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Cartula venditionis
1142 febbraio, Almenno.
Giovanni, Imboldo e Pietro germani, figli del fu Gussone, di Almenno, di legge longobarda, dichiarano di aver ricevuto da parte del monastero del S. Sepolcro di Astino venti soldi di denari d'argento quale prezzo della vendita di un appezzamento di terra prativa, con una tettoia e alcuni alberi, sito in Almenno, ove dicesi in Grummanzonis. Si stabilisce, inoltre, che il fitto di questo appezzamento sia consegnato il giovedì santo all'ospedale <del predetto monastero> per la lavanda dei piedi dei poveri, come richiesto dall'abate Manfredo e dall'anzidetto Giovanni, fondatore dell'ospedale, il quale aveva anche messo a disposizione il denaro necessario all'acquisto della terra.
Originale, BCBg, Collezione di pergamene, perg. 2438 [A]. Regesto Guiducci, p. 257.
Nel verso, di mano del sec. XIII: Car(ta) co(m)pre in Gru(m)ma(n)zono pro sol(idis) .XX.; di mano del sec. XV-XVI: In Lemene; segnature di epoca moderna, tra cui segnatura Guiducci: C 129.
Cf. MENANT, Nouveaux monastères, pp. 284-85.
La pergamena, ricavata da una parte marginale della pelle dell'animale, appare in buono stato di conservazione.
La clausola inserita prima della completio finale, seppure breve, si rivela assai importante in quanto fornisce la prima attestazione della presenza presso il monastero di Astino di un ospedale, fondato e diretto da alcuni laici in accordo con l'abate, e permette di inquadrarne la natura delle funzioni esercitate: si tratta di un hospitale pauperum destinato al ricovero e all'assistenza degli indigenti, che coniugava con la sensibilità vallombrosana, da sempre attenta al problema della povertà, le preoccupazioni caritative di alcuni laici bergamaschi (cf. MENANT, Nouveaux monastères, pp. 284-86). La lavanda dei piedi, nominata nella stessa clausola, è inoltre un vero e proprio rito frequentemente praticato nei monasteri medievali, in quanto risulta essere un mandatum della regola di san Benedetto (cf. PICASSO, I monasteri e la traduzione della carità, pp. 68-9).
Il fondatore (o cofondatore con l'abate Manfredo) dell'ospedale di Astino, qui nominato soltanto come Iohannes, andrebbe probabilmente indentificato - secondo Menant - con quel Iohannesbonus de Ospitale e Iohannesbonus de Solte che figura ancora alla testa dell'istituzione in un paio di docc. redatti nei primi mesi del 1156 (cf. BCBg, Collezione di pergamene, pergg. 2152, 2433).
(SN) In Christi nomine. Anno ab incarnat(ione) dom(n)i nostri Iesu Christi mill(esim)o centesimo quadragesimo secondo (a), mense februarii, indit(ione)| quinta.
Constat nos Ioh(ann)es et Imboldus et Petrus, germani, filii co(n)da(m)Gussonis, de Lom(en)ne, qui professi sumus lege vivere | Longobardorum (b), manifesti sumus quod accepimus a parte (c) monasterii Sancti (d) Sepulchri de Astino argenti denarios bonos | sol(idos) viginti, finito precio, sic(ut) inter nos convenimus, pro petia (e) una de terra prativa iuris nostri, cum tegete et arboribus, quam hab(er)e | visi sumus a Lom(en)ne, locus ubi di(citu)r in Gru(m)manzonis; coheret ei: a mane aqua (f) Petula, meridie vallis, a ser(a) co(m)mune et Ambrosi|us, totum quod nobis pertinet in supradictis coherentiis (g), inintegrum. Que aut(em) s(upra)d(ic)ta terra qualit(er) superius l(egitur), cum superiore et inferio|re seu cum fine et accessione sua, inintegrum, a presenti die ad partem predicti (h) monasterii et cui dederint peristat potestatem, iu|re proprietario, habendum et fatiendum exinde, quiquid voluerit, sine omni nostra q(ui) s(upra) et nostrorum he(re)du(m) contradict(ione). Quidem spon|dimus nos q(ui) s(upra) venditores, una cum nostris he(re)dib(us), ad partem ipsius monasterii et cui dederit s(upra)d(ic)ta(m) peciam de ter|ra om(n)i te(m)pore ab om(n)i contradicente omi(n)e defensare; quod si defendere non potuerimus aut si contra hanc cartulam | agere quesierimus, tunc (i) s(upra)d(ic)tam terram ad partem supradicti monasterii in duplum restituamus in eodem vel in consimili | loco. Quia sic inter nos convenimus.
Actum in castro de Lom(en)ne.
Signu(m) (j) + man(us) s(upra)d(ic)torum venditorum | quia hanc cartulam fieri rogaver(unt).
Signa + manuu(m)Ioh(ann)is de Mediovico et Ioh(ann)is Zoto seu Vidonis (k) | et Ioh(ann)is P(re)ade test(ium).
Fictum istius terre det(ur) ospitali die iovis sancti | pro abluitione pedum pauperum, quia sic placuit domino Mainfre|di (l) abatis et Ioh(ann)is, qui incepit ospitale, et de cuius pecunia | s(upra)d(ic)ta terra (m) e(m)pta est.
(SN) Ego Ardericus iuridicus tradidi, p(ost) traditam co(m)ple|vi et dedi.
(a) -o- corr. da u, come pare.
(b) A Logobardor(um).
(c) -te corr. su altre lettere.
(d) A Sca(n)ti, qui e nelle ricorrenze successive.
(e) A p(ro)etia.
(f) -q- corr. su g.
(g) A coherettiis.
(h) -d- corr. su ic erroneamente anticipate.
(i) Su t- macchia di inchiostro non dovuta a correzione.
(j) Sig- è reso con un grafismo, qui e nel caso seguente.
(k) -nis nel sottolineo.
(l) A Main|di.
(m) -a corr. su e.
Edizione a cura di
Gianmarco Cossandi
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi