Battaglia di Solferino - Attacco a San Martino dai piemontesi
Perrin, Ferdinando; Bossoli, Carlo
Descrizione
Identificazione: Battaglia di Solferino e San Martino
Autore: Perrin, Ferdinando (notizie intorno al 1860), litografo; Bossoli, Carlo (1815-1884), disegnatore
Cronologia: 1860
Oggetto: stampa
Soggetto: storia
Materia e tecnica: Cromolitografia
Misure: 283 mm x 237.5 mm
Notizie storico-critiche: Nel 1859 dopo la sconfitta a Magenta, l'esercito austriaco si ritirava verso est. Lo stesso Francesco Giuseppe venne personalmente in Italia per prendere il comando delle truppe, rimuovendo dall'incarico il generale Gyulai, considerato colpevole della sconfitta.
L'esercito franco-sardo, comandato da Napoleone III e Vittorio Emanuele II, si mise all'inseguimento; i due eserciti si scontrarono quasi casualmente a Solferino (a metà strada fra Mantova e Brescia): entrambe le parti non si aspettavano assolutamente di avere di fronte il grosso dell'esercito nemico. La battaglia di Solferino e di S.Martino (24 giugno 1859) fu una delle più singolari che ci abbia lasciato la storia; i due eserciti marciarono per ore l' uno contro l' altro senza avere reciprocamente, informazioni precise. Quando, la mattina del 24, Napoleone III impartì alle sue truppe l' ordine di marcia, riteneva di aver indicato la linea di una marcia strategica di avvicinamento al nemico, non riuscendo a supporre che gli austriaci accettassero battaglia con il Mincio alle spalle. A sua volta l'imperatore d' Austria aveva dato ordine di passare il Mincio onde arrivare alla piana di Montichiari ove gli sarebbe stato piu facile utilizzare la sua cavalleria. Perciò i due eserciti si scontrarono al di là della volontà dei comandi, in una micidiale battaglia sulle colline di S.Martino, Solferino e Cavriana.
Napoleone III dal campanile della chiesa di Castilione delle Stiviere concepisce il piano di battaglia: ordina di saldare le unità in modo più organico e di premere contro il centro austriaco allo scopo di rompererlo. Furono gli accaniti attacchi alle alture di Solferino che portarono alla vittoria verso le due pomeridiane. Benchè le sorti della battaglia fossero già decise, queste furono rese definitive con la vittoria riportata a Cavriana.
Se Solferino fu una vittotria francese, quella di San Martino fu una vittoria italiana. Le truppe in ricognizione, comandate dal Tenente colonnello Raffaele Cadorna, si scontrarono con le avanguardie nemiche alle base delle alture di San Martino nella stessa mattina del 24. Le forze austriache lanciate in sempre nuovi contingenti nella lotta, riescono a far retrocedere i piemontesi. Dopo alterne vicende il re, vista la precaria situazione dispone che la Brigata Aosta, precedentemente inviata verso Solferino, cambi direzione nei ritorni a S. Martino; finalmete, alle 5 del pomeriggio, inizia la marcia in avanti, malgrado il vivissimi fuoco di artiglieria degli austriaci. L' avanzata di tutte le truppe, compresi i distaccamenti sparsi, si conclude con la conquista delle principali posizioni strategiche contenstate: Cascina Controcascina e Colombare. Il combattimento era durato 14 ore: sette volte le colline di S.Martino erano state prese e perse. La giornata non era ancora conclusa: il generale austriaco Benedek riceve l' ordine di ritirarsi, ma per ragioni non preciste non abbandona S. Martino. Alle 6 del pomeriggio, mentre infuriava un violento temporale, inizia l' assalto piemontese all'ultima posizione austriaca; la vittoria sarà raggiunta solo alle nove di sera. La lotta fu talmente violenta e cruenta che l'esercito vincitore non ebbe la forza di inseguire quello austriaco in fuga. Gli austriaci persero 14000 uomini e 8000 vennero presi prigionieri, i franco-sardi 15000 e 2000 prigionieri; questa carneficina sembra aver indotto Napoleone III a firmare l'armistizio a Villafranca, con questo atto concludendo di fatto la seconda guerra d'indipendenza. L'Austria fu costretta a cedere la Lombardia a Napoleone III, che come da accordi, la girò al regno di Sardegna. Assolutamente contrario all'armistizio era Cavour, che dopo un'accesissima discussione con il Re, si dimise dalla carica di primo ministro. Lo svizzero Henry Dunant giunse il giorno successivo ed il ricordo della terribile carneficina e l'esperienza dell'impotenza di fronte alla disorganizzazione con cui furono portati i soccorsi rimase fortemente impressa nella sua ment
Collocazione
Mantova (MN), Museo della Città
Credits
Compilazione: Roncaia, Mariangela (1997)
Aggiornamento: Pisani, Chiara (2006)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/XA120-00159/
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