Pantheon dei Martiri della Libertà
Carelli, Giacomo
Descrizione
Titolo proprio: Pietro Colletta
Identificazione: Ritratto di Pietro Colletta
Autore: Carelli, Giacomo (1812-1887), incisore
Cronologia: 1851
Oggetto: stampa
Soggetto: ritratto
Materia e tecnica: bulino
Misure: 145 mm x 195 mm (parte figurata)
Notizie storico-critiche: La stampa a bulino su lastra d'acciaio, tratta da un un volumetto composto dalle incisioni estratte dai due volumi del "Pantheon dei martiri della libertà italiana" usciti nel 1851 con grande successo di pubblico e stampa, raffigura Pietro Colletta abbigliato con giacca, gilet e camicia diplomatica con cravattona annodata. Il viso serio è quello di un personaggio maturo con una lieve stempiatura e capelli ricci portati pettinati all'indietro. Nella stampa è indicato il nome dell'incisore (Carelli).
Pietro Colletta (Napoli, 1775 - Firenze, 1831) fu avviato alla carriera militare sotto il regno dei Borboni nel 1796. Prese parte alla campagna contro i francesi nel 1798. Nel 1799 aderì alla Repubblica Partenopea per la quale fu giudice di un tribunale speciale contro i legittimisti borbonici. Al ritorno di Ferdinando IV di Borbone fu imprigionato e sfuggì alla pena di morte solo grazie alla corruzione di alcuni giudici. In seguito lasciò l'esercito e diventò ingegnere civile. Quando i Borbone furono cacciati per la seconda volta nel 1806 e Giuseppe Bonaparte fu incoronato re di Napoli da Napoleone, gli fu restituito il suo grado e prese parte alla spedizione contro gli insorti in Calabria. Nel 1812 fu promosso al grado di generale e divenne direttore del dipartimento di strade e ponti. Sotto il regno di Gioacchino Murat fu suo aiutante di campo e consigliere di stato e sconfisse gli austriaci nella battaglia del Panaro nel 1815. Il 20 maggio 1dello stesso anno firmò insieme al generale Michele Carrascosa, presso Capua, il Trattato di Casalanza, che restituì il Regno di Napoli al Borbone dopo il decennio napoleonico. Le sue qualità eccezionali gli permisero di mantenere il grado anche dopo la restaurazione di re Ferdinando e gli fu dato il comando della divisione Salerno. Durante i moti carbonari del 1820 il re lo chiamò a far parte del suo consiglio e quando fu sancita la costituzione, fu inviato a sottomettere i separatisti in Sicilia, compito che assolse con grande fermezza. Combatté dalla parte dei costituzionalisti contro gli austriaci a Rieti (7 marzo 1821) e, quando venne ristabilita l'autocrazia, fu arrestato ed imprigionato per tre mesi per ordine di Antonio Capece Minutolo, principe di Canosa, il capo della polizia. Grazie all'intervento degli austriaci non fu giustiziato ma venne mandato in esilio a Brno in Moravia. Nel 1823 gli fu permesso di rientrare nelle Due Sicilie, ma si autoesiliò a Firenze dove conobbe Tommaseo, Capponi, Leopardi, Giordani. Qui collaborò all'Antologia e si dedicò con maggiore impegno agli studi storici e letterari, dando vita alla Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825.
Collocazione
Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini. Museo dell'Ottocento
Credits
Compilazione: Fracassetti, Lisa (2012); Malenza, Sarah (2012)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/S0230-00008/
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