di Leonardo e di Nicoletto da Modena (cfr. B. XIII, 272, 30 e B. XIII, 277, 38), è stato da alcuni studiosi messo in relazione con la colossale mano di marmo conservata in Campidoglio e appartenente ad una statua di Costantino (Faietti 1988, p. 98, nota 5).
La posa delle gambe della stessa Grazia viene inoltre accostata a quella della Venere Cnidia conservata a Monaco, ritenuta una copia romana di un originale di Prassitele detta Venus pudica (Bober-Rubinstein, n. 14).
Tiratura tarda.
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