Vedo, 1969 (la decifrazione del mio campo visivo)
Paolini, Giulio
Descrizione
Identificazione: Mano che scrive
Autore: Paolini, Giulio (1940), inventore
Cronologia: post 1969
Oggetto: stampa
Soggetto: essere umano e uomo in generale
Materia e tecnica: fotolitografia
Misure: 190 mm x 191 mm (parte figurata)
Notizie storico-critiche: Pinacoteca di Arte Moderna e Contemporanea Tra il 1969 ed il 1982, numerosi artisti internazionali furono incaricati di creare un'opera per la copertina di Bolaffiarte, rivista bimestrale sul mondo dell'arte. Di ciascuna grafica l'editore realizzò una tiratura di 5000 esemplari, firmati, numerati e punzonati a garanzia. Le tecniche adoperate per la riproduzione furono: la fotolitografia, la serigrafia, il collage ed il rilievo.
L'esemplare in esame è firmato e numerato 5338/ 10000.
Notizie sull'artista: Giulio Paolini. L'artista italiano nasce a Genova nel 1940. Vive e lavora a Torino.
L'opera di Paolini inizia con l'analisi dei mezzi tecnici e dei significati dell'arte. Dal 1960 lavora come designer. Il primo lavoro "Geometric Design" risale al 1960. Al 1965 risale l'interesse per la storia dell'arte e per la possibilità di questa di comunicare dei messaggi. L'artista inizia ad esporre dagli anni Sessanta e vince il Premio Lissone nel 1961. Paolini è riconosciuto come uno dei massimi rappresentanti dell'Arte Povera. Oggetto dell'interesse dell'artista non è solo il linguaggio pittorico ma la "rappresentazione" come categoria propria dell'espressività che trova nell'ambito artistico il suo luogo privilegiato. L'arte dunque viene indagata in tutte le sue forme, partendo dalla storia dell'arte stessa, in particolare dell'arte classica di tutte le epoche. Anche lo spazio diviene uno degli aspetti dell'arte, in particolare lo spazio espositivo in rapporto alle opere. La prima personale è del 1964 alla Galleria La Salita di Roma. Nel 1967 espone alla prima mostra di "Arte Povera" alla Galleria Bertesca di Genova e partecipa più volte a Documenta di Kassel dal 1972 come pure alle Biennali veneziane dal 1970 al 1997. L'interesse dell'artista è incentrato sull'analisi di concetti come spazio, tempo, prospettiva, percezione, condizionamento dell'artista e del pubblico fruitore. "Lo Spazio" si chiama la sua installazione del 1967 presso la Galleria La Bertesca di Genova, installazione con la quale si inaugura la partecipazione dell'artista al movimento poverista. Lo spazio è ancora oggetto di riflessione nelle opere del 1969 come "Vedo (la decifrazione del mio campo visivo)". Anche la figura dell'artista viene considerata in sé e come oggetto di riflessione artistica, elemento del sistema dell'arte: in "Delfo", del 1965, autoritratto fotografico a dimensione naturale, il viso dell'artista appare seminascosto dal telaio e in "Giovane che guarda Lorenzo Lotto", del 1967, Paolini si interroga sul senso dell'artista, dell'opera e del contesto. Via via la citazione dei grandi maestri dell'arte o delle grandi opere si fa più sentita. Il ricorso ai calchi di statue classiche diventa una cifra stilistica di Paolini; la classicità è quindi considerata esperibile dall'uomo contemporaneo unicamente nei frammenti o nei rifacimenti a noi pervenuti. Lo spazio espositivo non è mai un fattore neutro per Paolini, ma l'occasione per porre l'opera in modi sempre diversi. L'opera stessa diventa un'installazione polimorfa e teatrale. Dalla metà degli anni '70 Paolini si dedica al tema del doppio nei calchi classici raffrontati di "Mimesi", attraverso i quali l'artista affronta l'auto-referenzialità dell'opera d'arte. Negli anni Settanta l'artista esplora l'arte e la mitologia classica, creando delle sculture in gesso o scattando fotografie, lavori incentrati sul senso e sul significato dell'arte, nei continui rimandi tra copia ed originale.
Dal 1970 Paolini si è dedicato anche alla fotografia.
Dal 1972/3 agli anni '90 lavora a cicli tematici, tra i quali citiamo "Idem", "Del Bello Intellegibile", "Trionfo della rappresentazione", "Esposizione universale". Dagli inizi degli anni Ottanta le sue installazioni concettuali sono divenute più tattili e materiche, componendosi di elementi multistrato uniti ad elementi architettonici, fonti luminose artificiali e video. Suoi saggi critici e filosofici vengono pubblicati a partire dal 1975. Si ricordino tra q
Collocazione
Mazzano (BS), Fondazione Giacomini Meo Fiorot - Musei Mazzucchelli. Musei Mazzucchelli
Credits
Compilazione: Braga, Marina (2007)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/MZ020-00291/
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