Abito in velluto
Lucy
Descrizione
Titolo parallelo: Costume de velours
Identificazione: Figura femminile
Autore: Lucy, disegnatore
Ambito culturale: ambito francese
Cronologia: ca. 1909
Oggetto: stampa a colori
Materia e tecnica: acquaforte
Misure: 150 mm x 314 mm (Parte figurata)
Notizie storico-critiche: Descrizione dell'abito: abito composto di tre pezzi: giacca, gonna, camicia. Il completo di velluto marrone evidenzia una redingote a vita scivolata, sette ottavi, con maniche lunghe e collo a scialle di pelliccia cincillà; gonna lunga e leggermente drappeggiata; camicia alta con collo alto. Applicazioni di passamaneria ricorrono all'altezza della vita e in fondo al soprabito, nonché sui medaglioni che ne chiudono i polsini.
Confronti: il modello è colto di lato a sinistra. Figura a tratto delineato e sfumato. Il disegno: il disegno è a tratto accademico, benché stilizzato nella delineazione della figura, lo sfondo è acquerellato. Si tratta di uno stile pertinente alle illustrazioni di moda di primo Novecento: la silhouette s'assottiglia, decorazioni e accessori si semplificano, la linea di contorno del figurino appare maggiormente articolata tra un segno sottile e un altro più spesso. Il pezzo può essere confrontato con la figura 9-FR-AM.
I colori mantengono le tonalità del pastello con chiaroscuro. Il modello è colto di profilo. La postura è verticale e il giro vita si alza, per evidenziare l'abbandono del busto ottocentesco e lo slancio della mannequin in verticale. La donna è più libera nei movimenti rispetto al passato benché rimanga lo stesso emblema ideale dell'eleganza e della femminilità: la pelliccia non perde la sua importanza, ma, anzi, diventa simbolo di seduzione e, soprattutto, di ricchezza, se si pensa che all'epoca non esistevano ancora gli allevamenti da pelliccia e che, quindi, i prezzi per un capo del genere erano altissimi; ad esempio un cappotto di cincillà di Bolivia, composto di duecentosettanta pelli, allora, costava 30.000 franchi, approssimativamente il valore di una casa [Anna Mucinicchi, Signore in Pelliccia in Novecento, Storie di Moda, pp 54].
I tessuti indicati in didascalia sono preziosi: velluto, pelliccia di cincillà, passamanerie.
Lo sfondo su cui emerge il modello mostra alberi spogli, che fanno pensare ad un capo previsto per passeggio nella stagione fredda.
Il manicotto di pelliccia è tenuto dalla donna timidamente dietro, proteggendo le mani dal freddo e indicando la cura di se. Il cappello, confezionato con la stessa pelliccia, è ridimensionato rispetto alla proposta precedente (9-FR-AM): si avvicina nella forma al turbante orientale, lanciato da Poiret quasi nel medesimo giro di anni; l'applicazione di piume rende il copricapo maestoso. Infatti la moda di primo Novecento a Parigi, propone il cappello sfarzoso per equilibrare la semplicità dell'abito, cui esso è abbinato.
La didascalia rileva la titolazione del capo: "Dalia", la fioritura più bella del fiore dalia è al principio dell'autunno, quindi la donna, che indossa il modello suggerito, ha la possibilità di rinascere non solo, per consuetudine, a primavera, ma anche in stagione ibrida qual è l'autunno.
Collocazione
Mazzano (BS), Fondazione Giacomini Meo Fiorot - Musei Mazzucchelli. Musei Mazzucchelli
Credits
Compilazione: Braga, Marina (2007)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/MZ010-00010/
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