Iconografia Sabauda ovvero Raccolta di Ritratti. Principi dell'Augusta Famiglia dei reali di Sardegna con tavole sinottiche di storia e cronologia. Opera dell'Avvocato Modesto Paroletti

Gonin, Guido; Festa, Demetrio

Iconografia Sabauda ovvero Raccolta di Ritratti. Principi dell'Augusta Famiglia dei reali di Sardegna con tavole sinottiche di storia e cronologia. Opera dell'Avvocato Modesto Paroletti

Descrizione

Titolo proprio: Francesco Giacinto

Autore: Gonin, Guido (notizie sec. XIX), disegnatore; Festa, Demetrio (Attivo prima metà XIX secolo a Torino), litografo

Cronologia: 1831

Oggetto: stampa

Soggetto: ritratto

Materia e tecnica: litografia

Misure: 150 mm x 235 mm (parte figurata); 168 mm x 266 mm (impronta)

Notizie storico-critiche: rancesco Giacinto di Savoia (Torino, 14 settembre 1632 â€" Torino, 4 ottobre 1638) fu marchese di Saluzzo, duca di Savoia, principe di Piemonte e conte d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1637 al 1638. Fu anche re titolare di Cipro e Gerusalemme. Francesco Giacinto di Savoia, secondo figlio di Vittorio Amedeo I di Savoia, non ebbe mai veramente l'opportunità di regnare: la madre, Maria Cristina di Borbone-Francia, manteneva infatti la reggenza sul Piemonte data la giovane età del duca (quando il padre si spense, Francesco Giacinto aveva solo cinque anni).
Gli stati sabaudi erano allora campo di battaglia tra la Francia e la Spagna: imperversava la guerra dei trent'anni. Maria Cristina si appoggiò alla corona francese, anche sotto pressione del cardinale Richelieu esercitate tramite il suo ministro Michel Particelli d'Héméry. Le truppe francesi, comunque, si rivelarono presto insufficienti per salvare la città di Vercelli, assediata dalle truppe spagnole di stanza nel milanese, che fu costretta a capitolare.
Francesco Giacinto, nominato principe di Piemonte, in quegli anni travagliati risiedeva al castello del Valentino. Di salute cagionevole, poté mantenere questo titolo appena undici mesi. Il 14 settembre 1638 il duca bambino si metteva a letto colto da un improvviso attacco di febbre. Il 4 ottobre l'ultimo consulto dei medici: Cristina ordinò di convocare il consiglio dei grandi della corona, ma quando questi giunsero al castello del Valentino, Francesco Giacinto era già morto. La necroscopia constatò che:
« tutte le parti del corpo del principe erano guaste, al di fuori del cervello »
Francesco Giacinto si era spento alle tre di notte. Il giorno seguente, su una lettiga bianca, il corpo dell'erede di Savoia venne trasportato nel Duomo di Torino per i funerali. I suoi ultimi atti sono stati annotati da Luigi Cibrario:
« Preso dal male, disse a Carlo Emanuele, suo minor fratello: Pigliati pur la corona, ché io ho finito di regnare.
Moribondo, si fece dare il crocifisso: dopo d'averlo baciato finì la vita con queste parole: «Or sono contento di morire». Durante la malattia fu cresimato dal nunzio Gaffarelli, e gli fu recata a baciare l'insigne reliquia della SS. Sindone dall'abate Scoto, primo elemosiniere, accompagnato dal nunzio e dall'arcivescovo. »
(Storia di Torino, 1846)

La tomba di Francesco Giacinto alla Sacra di San Michele
Dal 1836 la salma è tumulata alla Sacra di San Michele, dove oggi riposa in un sarcofago in pietra al centro del Coro vecchio della Chiesa.

Collocazione

Milano (MI), Palazzo Moriggia | Museo del Risorgimento

Credits

Compilazione: Foglia, Patrizia (2017)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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