Pantheon dei Martiri della Libertà

Lauro, Agostino

Pantheon dei Martiri della Libertà

Descrizione

Titolo proprio: Vincenzo Gioberti

Identificazione: Ritratto di Vincenzo Gioberti

Autore: Lauro, Agostino (1806-1876), incisore

Cronologia: 1851

Oggetto: stampa

Soggetto: ritratto

Materia e tecnica: bulino

Misure: 125 mm x 160 mm (parte figurata)

Notizie storico-critiche: La stampa a bulino su lastra d'acciaio, tratta da un un volumetto composto dalle incisioni estratte dai due volumi del "Pantheon dei martiri della libertà italiana" usciti nel 1851 con grande successo di pubblico e stampa, raffigura Vincenzo Gioberti (Torino, 1801 - Parigi, 1852). Nella stampa è indicato il nome dell'incisore (Lauro).
Gioberti fu educato dai padri dell'Oratorio di San Filippo Neri alla prospettiva del sacerdozio e ordinato nel 1825. All'inizio condusse una vita ritirata, ma gradualmente acquisì sempre più interesse negli affari del suo paese e nelle nuove idee politiche. Parzialmente influenzato da Mazzini, lo scopo principale della sua vita divenne l'unificazione dell'Italia sotto un unico regime: la sua emancipazione, non solo dai signori stranieri, ma anche da concetti reputati alieni al suo genio e sprezzanti del primato morale e civile degli italiani. Questo primato era associato nella sua mente alla supremazia papale, anche se inteso in un modo più letterario che politico. Fu perciò notato dal re Carlo Alberto di Savoia, che lo nominò suo cappellano. La sua popolarità e l'influenza in campo privato, tuttavia, furono ragioni sufficienti per costringerlo all'esilio. Si ritirò dal suo incarico nel 1833, ma fu improvvisamente arrestato con l'accusa di complotto e, dopo quattro mesi di carcere, fu bandito dal Regno sabaudo senza processo. Gioberti andò prima a Parigi e, un anno dopo, a Bruxelles dove restò fino al 1845. Essendo stata dichiarata un'amnistia da Carlo Alberto nel 1846, Gioberti divenne libero di tornare in patria, ma si rifiutò di farlo fino alla fine del 1847. Al suo ritorno a Torino, il 29 aprile 1848, fu ricevuto con il più grande entusiasmo. Rifiutò la dignità di senatore che Carlo Alberto gli offrì, preferendo rappresentare la sua città natale nella Camera dei deputati, della quale fu presto eletto presidente. Nell'ottobre di quell'anno, a Torino, diresse i lavori del Congresso della Società nazionale per la confederazione italiana, che lui stesso aveva creato. Il 16 dicembre 1848, alla vaduta del governo, il re nominò Gioberti nuovo presidente del Consiglio. Il suo governo terminò il 21 febbraio 1849. Con la salita al trono di Vittorio Emanuele II, nel marzo del 1849 la sua vita politica giunse alla fine. Per un breve periodo, infatti, ebbe un posto nel consiglio dei ministri. In seguito fu allontanato da Torino con la scusa di una missione diplomatica a Parigi da cui non fece più ritorno.

Collocazione

Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini. Museo dell'Ottocento

Credits

Compilazione: Fracassetti, Lisa (2012); Malenza, Sarah (2012)

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